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La paura più grande: presto sarà l'Italia

Alle 12 le borse europee registrano un andamento tendenzialmente calmo e otimista, favorito dalla vittoria, ormai ampiamente scontata da tempo, di Emanuel Macron alle elezioni francesi.

La situazione sui mercati

Alle 12, infatti, il Ftse Mib vede un vantaggio di +1,07% con un saldo di 21.657 punti che conferma il superamento della soglia psicologica dei 21.500 punti. Sulle altre piazze europee, invece, il Ftse 100 veniva fotografato alla stessa ora a un più modesto +0,56%, il Daxaleggiava sullo stesso livello a +0,53% mentre il Cac 40 non andava oltre +0,43%.

Ma il risultato del mercato italiano non è certo garanzia per il futuro. Il pericolo Frexit è stato ufficialmente scongiurato sebbene si trattasse di un pericolo molto basso già da come si erano messe le cose dal primo turno delle elezioni presidenziali. Un fattore che aumenta la serenità di un'Europa che vede i movimenti populisti ormai sotto controllo. O quasi.

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Tutta l'Europa si sta ricompattando

Adesso (IOB: 0N5I.IL - notizie) , infatti, sembra che lo sfogo della popolazione, che in passato più di una volta dalle urne aveva fatto nascere governi frammentati e aveva sancito la conferma di movimenti euroscettici, si sia placato, forse spaventato dalla questione Brexit, l'uscita di Londra dall'Unione, che in molti osservatori stanno prendendo come cavia per capire le conseguenze e soprattutto vedere le dinamiche. In realtà, se il processo Brexit venisse considerato un precedente, gli entusiasmi di tutti i fautori della disgregazione dell'Eurozona verrebbero presto raffreddati. Se non altro per le tempistiche particolarmente lunghe e un iter estremamente complicato e, a volte, addirittura contraddittorio. A far prospettare un futuro difficile per Londra è proprio la posizione dello stesso Macron che ha appoggiato la linea dura di chi sostiene che la Gran Bretagna dovrà pagare un conto molto salato (in tutti i sensi) per lasciare l'Unione.

Ma l'attenzione, volendo restare sul fronte transalpino, non deve perdere di vista il prossimo target: le elezioni parlamentari dell'11 e del 18 giugno per l'Assemblea Nazionale che serviranno, almeno in teoria, a Macron per poter rafforzare l'appoggio interno e dare vita alle numerose riforme necessarie.

Allargando la visuale ad uno spettro più ampio, anche le prossime elezioni in Germania non dovrebbero costituire un fattore destabilizzante per i mercati dal momento che lo scontro sarà limitato alla Cancelliera pro-europea Angela Merkel e il pro-pro-europeo Schultz, il che non dovrebbe minimamente creare incertezza se non all'interno degli equilibri dei singoli partiti tedeschi.

Dall'Olanda all'Austra. Ma resta l'Italia

A questo si dovrà aggiungere, per un'analisi esaustiva del panorama europeo, anche gli altri risultati elettorali ottenuti dalla vittoria in Olanda degli europeisti liberali di Mark Rutte, già premier, che a metà marzo era riuscito a vincere la coalizione islamofoba ed euroscettica di Geert Wilders. Poco prima, a metà dicembre del 2016, si era già affermata la vittoria di Alexander Van Der Bellen alle presidenziali austriache, con il suo partito ecologista che, in vista della lotta contro la destra nazionalista, era riuscito ad avere l'appoggio anche di Popolari e Socialdemocratici.

Tutto risolto, dunque? Non proprio. La pietra d'inciampo è solo stata rimandata e riguarda, come spesso accade, la traballante scena politica italiana con le elezioni politiche del 2018. La cosidetta Italiexit, infatti, potrebbe arrivare ad avere effetti dirompenti come ammesso dal Presidente della Consob, Giuseppe Vegas il quale ha sottolineato anche il drammatico pericolo di una fuga di capitali all'estero. Un'eventualità che, già estremamente pericolosa di per sé, sarebbe micidiale in una nazione come l'Italia, in perenne lotta non solo con la mancanza di competitività e un immobilismo ormai ultra ventennale ma anche, in caso di fuga di capitali, con la perdita di fiducia da pate degli investitori internazionali e l'impossibilità di rifinanziare un debito che, nei decenni, non ha mai smesso di crescere e che ormai da tempo ha superato la cifra mostruosa di 2mila miliardi di euro arrivando a gennaio a infrangere la barriera dei 2.250 miliardi di euro, il secondo più pesante in Europa, dopo la Grecia, il terzo nel mondo.

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