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Partite Iva: nuovo e vecchio regime dei minimi, cosa conviene fare

Il 1° gennaio 2015 segnerà il passaggio al nuovo regime dei minimi delle partite Iva, mancano, dunque, poco meno di tre settimane alle nuove regole che consentiranno un potenziale allargamento dei professionisti aderenti a questo nuovo regime fiscale a scapito di un innalzamento della percentuale applicata all’imponibile.

È probabile che, in questi ultimi 19 giorni di dicembre, molti decidano di aprire una nuova partita Iva per poter usufruire per altri quattro anni di un prelievo fiscale al 5% invece che al 15%, di una soglia di ricavi o compensi a 30mila euro e di un calcolo del reddito che non terrà conto della categoria di appartenenza.

Chi volesse aprire la partita Iva ha tempo entro il 31 dicembre 2014. Per farlo occorre indicare nel modello AA9 di inizio attività l’opzione del regime agevolato (previsto dall'articolo 27, commi 1 e 2, del Dl 6 luglio 2011 n. 98) e, naturalmente, definire la categoria di appartenenza.

Chi non ha esaurito i cinque anni nel regime dei minimi può continuare con il vecchio regime o scegliere il regime forfetario con una riduzione dell’aliquota sostitutiva di un terzo quindi al 10%.

Per chi conclude il proprio quinquennio nel 2014 e per chi accederà al regime dei minimi a partire dal 1° gennaio 2015 è previsto il regime dei minimi con aliquota al 15%. Per i vecchi minimi occorre non avere superato, nell’anno fiscale 2014, determinate soglie di ricavi, oltrepassate le quali si ricadrà nel regime delle partite Iva ordinarie.

La permanenza nel regime dei minimi 2015 è vincolata alle soglie di ricavi e compensi fissate dal Ddl Stabilità 2015. Per i professionisti, per le costruzioni e per gli intermediari di commercio il limite è di 15mila euro, per attività di alloggio e ristorazione e per il commercio all’ingrosso e al dettaglio è di 40mila euro, per l’industria alimentare di 35mila euro e per il commercio ambulante e le altre attività economiche è di 20mila euro.

Con il nuovo regime dei minimi forfetario cambia anche il metodo di calcolo: se, attualmente, il calcolo avviene con la differenza fra ricavi e costi, a partire dal 2015 l’imposta sarà il risultato dell’applicazione di un coefficiente (legato al tipo di attività) alla somma di ricavi/compensi più le uscite con la sola possibilità di deduzione dei contributi previdenziali versati nell’anno di imposta. Su questo reddito si applicherà l’aliquota del 15% per Irpef e e addizionali regionali e comunali e Irap.
 
Se i ricavi superano le soglie fissate per il tipo di attività, il contribuente viene escluso dal regime agevolato.

La grande differenza rispetto ai vecchi minimi è che prima si poteva rientrare nel regime in base all’età e stando al di sotto della soglia dei 30mila euro, ora, invece, si può entrare senza soglia d’età a patto che non vengano superati i limiti dei ricavi che variano (come abbiamo visto in precedenza) dai 15mila ai 40mila euro.

Nel nuovo regime forfettario compare, quindi, il coefficiente di redditività, ovverosia una percentuale variabile dal 40% all’86% a seconda del tipo di attività svolta: 40% per industrie alimentari e delle bevande, per il commercio all’ingrosso e al dettaglio e per le attività di alloggio e ristorazione, 54% per il commercio ambulante di altri prodotti, 86% per costruzioni e attività immobiliari, 62% per intermediari del commercio. Per quanto riguarda le attività Professionali, Scientifiche, Tecniche, Sanitarie, di Istruzione, Servizi Finanziari ed Assicurativi il coefficiente di redditività è il 78%, per tutte le altre attività economiche è il 67%.

Facciamo un paio d’esempi. Prendiamo un negoziante con ricavi annui per 35mila euro: con l’applicazione del coefficiente del 40% la somma imponibile diventa 14mila euro, su questa cifra (indipendentemente dai costi di gestione sostenuti e dalle spese contributive) si applica il 15%, quindi, alla fine, le tasse da pagare saranno 2100 euro. Un architetto che incassi 14mila euro avrà un imponibile di 10920 euro, determinato dal coefficiente al 78%: a questa cifra verrà applicato il 15% con il conseguente pagamento di 1638 euro di tasse.
 
Nelle ultime settimane del 2014 potrebbero esserci ancora delle sorprese: nel passaggio al Senato del Ddl Stabilità potrebbero essere attenuate alcune rigidità del nuovo forfettizzato. L’ipotesi sulla quale si sta ragionando è quella di un innalzamento della soglia dei ricavi dei professionisti dai 15mila ai 25mila euro, in modo da permettere a un bacino più ampio di partite Iva di accedere ai minimi.

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