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Riforma lavoro: cosa cambierà

La riforma del mercato del lavoro entra nel vivo. Giorni decisivi per le contrattazioni tra governo, sindacati e industriali. La giornata decisiva potrebbe essere quella di martedì 20 marzo, quando alle 15.30 il presidente del Consiglio, Mario Monti, in accordo con il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero, ha convocato le Parti sociali. L’auspicio dell’esecutivo - che ha sempre considerato la riforma del mercato del lavoro una priorità della sua azione per offrire un nuovo impulso alla crescita del Paese - è quello di trovare un pieno accordo entro la fine di marzo.

Gli argomenti caldi sui quali si sta sviluppando il confronto sono sempre gli stessi: articolo 18, ammortizzatori sociali e precarietà. Il punto più controverso, però, resta la modifica all’articolo 18. Un vero e proprio braccio di ferro tra Governo, sindacati e Confindustria. La proposta della Fornero vorrebbe definire in maniera meno restrittiva il licenziamento per “giusta causa”. Oggi lo Statuto dei lavoratori tutela chi è impiegato in imprese con più di 15 dipendenti, garantendo il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa.
Chi lavora nelle imprese con meno di 15 dipendenti ha, invece, diritto a un indennizzo economico. Il diritto al reintegro rimarrebbe solo per i licenziamenti discriminatori, al quale sarebbe anche accompagnato un risarcimento pari a 24 mesi di stipendio. I licenziamenti per motivi economici oggettivi sarebbero compensati da un indennizzo, sul modello tedesco. Qualsiasi decisione, inoltre, inerente a licenziamenti per motivi disciplinari rimarrebbe appellabile ai tribunali del Lavoro, esattamente come avviene adesso, ma si starebbe cercando di definire una “procedura d’urgenza” per i processi in materia di licenziamento, in modo tale da limitare la durata della causa a 24 mesi.

Il ministro del Lavoro ha lanciato segnali positivi verso i sindacati: “Non vogliamo consentire alla imprese di licenziare in maniera selvaggia, non è questo il nostro scopo”. Già da oggi la Cgil darà il via alle sue verifiche interne per un eventuale accordo. Più critica la posizione di Confindustria che ha paura di un intervento minimo sull’articolo 18 e intanto guarda con preoccupazione alle proposte di riassetto dei contratti.

E proprio su questo tema il Governo si sta impegnando per una ridefinizione che miri, essenzialmente, a creare più vantaggi alle aziende che decidano di assumere nuovi lavoratori. Perché il maggiore sforzo, oltre a determinare criteri in uscita, deve essere proprio profuso in entrata, creando nuovi posti di lavoro. Ecco un’ipotesi: i contratti a termine costeranno qualcosa in più alle aziende rispetto a quelli a tempo indeterminato (la maggiorazione contributiva dovrebbe attestarsi sull’aliquota dell’1,4%), ma la differenza potrà essere recuperata dalle aziende se il lavoratore precario viene assunto a tempo indeterminato. E accanto ai contratti a tempo indeterminato, il canale principale di ingresso nel mondo del lavoro diverrebbe il contratto di apprendistato. Potrà essere stipulato dalle aziende che negli anni precedenti hanno confermato una certa percentuale di apprendisti e la formazione dovrà essere garantita “dalla presenza obbligatoria del tutore”.

Un accorgimento anche per contrastare l’abuso di contratti di collaborazione: sarà, infatti, aumentato l’intervallo temporale tra un contratto a termine e l’altro. La quota contributiva dell’Inps dei contratti co.co.pro. sarà aumentata e “avvicinata alla aliquote previste per il lavoro dipendente (33%)”, si legge nel documento sulle linee d’intervento recapitato dalla Fornero alle Parti sociali e pubblicato dal Corriere della Sera. Accanto al contratto a tempo indeterminato, che rimane la forma di lavoro privilegiata, quello di apprendistato diventerebbe il canale principale d’ingresso, mentre resterebbero sette o otto tipi di contratto a termine, ma più difficili da stipulare. E’ anche prevista, nella bozza di riforma, una stretta sulle partite d’Iva per “contrastarne l’abuso” la Fornero ipotizza “norme rivolte a far presumere, salvo prova contraria, il carattere coordinato e continuativo della collaborazione tutte le volte che duri più di sei mesi nell’arco di un anno” e da essa il lavoratore ricavi “più del 75% del suo reddito e comporti una postazione di lavoro presso il committente”.

L’altra grande novità riguarda gli ammortizzatori sociali. A oggi esistono la cassa d’integrazione ordinaria, riservata alle aziende in un momento di difficoltà economica e integra parte dello stipendio dei lavoratori che lavorano a orario ridotto o non lavorano del tutto; la cassa d’integrazione straordinaria che si può applicare ai lavoratori di imprese fallite o in fallimento; la cassa integrazione in deroga alle quale possono attingere anche piccole aziende e una parte di lavoratori atipici; le indennità di mobilità e di disoccupazione erogate dall’Inps a lavoratori licenziati iscritti alle liste di mobilità.

Con la riforma verrebbe introdotta la ASPI, Assicurazione Sociale per l’Impiego, e sostituirebbe le indennità di mobilità e di disoccupazione ordinaria, dando garanzie anche a chi rimane disoccupato e non ha una grande esperienza lavorativa. Per accedervi, con un assegno di importo massimo di 1.119,32 euro, basterebbero due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 mesi di settimane di lavoro negli ultimi due anni, con qualsiasi tipo di contratto. Si tratta pur sempre di ipotesi, quindi il condizionale è d’obbligo, ma la nuova assicurazione sociale dovrebbe riguardare anche gli apprendisti e forme di lavoro precario.  Per i lavoratori oltre i 58 anni dovrebbe rimanere il livello attuale: 36 mensilità, cioè tre anni, garantendo così l’avvicinamento per i lavoratori “anziani” alla pensione. Leggendo la bozza di testo,inoltre, c’è la possibilità per i lavoratori anziani di costituire, con accordi sindacati-imprese, veri e propri fondi di solidarietà a carico delle aziende per consentire il prepensionamento con quattro anni di anticipo. Il sussidio durerà 12 mesi per i lavoratori con meno di 55 anni di età e 18 mesi per chi avrà almeno 55 anni.