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GBP in caduta libera al riemergere timori di una Brexit dura

Cosa ci attende questa settimana sul mercato forex

di Arnaud Masset

GBP: lunedì la sterlina è stata di nuovo oggetto di pressioni, dopo che Theresa May ha lasciato intendere di essere disposta a una Brexit integrale piuttosto che tentare di mantenere l’accesso al mercato comune europeo per il Regno Unito, rinunciando parzialmente alla sua sovranità. Da giovedì sera la sterlina ha ceduto più del 2% contro il biglietto verde; la coppia GBP/USD ha infranto il livello di supporto a 1,22, continuando a scendere man mano che aumentavano le scommesse ribassiste degli operatori. Dopo le dimissioni, la settimana scorsa, dell’ambasciatore britannico presso l’UE Ivan Rogers e alla luce dei colloqui poco chiari con l’UE, sulla sterlina continueranno a crescere le pressioni. Il prossimo supporto, a 1,1841, è vicino e potrebbe essere raggiunto entro la fine della settimana.

USD: Dopo essere precipitato di circa il 2% la scorsa settimana, l’indice del dollaro si è ripreso un po’ sulla scia della pubblicazione del primo rapporto sul lavoro dell’anno. Sul fronte della disoccupazione il quadro non è cambiato granché – a dicembre il tasso U6 è salito leggermente, al 4,7% (come da previsioni), e il dato NFP si è attestato a 156 mila unità (rispetto alle 157 mila delle previsioni medie e alle 204 mila del dato rivisto al rialzo riferito al mese precedente). La sorpresa positiva è arrivata invece dalle retribuzioni: a dicembre, le retribuzioni orarie medie sono aumentate del 2,9% a/a, superando il 2,8% delle previsioni medie e il 2,5% del rilevamento precedente. La sorpresa positiva nella crescita delle retribuzioni potrebbe segnalare che negli USA si è raggiunta la disoccupazione strutturale, che dovrebbe tradursi a breve in crescenti pressioni inflazionistiche. Affinché ciò avvenga, è necessaria una spinta dei consumi personali, e non dei risparmi personali. Stando agli ultimi dati sulle vendite al dettaglio (0,1% m/m rispetto allo 0,3% previsto), sembra che i consumatori americani non siano ancora pronti a spendere di più.

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I mercati trattengono il fiato in vista della conferenza stampa di Donald Trump in programma mercoledì. Per la prima volta dalle elezioni, il presidente designato risponderà alle domande dei giornalisti e dovrebbe sfruttare l’opportunità per illustrare le sue priorità in vista dell’inaugurazione della prossima settimana (20 gennaio). Preparatevi a sedute di trading instabili! Stamattina, fatta eccezione per la sterlina britannica, l’USD si muove per lo più lateralmente contro le valute G10, ma ha guadagnato in modo consistente contro le valute dei mercati emergenti. In vista della conferenza stampa di mercoledì, il contesto dovrebbe rimanere positivo per il biglietto verde, perché i mercati dovrebbero adottare la modalità di avversione al rischio.

La BNS pubblica risultati preliminari solidi

di Yann Quelenn

Stamattina la BNS ha annunciato i risultati preliminari per il 2016. La banca centrale ha registrato un utile netto pari a 24 miliardi di CHF rispetto alla perdita netta di 23,3 miliardi di CHF del 2015. L’utile di esercizio è fra i migliori degli ultimi dieci anni, dopo quello gigantesco raggiunto dalla banca centrale nel 2014, pari a 38,3 miliardi di CHF. Ciò nonostante, esso è inferiore ai previsti 26-27 miliardi di CHF.

La parte del leone, pari a 18 miliardi di CHF, è costituita dall’apprezzamento delle riserve valutarie, salite a 645 miliardi di CHF in un anno. La dimensione delle riserve valutarie rappresenta quella dell’economia svizzera, il che rende discutibile la strategia volta a difendere il CHF nel medio termine.

Quasi 4 miliardi di CHF derivano poi dalla valutazione delle riserve in oro della banca centrale (1.040 tonnellate). Anche i tassi d’interesse negativi si sono dimostrati molto redditizi per la BNS. Infine, la banca centrale distribuirà un dividendo pari a 15 franchi per azione e almeno un miliardo di franchi al governo e ai cantoni.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online