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Cinquanta milioni di tonnellate di cibo buttate via perché "brutte"

[Credits: Getty]
[Credits: Getty]

Cinquanta milioni di tonnellate di cibo tranquillamente commestibile vengono scartate ogni anno in Europa perché si tratta di “cibo brutto”, cioè non conforme agli standard estetici richiesti dai distributori per poterlo vendere meglio.

Il dato – folle – viene da una ricerca dell’Università di Edimburgo pubblicata lo scorso agosto. La decisione su quanto una mela, un’arancia o una zucchina siano belle al punto da meritare di finire sugli scaffali dei supermercati spetta ai regolamenti europei, che assecondando le esigenze (o presunte tali) del consumatore di avere prodotti sani e belli sulla tavola, fissano misure standard sui difetti e tolleranze di ogni tipologia di alimento. Ne nasce una sorta di classificazione dei prodotti che di fatto stabilisce i requisiti, anche estetici, per essere venduti.

Ciò determina la perdita di un terzo della produzione agricola globale. Il risultato è inaccettabilmente dannoso su due fronti: il primo è quello dell’enorme quantità di abitanti del pianeta Terra che muoiono perché non hanno a mangiare; l’altro è quello dello spreco di risorse ambientali richieste dalla produzione agricola su grande scala.

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Uno dei casi paradigmatici, infatti, è quello delle fragole: quando la superficie bianca supera di un decimo quella totale del frutto, allora vengono scartate. Il punto è che per coltivarle sono servite risorse a forte impatto ambientale, che possono arrivare ad emissioni di anidride carbonica pari a quelle di 400 mila automobili.

Le soluzioni

La più importante passa dai consumatori, magari con campagne di comunicazione che ricordino loro come una mela leggermente ammaccata non ha nulla da invidiare a un’altra che sembri uscita da un fumetto Disney: rossa, lucida, perfetta. Una campagna che li inviti a scegliere frutta e verdura per quel che sono, non per quel che sembrano.

Altre soluzioni sono invece già praticate, con catene di grande distribuzione che offrono a prezzi ridotti cassette di frutta leggermente deformata, ma inalterata nel sapore e nei parametri nutrizionali. O con l’iniziativa meritoria di giovani che a bordo di un Apecar fanno il giro degli agricoltori cercando prodotti brutti da vedere ma buoni da mangiare, per poi venderli a prezzi ribassati nelle strade, come baracchini ambulanti.

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