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La crescita dell’industria Halal al summit sull’economia islamica di Dubai

Il mercato in espansione di cibi e di prodotti “Halal”, ossia di ciò che è lecito secondo l’Islam, è stato al centro del terzo summit globale sull’economia islamica, a Dubai. Un’industria che entro il 2019 potrebbe raggiungere un valore di circa 3300 miliardi di euro, secondo un recente rapporto. “Halal” per i musulmani riguarda il cibo – è stata inventata anche la pizza in linea con i precetti islamici – ma non solo. “ ‘Halal’ non è soltanto il cibo”, spiega Amina Ahmed Mohammad, dell’International Halal Accreditation Forum. “Possono essere la cosmetica, i farmaci, i materiali a contatto con il cibo, il cuoio. Tutte cose che possono rientrare nella categoria ‘halal’ “. L’Halal ha un mercato potenziale di un miliardo e settecento milioni di musulmani. Attualmente i Paesi con il più alto consumo di cibo islamico sono Indonesia, Turchia, Pakistan e Iran. Il turismo Halal rappresenta l’11,6% della spesa turistica globale. “Stiamo educando all’Halal in ogni aspetto: oltre al cibo ci sono i viaggi, c‘è la finanza”, afferma Abul Rob, fondatore e amministratore delegato di ‘HalalEat’, “C‘è un pubblico internazionale in crescita per il quale ‘Halal’ fa parte di uno stile di vita e riguarda ogni musulmano sulla Terra”. I mercati islamici sono per ora soprattutto importatori visto che l’80% del cibo Halal proviene da Paesi non musulmani, come il pollame dal Brasile e il manzo dall’India. Rita Del Prete, euronews: “Dubai vuole essere il nuovo hub dell’economia Halal. Gli esperti riuniti al Global Islamic Economy Summit si dicono favorevoli alla produzione halal anche da parte di Paesi e aziende non musulmani: sarà però vincolante il processo di controllo applicato dalle autorità competenti”.