Annuncio pubblicitario
Italia markets close in 2 hours 58 minutes
  • FTSE MIB

    34.155,37
    +168,47 (+0,50%)
     
  • Dow Jones

    38.852,27
    +176,59 (+0,46%)
     
  • Nasdaq

    16.349,25
    +192,92 (+1,19%)
     
  • Nikkei 225

    38.835,10
    +599,03 (+1,57%)
     
  • Petrolio

    78,30
    -0,18 (-0,23%)
     
  • Bitcoin EUR

    58.993,70
    -262,90 (-0,44%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.318,61
    -46,52 (-3,41%)
     
  • Oro

    2.321,90
    -9,30 (-0,40%)
     
  • EUR/USD

    1,0777
    +0,0003 (+0,03%)
     
  • S&P 500

    5.180,74
    +52,95 (+1,03%)
     
  • HANG SENG

    18.479,37
    -98,93 (-0,53%)
     
  • Euro Stoxx 50

    4.981,71
    +24,75 (+0,50%)
     
  • EUR/GBP

    0,8585
    +0,0013 (+0,15%)
     
  • EUR/CHF

    0,9769
    +0,0013 (+0,13%)
     
  • EUR/CAD

    1,4738
    +0,0023 (+0,16%)
     

Opzioni di borsa: cosa sono, come si opera

Le opzioni sono contratti di Borsa che offrono al titolare il diritto di acquistare (queste opzioni sono definite “call”) o vendere (“put”) determinate attività finanziarie a un prezzo (identificato con il termine “strike”) e a una data (o entro una data) predefiniti. Proprio la facoltà di acquistare/vendere il sottostante solo se conviene al titolare – senza quindi esserne obbligati - è il tratto caratteristico delle opzioni nell’universo dei derivati.

Call e put a confronto
Nel caso dell’opzione call (che viene sottoscritta quando si stima un rialzo), il diritto all’acquisto sorge dietro il pagamento di un premio che costituisce il prezzo dell’opzione stessa. La massima perdita possibile in caso di call è data dalla somma tra il premio e le commissioni pagate, mentre il guadagno è teoricamente illimitato.

Un esempio può aiutare a comprendere meglio il funzionamento dello strumento.
L’investitore compra un’opzione call che prevede l’acquisto del sottostante dopo un anno a 100 euro, pagando 10 euro per l’operazione (commissioni comprese). A scadenza il sottostante vale 150, per cui l’investitore avrà tutto l’interesse a esercitare l’opzione sborsando 100 euro. Il suo guadagno, in caso di rivendita del sottostante a 150, sarà quindi di 40 euro (150-100+10), somma sulla quale andrà poi calcolato il capital gain.
Se, invece, il sottostante ha visto scendere il suo valore a 80, l’investitore non avrà interesse a esercitare l’opzione di acquisto e la sua perdita sarà limitata a 10 euro.

All’opposto, chi vede un trend ribassista paga un premio e può così riservarsi di vendere l’attività finanziaria sottostante, che può abbracciare diverse possibilità, dalle azioni alle commodity, passando per i tassi di interesse. In questo caso il massimo guadagnato è dato dal premio pagato dall’acquirente e dalle commissioni, mentre la possibile perdita è illimitata.

Speculazione o copertura

Come spesso capita in finanza, uno strumento può essere utilizzato con finalità opposte. Così il ricorso alle opzioni può servire a chi si muove con finalità speculative, così come a chi punta a
coprirsi dal rischio di oscillazione dei  prezzi (magari anche per via dell’evoluzione registrata dai cambi) per le merci importate, qualora l’acquisto sia lontano nel tempo. In questo secondo caso l’importatore così non acquista il bene in anticipo, ma paga solo l’opzione, con la commissione pagata che agisce alla stregua di un premio assicurativo (il prezzo da pagare per la sicurezza).

Le classificazioni geografiche
Convenzionalmente si usano indicazioni geografiche per indicare le diverse tipologie di opzioni. Sono “europee” quelle esercitabili solo a scadenza, mentre “americane” quelle che possono essere esercitate per tutto il tempo che intercorre tra la sottoscrizione dell’opzione stessa e la sua scadenza. Quando ci sono varianti alla struttura fin qui descritta si entra nel capo delle opzioni “esotiche”, con clausole aggiuntive che ad esempio possono riguardare l’evoluzione della quotazione del sottostante nel tempo.