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Le offerte di lavoro a pagamento sono legali? Attenzione alle truffe

Aumentano gli annunci che prospettano colloqui in cambio di soldi. Ma la legge lo vieta e spesso si tratta di raggiri

La ricerca di un lavoro nasconde numerose insidie e le sorprese sono all’ordine del giorno. Sono infatti in costante aumento le offerte che richiedono un contributo economico anche per svolgere soltanto un colloquio. Lo scorso agosto Alessandro Proto Consulting, società milanese di consulenza finanziaria e immobiliare, ha lanciato una formula molto particolare: far pagare il colloquio ai vari candidati. Il presidente della società ha definito l’operazione “una scelta strategica per una prima scrematura mirata tra le tante proposte di collaborazione”.

Si tratta di una tendenza sempre più in voga, che riguarda soprattutto chi cerca un impiego su Internet. Molto spesso però gli annunci si presentano in forma anonima, nonostante l’articolo 9 del decreto legislativo 276 del 2003 stabilisca che “sono vietate comunicazioni, a mezzo stampa, Internet, televisione o altri mezzi di informazione, in qualunque forma effettuate, relative ad attività di ricerca e selezione del personale, ricollocamento professionale, intermediazione o somministrazione effettuate in forma anonima”. In altri casi viene richiesto di sostenere spese iniziali per ottenere il lavoro, come acquistare attrezzature o sottoscrivere abbonamenti. Lo stesso dispositivo di legge indica invece che “è fatto divieto ai soggetti autorizzati o accreditati di esigere o comunque percepire, direttamente o indirettamente, compensi dal lavoratore”.

Un paio di settimane fa la Man At Work (Maw) ha diffuso un comunicato in cui ha spiegato: “Un’impresa denominata Men At Work, che però non è un’agenzia per il lavoro, pubblica annunci di lavoro e chiede soldi ai candidati per avere potenziali colloqui di lavoro. Non siamo noi!”. Questo caso è emblematico dei rischi in cui è possibile incorrere in rete, dove è pieno di soggetti fittizi che cercano di sfruttare denominazioni ufficiali e affermate per trarre in inganno persone alla ricerca di un impiego. Ogni agenzia che offre una posizione deve aver infatti ricevuto l’autorizzazione del Ministero del Lavoro per svolgere la sua attività. In caso contrario si tratta di un’attività illegale. E’ sempre il dlgs 276/2003 che evidenzia come “le Agenzie per il Lavoro sono operatori abilitati attraverso autorizzazione rilasciata dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale”.

Per evitare di incappare in truffe mascherate da offerte di lavoro è quindi necessario tener conto di alcuni elementi fondamentali. In primo luogo chi chiede i dati personali di un candidato è obbligato a mostrare una copia dell’informativa sulla privacy, la quale deve riportare tutti i dati del responsabile. Una volta ottenuto un incarico bisogna poi richiedere una copia scritta del contratto, timbrata e firmata dal datore di lavoro. Un altro accorgimento basilare è quello di evitare il cosiddetto “multi level marketing”, cioè il meccanismo che rende il candidato immediatamente partner della società e che gli richiede di procurare nuovi clienti all’attività. Un altro espediente dei truffatori di professione è quello di organizzare messinscene fingendo di offrire lavoro, dando riscontro positivo ai candidati, con l’unico scopo di farli chiamare un numero a tariffazione speciale a pagamento.