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I sindaci chiedono l'uso delle mascherine all'aperto in tutto il Paese

(Photo: NurPhoto via Getty Images)
(Photo: NurPhoto via Getty Images)

Attenzione particolare alle aree affollate e agli orari in cui si concentrano i flussi maggiori, in un periodo, quello delle feste, in cui le persone si muovono di più. È in sostanza questa la prima indicazione che la ministra dell’Interno ha dato ai prefetti in vista dell’arrivo del super green pass. La prima, perché ci sarà ancora un incontro, in settimana, in vista del 6 dicembre. Perché i piani operativi, che dovranno essere messi a punto dai singoli prefetti, in base alle esigenze del territorio, ancora non ci sono. In compenso c’è la richiesta dei sindaci di ampliare l’obbligo delle mascherine, attualmente imposte solo al chiuso o nelle zone particolarmente affollate del centro di alcune città.

Il tempo stringe, perché all’entrata in vigore del super green passa manca una settimana. E i nodi da risolvere sono, nella migliore delle ipotesi, due: bisogna fare i conti con la carenza del personale e con la difficoltà di fare verifiche sistematiche sui mezzi di trasporto locali, sui quali da lunedì prossimo si potrà salire solo se muniti di certificazione verde. A ciò si aggiunge il fatto che per l’accesso a ristoranti, cinema, palestre, piscine, sarà necessaria la certificazione ‘rafforzata’. Quella che si può avere solo da vaccinati o guariti dal Covid.

Impensabile che le forze dell’ordine riescano a controllare ogni avventore di un ristorante o tutti gli amanti del cinema. Al Viminale lo sanno, e quindi da un lato immaginano controlli a campione, dall’altro la titolare del ministero chiede la collaborazione di tutti: “Ho chiesto ai prefetti di coinvolgere tutti i soggetti interessati, raccomandando loro di intensificare il confronto con i rappresentanti delle associazioni di categoria degli esercenti anche al fine di sviluppare una capillare opera di sensibilizzazione dei propri aderenti”, ha detto a margine dell’incontro tenuto con i prefetti dei capoluoghi di regione e i vertici della Polizia.

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Il settore dei trasporti è quello che desta più preoccupazione: quante delle 500mila persone che utilizzano la metro e i bus di Roma, o degli 800mila utenti che salgono a bordo della metropolitana di Milano, potranno essere controllate ogni giorno? Una piccola parte, con controlli a campione. Diversamente non si può fare, perché non si può interrompere il servizio. E perché con le risorse in campo non sarebbe possibile. “Ai prefetti è stato chiesto di mettere a punto dispositivi dedicati per i controlli sugli utenti del trasporto pubblico locale con modalità condivise con le aziende di servizio nell’ambito dei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica”, ha spiegato la ministra. Dovrebbe essere un modo per velocizzare le operazioni e non creare ingorghi e disagi.

Le indicazioni ora dovranno essere tradotte in provvedimenti dai singoli prefetti, che poi ogni settimana dovranno fornire un report all’amministrazione centrale. L’impresa non è semplice, e lo ha ammesso alla festa del Foglio la stessa Lamorgese, ricordando le carenze di organico: “Se fossimo di più sarebbe meglio”, ha detto. La Polizia, lo ricordiamo, ha una scopertura di almeno 10mila unità. Gli agenti dovrebbero essere circa 107mila e sono invece 97mila. Non saranno soli a dover fare i controlli, certo, saranno coadiuvati dalla polizia locale e dal personale delle aziende di trasporto. Ma tra gli agenti circola la preoccupazione per questo compito in più che saranno chiamati a svolgere. Anche perché, secondo l’orientamento del Viminale, non ci saranno forze dedicate esclusivamente al controllo del green pass, ma chi fa le verifiche davanti alle metro, nei ristoranti, o alla fermata dell’autobus, dovrà svolgere anche gli altri compiti che il loro ruolo richiede: “Anche stavolta le forze dell’ordine sono oberate da nuovi carichi di lavoro. Operatori con l’età media più alta d’Europa sempre più inferiori di numero e con sempre maggiori incombenze. A questi lavoratori, che hanno da poco anche l’obbligo vaccinale, oltre che con le parole si riescono a dare risposte sul versante normativo ed economico? Sempre poche risorse e sempre in ritardo. Non mi pare un giusto modo per riconoscere l’importante lavoro svolto finora”, fa notare, parlando con Huffpost, Daniele Tissone, segretario della Silp Cgil.

La palla ora passa ai prefetti che in base alle due parole d’ordine - “responsabilità e fermezza” - dovranno organizzare le loro forze. E individuare i punti sensibili nei quali i controlli, “in questa fase molto delicata per la salute pubblica” - per usare le parole della ministra - dovranno essere più intensi.

In attesa che questi piani arrivino, un assaggio di quello che sarà è stato visto oggi in Friuli Venezia Giulia. Nella prima regione tornata in zona gialla dopo mesi di bianco, il super green pass è già attivo e i controlli sono stati intensificati. Le cronache locali non segnalano problemi particolari, ma parliamo di centri - anche a voler prendere come esempio Trieste, che ha 200mila abitanti - con flussi più bassi rispetto alle città più grandi. Dove invece il banco di prova sarà lunedì.

Nell’incertezza che è piombata sul mondo a causa della variante Omicron, i sindaci chiedono di usare di più le mascherine. Il presidente dell’Anci Antonio Decaro vorrebbe che l’obbligo fosse esteso “su tutto il territorio nazionale dal 6 dicembre al 15 gennaio, che sono i giorni del Natale dove per lo shopping e per la voglia giustamente di stare insieme e di fare comunità, nelle nostre città c’è maggiore possibilità di assembramento”. La maggior parte dei colleghi, sostiene il sindaco di Bari, sono d’accordo con lui. E infatti in molte città, da Verona a Cremona, l’obbligo di mascherina all’aperto è già arrivato. Ma c’è anche chi, come il primo cittadino di Rimini, chiede un provvedimento organico e non iniziative sparse qua e là per lo Stivale.

Questo articolo è originariamente apparso su L'HuffPost ed è stato aggiornato.

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