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Dimissioni Renzi: cosa succede ora e come si gestisce la crisi

Dopo le dimissioni di Matteo Renzi sarà il presidente Sergio Mattarella a decidere chi diventerà premier.

La situazione

Referendum: ha vinto il NO con il 59% circa delle preferenze. Questo significa che la riforma costituzionale non avverrà ma anche che il Premier (BSE: 500540.BO - notizie) italiano, Matteo Renzi, come più volte annunciato da lui stesso, dovrà dire addio alla carica finora ricoperta. Cosa che ha già fatto allo scoccare della mezzanotte e cioè quando era chiaro che il risultato del referendum gli sarebbe stato contrario. Il panorama è piuttosto confuso perché se da un lato le opzioni sul tavolo sono diverse, dall'altro a blocarle, sarebbe la necessità di approvare una legge elettorale che renda più stabile il risultato delle urne (qualunque esso sia) cancellando il rischio di una frammentazione che non porterebbe a nessuna maggioranza utile per formare un governo. In altre parole la stessa cosa che hanno dovuto affrontare prima la Germania, poi la Spagna e probabilmente anche la Francia alle sue prossime elezioni. Non solo, ma l'Italia, come hanno fatto notare molti analisti, si trova al centro di un delicato processo di ristrutturazione, riforma e ricapitalizzazione del sistema bancario, un iter complesso che rende necessaria la presenza di un governo stabile e deciso nel portare avanti quanto finora fatto. Come se ciò non bastasse, resta anche aperto il problema della legge di stabilità che a sua volta dovrà essere approvata dall'Europa. Tutto questo proprio mentre Roma si trova, di fatto, senza un Premier.

Cosa succede ora?

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Se lo chiedono in molti anche in virtù di quel conglomerato di impegni e scadenze che attendono l'Italia. Come detto dallo stesso Renzi nel suo discorso di addio, la decisione su come far proseguire la crisi di governo apertasi con le sue dimissioni, spetta a Sergio Mattarella che si trova a dover affrontare uno scoglio non indifferente. Infatti la procedura prevede la possibilità di un rimpasto di governo con un possibile Renzi bis attraverso un nuovo voto di fiducia da parte di Camera e Senato, opzione che lo stesso ormai ex premier sembra aver rifiutato ufficialmente anche una seconda volta. Mancando questo, arriverebbe in soccorso di Mattarella (e forse anche dei mercati che chiedono di stringere al massimo sui tempi) la possibilità di un ventaglio di possibilità. IN particolare: trovare una maggioranza politica per arrivare alla scadenza naturale del mandato nel 2018, creare un governo tecnico con a capo l'attuale ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (nome particolarmente gettonato in Europa) oppure riuscire a creare un cosiddetto governo di scopo la cui missione sarebbe solo quella di far approvare la tanto attesa riforma della legge elettorale. Anche perché lo schiaffo del referendum è stato particolarmente forte, un chiaro segno di sfiducia anche per Renzi stesso. Quella del governo di scopo, secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe l'ipotesi favorita dal presidente Mattarella il quale potrebbe presto dare l'incarico, dopo una serie di consultazioni, ad un premier in pectore che, dopo aver accettato con riserva (riserva che serve al designato solo per riuscire a tastare il terreno e verificare gli estremi di una eventuale maggioranza) farebbe a sua volta i suoi colloqui per organizzare la lista di ministri o collaboratori.

I nomi del successore

In questo caso il nome del successore, però, dipende anche dalla sua capacità di creare e tessere alleanze anche al di fuori della forza politica di maggiornaza, in questo caso il Pd. Ecco allora che i nomi nell'urna sarebbero quelli di Graziano Delrio, appoggiato da Renzi stesso e quindi più probabile come premier in caso di una legislatura che abbia il solo scopo di una scadenza naturale del mandato, ma anche di Piero Grasso, presidente del Senato che, paradossalmente, lontano dall'appoggio dell'ex premier potrebbe invece sfruttare questa sua distanza per cooptare le simpatie delle opposizioni in vista di una futura alleanza. Alla fine dei colloqui il nuovo premier presenterebbe la squadra di governo al presidente, squadra che rappresenterà, almeno nella volontà di Mattarella, il governo di scopo per riuscire a creare una legge elettorale che permetta di dare stabilità al futuro governo nato dalle urne. Infatti alla base del problema c'è un sistema di voto che differisce per la Camera e per il Senato: nella prima è previsto il cosiddetto Italicum, che regala alla lista vincitrice un premio di maggioranza mentre al Senato vige il Consultellum, proporzionale senza premio di maggioranza. Un quadro che renderebbe il Senato un ramo frammentato, le cui decisioni per un'eventuale fiducia al governo, sarebbero del tutto imprevedibili, il che renderebbe ancora più lungo, complesso e insidioso, il cammino dell'Italia in crisi.

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