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Tobin Tax, il sì dell'Ecofin

Occhi puntati sull'Ecofin, il consiglio dei ministri delle Finanze dei vari Stati dell' Unione Europea previsto per oggi. L'attesa infatti è tutta per le decisioni che riguardano la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie.
Per ora, la soluzione adottata e concordata dagli undici Stati membri è quela di autorizzare la cooperazione rafforzata sulla tassa, almeno stando alle ultime dichiarazioni del ministro delle Finanze irlandese Michael Noonan, che presiedeil vertice: "Da quanto è emerso c'è una maggioranza qualificata per fare il prossimo passo''.  Un passo che sarà possibile anche grazie all'apertura di Stati - Svezia, Polonia e Gran Bretagna - precedentemente contrari a tale istanza.

Sulla Tobin  Tax, in realtà, l'Italia aveva preso già in passato proprie decisioni, prevedendo un'applicazione autonoma e scaglionata nel tempo. Si partirà a marzo, infatti, con il  mercato cash azionario sui titoli al di sotto della capitalizzazione di 500 milioni. Ovvero, la maggior parte dei titoli azionari presenti sul listino: Eni, Fiat, Unicredit, Enel e altri duecento dei trecento titoli "big".
Dopodichè, a luglio, sarà la volta dell'imposta fissa sui contratti a termine, sui contratti derivati e sulle operazioni relative a valori mobiliari equivalenti a tali contratti, per un valore compreso tra lo 0,1 e 100 euro a seconda del nozionale.
L'imposta prevista sarà dello 0,12% sui mercati regolamentati e dello 0,22% per gli altri. Punto interrogativo sul tipo di tassazione da applicare per quelli che fanno trading intraday, ovvero compravendita di titoli e azioni in giornata.

Numerosi sono i dubbi degli addetti ai lavori sull'applicazione di questa nuova imposta. Innanzitutto, c'è il problema che l'imposta non ha un'applicazione globale, un fattore che secondo gli esperti porterà un calo degli investimenti e degli scambi, oltre "a una riduzione della liquidità e a maggiore volatilità sui corsi azionari", come spiega Luca Barillaro, esperto di Borsa, al Sole 24 Ore. Una volatilità che invece non vede Andrea Baranes, di Zero zero cinque, convinto che la scelta dell'investitore sia dettata da criteri "quali l'efficienza del mercato stesso e la sua solidità"; inoltre la tassazione dello 0,1% è irrilevante per l'operatore che intende investire sul lungo periodo.

Un altro interrogativo che si pongono gli esperti è quello che la Tobin Tax possa "schiacciare" una Borsa, come quella italiana, già molto indebolita negli ultimi anni, con il rischio - continua Barillaro - che sarà attraversata solo dai più ricchi". A difesa della tassa italiana, torna nuovamaente Baranes: "Il rapporto tra le capitalizzazioni di Borsa e i Pil nazionali, al di là delle inevitabili variazioni degli ultimi anni legate anche alla recessione e alle manovre di austerity, rimane comunque molto elevato. Cioè, i numeri indicano che il 'nanismo' di Piazza Affari non è così evidente".
Il problema, semmai, sta nei derivati: "In Italia - sottolinea l'economista di Zero zero cinque - nel 2000 valevano circa 1.500 miliardi. Le più recenti stime, invece, indicano valori intorno a 10.000 miliardi". Un' "ipertrofia", conclude Baranes, che va necessariamente arrestata.