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Nella busta paga il 49% se ne va in tasse. Dieci punti sopra la media europea

Quasi la metà di quello che guadagniamo con tutta la fatica del caso, se lo mangia il fisco. Per la precisione il 49 per cento dello stipendio dei lavoratori dipendenti italiani. E per le imprese o i liberi professionisti è un autentico disastro: lo Stato si divora il 64,8 per cento del reddito delle aziende. I dati sono quelli della Corte dei Conti nel rapporto sul coordinamento della finanza pubblica. L’evasione delle imposte, nel 2014, ha toccato il 24 per cento, l’Iva non versata è arrivata al 30,2 per cento, contro il 17 per cento della media Ue. Ma in Europa hanno una pressione fiscale che è, sempre in media, di dieci punti più bassa.

Non è certo una novità: il fisco in Italia dissangua chi lavora. Per questo non fa clamore l’allarme lanciato dalla Corte dei Conti. Il governo è impegnato a distribuire più che a creare ricchezza. Il cuneo fiscale è il 49 per cento del reddito, un livello che “eccede di ben 10 punti punto l’onere che di registra mediamente nel resto d’Europa”, si legge nel rapporto. L’imprenditore italiano, invece, è soggetto ad una total tax rate (oneri societari, contributivi, per tasse e imposte indiretta) pari al 64,4 per cento, un valore che “eccede di quasi 25 punti l’onere per l’omologo imprenditore dell’area Ue”. E come se non bastasse, l’Italia è anche il paese in cui si spende di più per adempire gli obblighi fiscali di legge.

Il cuneo fiscale è il 49 per cento del reddito, un livello che “eccede di ben 10 punti punto l’onere che di registra mediamente nel resto d’Europa”.
Il cuneo fiscale è il 49 per cento del reddito, un livello che “eccede di ben 10 punti punto l’onere che di registra mediamente nel resto d’Europa”.

Secondo la Corte dei Conti per pagare le tasse si perdono 269 ore lavorative all’anno, il 55 per cento in più di quanto tempo si impiegherebbe se l’attività fosse in Francia o in Germania. Fare impresa in Italia, quindi, è sempre più difficile, la lentezza burocratica raggiunge il suo apice proprio nel momento in cui occorre versare le imposte. Alzare le tasse, non produce automaticamente maggiore gettito. Più pressione – che in Italia nel 2016 è stata del 42,9 per cento – e, di conseguenza, maggiore evasione fiscale. “La politica fiscale ha impresso forti accelerazioni alla dinamica delle entrate – ha scritto la Corte – ma non è stata efficace nel rafforzare il sistema tributario ponendo i presupposti per una riduzione della pressione fiscale”. Che resta altissima, di gran lunga la più insopportabile di tutta Europa.