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In Giappone vengono regalate case disabitate, il confronto con l'Italia

Un quartiere disabitato in una periferia di Tokyo, Arakawa (foto: Getty)
Un quartiere disabitato in una periferia di Tokyo, Arakawa (foto: Getty)

Il Giappone attualmente ha quasi 127 milioni di abitanti, molti dei quali vivono in città, in palazzi dallo sviluppo verticale e in complessi residenziali dotati di ascensore. Mentre le periferie si svuotano a poco a poco, vengono lasciate indietro anche le abitazioni. E si accumulano le case invendute.

Sono attualmente 8 milioni le case abbandonate e in decadenza sparse su tutto il territorio nipponico. Migliaia di case vacanti, molte in buone condizioni, sono sul mercato e faticano a essere ricomprate, soprattutto per ragioni di posizione e di cultura. Di sicuro non è più un problema di soldi, perché queste case sono ora proposte a prezzi stracciati oppure addirittura ‘regalate’.

Infatti non si superano mai i 230mila euro, mentre le offerte più basse sono appunto a zero yen, salvo il pagamento delle tasse base sugli immobili e le commissioni d’agenzia se si passa attraverso la loro intermediazione. Una casa a costo così basso di solito non è in stato perfetto, ma considerando la spesa nulla iniziale il valore speso per una ristrutturazione può essere affrontato con maggiore serenità.

L’interno di una casa vuota, in attesa di un compratore (foto: Getty)
L’interno di una casa vuota, in attesa di un compratore (foto: Getty)

Perché i giovani giapponesi non sfruttano questa situazione? Ora che i prezzi sono ai minimi storici potrebbe esserci qualche cambiamento, ma ci sono molti limiti. Uno in particolare è dovuto alla cultura giapponese: secondo la tradizione, acquistare o vivere in una casa ove sono stati registrati omicidi, suicidi e morti di vecchiaia in solitudine porterebbe sfortuna.

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La crisi immobiliare è dovuta in particolare all’invecchiamento della popolazione e alla difficoltà per i giovani di staccarsi dal nucleo familiare per andare a vivere da soli. Con la domanda ai minimi storici e l’offerta ai massimi, i prezzi scendono troppo e quindi si cerca anche di guardare altrove, ad esempio all’estero.

La prospettiva di occupare una casa spendendo una cifra così bassa potrebbe essere allettante anche per gli italiani in cerca di avventura. Anche se la situazione italiana non è tanto differente da quella giapponese, in quanto a immobili disabitati. Secondo i dati Istat le case vuote in Italia sarebbero ben 7 milioni, poco meno rispetto al Sol Levante.

Sono i Comuni, dalle nostre parti, a volere maggiormente un ritorno alle comunità di un tempo, visto che lo Stato non ha mai avviato un progetto continuativo negli anni per assegnare case abbandonate a persone senza fissa dimora, a senzatetto e a immigrati regolari. L’iniziativa ‘Case a 1 euro‘ è invece ancora in funzione, anche se solo poco più di una decina di comuni hanno aderito.

Se hai un gruzzoletto da parte pensaci. I requisiti richiesti dai comuni per avere la proprietà di queste case sono:

  • Prevedere un progetto di ristrutturazione e rivalutazione della stessa entro 365 giorni dall’acquisto (all’incirca 20-25mila euro).

  • Sostenere le spese notarili per la registrazione, le volture e l’accatastamento.

  • Due mesi di tempo per far partire i lavori nel momento in cui si hanno tutti i permessi.

  • A garanzia della sicurezza dell’acquisto da parte del compratore il Comune chiede di stipulare una polizza fideiussoria di 5mila euro della durata di tre anni cha a scadenza viene poi rimborsata.

In cambio si possono sfruttare le varie agevolazioni per le ristrutturazioni, anche se il Governo Conte deve ancora esprimersi sull’argomento.

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