Pale e pannelli, l'equivoco tra il bello e il buono
(di Carlo Alberto Pinelli, Responsabile delle energie rinnovabili di Mountain Wilderness Italia)
E’ un antico e radicato difetto dei nostri simili quello di confondere e sovrapporre i concetti di bello e di buono. Quasi che l’uno trascini automaticamente dietro di sé il secondo. O viceversa. In questo equivoco cadono anche a mio parere gli amici di Legambiente e di Greenpeace quando, in mancanza di argomenti più stringenti, sostengono che le pale eoliche abbelliscono i paesaggi identitari sui quali troneggiano, arricchendoli di un tocco di modernità. Entrambe queste associazioni hanno trasformato le gigantesche torri degli aerogeneratori in un feticcio: l’icona indiscutibile della salvezza del Pianeta. Di conseguenza quelle torri gigantesche devono per interna coerenza essere anche belle. Il presidente di Legambiente è giunto a sostenere che le torri eoliche sono le cattedrali dell’epoca presente. Se evito di liquidare con una risata questa azzardato parallelo è perché, seppure inconsapevolmente, il signor Ciafani ha detto una cosa vera. Le cattedrali del medioevo e del rinascimento calamitavano le speranze salvifiche, la tensione verso il sacro, i bisogni di sicurezza e assoluzione dell’umanità, canalizzandoli entro ben delimitati percorsi emotivi e istituzionali. Rappresentavano insomma autorevoli e autoritari simboli visibili dell’invisibile. Nel corso dei secoli il loro ruolo culturale, sociale e politico è stato ovviamente importantissimo; non sarò certo io a metterlo in dubbio! Ma il loro messaggio sfugge alla lente fredda della scienza. Ho l’impressione che manchino a tutt’oggi prove scientifiche dell’esistenza del Paradiso di cui le cattedrali si offrono come un riflesso terreno. Il tentativo che le lobby delle rinnovabili stanno perseguendo, favorite dall’equivoco “religioso” che acceca tanta parte dell’arcipelago ambi...
Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.