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Renzi attacca il M5S: "Non saremo la sesta stella di Grillo"

(Photo by Nicolò Campo via Getty Images)
(Photo by Nicolò Campo via Getty Images)

Il senatore e leader di Italia Viva Matteo Renzi si scaglia contro il Movimento 5 Stelle. Nel corso di un’intervista rilasciata alle colonne de La Repubblica l’ex dem non si è tirato indietro nel polemizzare con i 5S: “Al 2023 arriveremo con le nostre idee, non grillizzati. Non saremo mai la sesta stella di Beppe, non ci iscriveremo alla piattaforma Rousseau”.

“Per me la legislatura deve andare a scadenza naturale. E deve eleggere nel 2022 il Presidente della Repubblica. Ma senza aumentare le tasse o fare norme populiste, giudiziarie o economiche” ha proseguito l’ex sindaco di Firenze. Poi ha dichiarato: “Se qualcuno vuole revocare la concessione ad Autostrade per la vicenda del ponte Morandi si presenti in Parlamento con un disegno di legge. Il Parlamento è sovrano: si discuterà e la maggioranza deciderà. Ma utilizzare il Milleproroghe aprendo un potenziale caos normativo e facendo crollare la fiducia degli investitori esteri sull’Italia è roba da azzeccagarbugli di provincia. Torniamo all’Abc: nel mille proroghe ci vanno le proroghe, non le brillanti intuizioni di qualche demagogo”.

La polemica, poi, si sposta sulle parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio che ha dichiarato che il governo non si tocca: “Non commento Di Maio perché penso alle cose serie, alla crescita e all’Italia. Mi interessa che ci siano posti di lavoro e non redditi di cittadinanza. Mi interessa che il Paese torni a crescere e non vada in recessione. Mi interessa che l’Italia sia un Paese in cui arrivano investitori e non un Paese che chiude le fabbriche. Mi interessa che si sblocchino i cantieri e si blocchino le polemiche».

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“Non ho ragione per discutere con Nicola Zingaretti. E non perché è Natale, ma perché non è utile. Io non credo che Conte sia un punto di riferimento per i progressisti. È il premier, lo rispetto, ma ricordo le sue frasi sul populismo, sul giustizialismo, sulla Diciotti, sul reddito di cittadinanza, su quota 100. Se però per Zingaretti Conte è l’uomo giusto, amici come prima. Per noi non lo è stato, non lo sarà: con lui governiamo in condizioni emergenziali”.

Poi, sul caso Gregoretti, ha svelato: “La sorpresa più grande è la posizione del M5S. Io ritengo che i grillini debbano vergognarsi per quello che hanno fatto al governo con Salvini e per come hanno dato giustificazione politica a quelli che tecnicamente erano sequestri di persona. Dopodiché prima di decidere, leggiamo le carte. Siamo persone serie, noi”.

Inchiesta sulla fondazione Open: “Vedremo chi ha ragione”

Renzi poi non si è tirato indietro nel rispondere a domande sulla fondazione Open che, negli ultimi mesi, è stato al centro di aspre polemiche: “Io non ho attaccato i pm. Ci sarà un processo, durerà anni, vedremo in Cassazione chi ha ragione. Questo non mi preoccupa. È il loro lavoro, li rispetto. Ho solo detto che i giudici devono decidere che cosa è un reato, non cosa è un partito. O una corrente di partito. Che la Leopolda non fosse una iniziativa di partito è una verità storica. Perché qui per me c’è una invasione di campo: un Paese che rimette ai giudici la decisione sulle forme della politica viene meno al principio della democrazia liberale. Mi danno tutti ragione in privato, poi tacciono in pubblico. Io non attacco i giudici, io difendo la politica: questione di stile”.

“Mi sono sempre opposto alle leggi ad personam di Berlusconi e continuo a pensare che uno dei suoi torti storici sia stato non aver cercato una riforma organica della giustizia, ma essersi limitato a provvedimenti tampone su questioni di interesse personale. Quanto a me, ho parlato in Parlamento. Quando riceverò una critica nel merito, risponderò” ha proseguito.

Rispondendo poi alle domande di chi gli ha fatto notare di aver polemizzato sulla divulgazione di dati riguardanti i propri conti nonostante in passato fosse stato il primo a teorizzare la necessità della assoluta trasparenza su conti e proprietà di un politico, Renzi ha dichiarato: “Io non invoco la privacy sui miei conti ma chiedo che sia rispettata la privacy dei cittadini comuni. Ho mostrato il mio conto corrente bancario in tv”.

“Posso rendere ragione di ogni centesimo che ho guadagnato o che ho speso. Ma altro è sapere che i dati di Banca d’Italia che riguardano soggetti terzi vanno direttamente nelle redazioni. È inaccettabile- ha continuato Renzi- . Anche perché finché lo fanno a me, ho una visibilità tale da poter gestire la cosa, anche se è antipatico vedere sui settimanali o nei talk le foto dell’interno della casa dove dormono i tuoi figli. Ma quando lo fanno a un cittadino? Chiedo a chi legge: se domattina ti portano via il cellulare per un mese, anche se non sei indagato? Se pubblicano i tuoi conti correnti ovunque, come la prendi?».

Ancora Renzi: “La battaglia per la privacy non è per nascondere qualcosa della mia vita, che è pubblica da anni. Lo Stato è il difensore della tua privacy, non lo strumento per metterti alla gogna. Nel tempo dei telefonini e dei big data la privacy è un diritto umano. Altrimenti siamo allo Stato etico. Ho comprato una casa con un mutuo trentennale che sto pagando e con un prestito che ho chiesto e restituito in cinque mesi. Il tutto con scrittura privata e segnalazione automatica alle autorità per le leggi sul riciclaggio. Dove è il problema di opportunità? Nel fatto che ho una famiglia, che ho degli amici, che compro una casa, che respiro? O solo che sono considerato antipatico? Ancora non hanno inserito l’antipatia nel codice penale, mi sembra”.

Infine, sul commissariamento della Popolare di Bari Renzi punta il dito contro Bankitalia per la mancata vigilanza sugli istituti in crisi: “Il tempo è galantuomo. La verità prima o dopo arriva. Ma proprio per questo non mi va di riaprire la polemica. Chi è intellettualmente onesto sa come sono andate le cose e che la riforma delle popolari ci ha salvato da una catastrofe”.