Brexit: Il Governo di Theresa May è Ancora più Fragile e le Trattative con Bruxelles Potrebbero Tornare in Stallo
Il governo May è ormai in ginocchio, e le trattative per la Brexit potrebbero tornare in stallo. In appena 24 ore, il Segretario di Stato per la Brexit, David Davis, i sottosegretari Steven Baker e Suella Braverman e il responsabile degli Esteri, Boris Johnson, si sono dimessi.
A farne i conti è proprio Theresa May, la cui leadership nel partito potrebbe essere seriamente compromessa, soprattutto guardando ai già modesti risultati ottenuti nel corso delle scorse elezioni.
Nonostante le dimissioni di David Davis non possano propriamente definirsi inaspettate, è opinione comune che da questo momento l’ipotesi di un secondo referendum sulla Brexit possa iniziare a diventare verosimile.
La proposta è giunta questa volta da Tom Watson, il numero due dei laburisti, cavalcando le insistenti richieste delle migliaia di cittadini che hanno affollato le piazze.
Anche Jeremy Corbyn potrebbe adesso costituire una maggiore minaccia per Theresa May: il leader dei laburisti, che ha sempre affermato di poter strappare un accordo migliore con Bruxelles, potrebbe cercare di chiarire la sua ambigua posizione in relazione alle modalità da applicare per uscire dall’UE, opponendosi definitivamente al Primo Ministro, la cui cautela nelle negoziazioni non è stata particolarmente apprezzata.
Nel Regno Unito, Theresa May è infatti accusata di aver disatteso gli obiettivi del referendum. La situazione attuale potrebbe quindi delineare un rafforzamento dell’ala sostenitrice dell’hard-brexit, compromettendo seriamente l’accordo raggiunto per la partecipazione al mercato unico la settimana scorsa, dopo mesi di complesse trattative. Compromesso che non ha trovato il consenso di Davis, il quale, nella sua lettera di dimissioni, afferma che ciò darebbe a Bruxelles troppe concessioni e rappresenterebbe quindi una strategia pericolosa per gli interessi del Regno Unito.
Anche il commento di Jeremy Corbyn non si è fatto attendere: il leader ha affermato che sono stati necessari due anni per trovare un accordo sulla posizione negoziale con Bruxelles, ma in soli due giorni si è generata una crisi di governo. Theresa May, continua l’avversario, dovrebbe cedere il passo a chi è più capace.
Se, da un lato, l’idea di un rafforzamento della strategia dell’hard-brexit ricomincia a turbare l’UE, è innegabile come la fragilità del governo attuale potrebbe sfociare in un drammatico cambio di leadership, con la conseguente impossibilità di concludere le trattative in tempo.
Valutando gli effetti di quest’ultima prospettiva, Confagricoltura ha recentemente affermato che l’uscita del Regno Unito dall’UE potrebbe comportare conseguenze devastanti per il settore agricolo italiano, quantificabile in termini di circa 3.5 miliardi di euro l’anno. E’ proprio per questa ragione che, nel corso dell’incontro con il Consiglio Europeo, Massimiliano Giansanti ha dichiarato che senza le giuste regole e limiti, la Brexit potrebbe avere un fortissimo impatto sul settore agricolo italiano.
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Intanto, il mercato è stato scosso da questa nuova fase di incertezza provocando un crollo della sterlina, scesa a 1,3279 dollari, mentre inaspettatamente la probabilità di un rialzo dei tassi il mese prossimo rimane intorno all’80%.
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