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Guerra Commerciale: c'è o no? Cosa comprare in entrambi i casi

La guerra commerciale continua ad essere un problema di primo piano per i mercati. Soprattutto in vista di un ulteriore incremento di dazi per 200 miliardi preannunciato dal presidente Usa Donald Trump il quale, nei giorni scorsi, si era detto disposto ad aumentare a tutto il flusso commerciale con la Cina (si parla di oltre 500 miliardi di dollari) la politica delle tariffe doganali.

La guerra commerciale non è un pericolo... forse

La maggior parte degli osservatori ha più volte sottolineato che un'escalation della situazione non converrebbe a nessuno visti gli inestricabili intrecci economici tra le due nazioni e soprattutto i volumi di capitali e la potenza economica rappresentata da entrambi i paesi coinvolti. Sta di fatto che, però, il repubblicano continua nella sua politica di rialzo delle tasse doganali e la Cina non è intenzionata a sottomettersi.

Da qui la domanda: cosa fare se le schermaglie fra Pechino e Washington dovessero trasformarsi in una vera e propria guerra commerciale?

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A rispondere sono gli esperti di Goldman Sachs (NYSE: GS-PB - notizie) secondo cui le azioni con il più alto livello di esposizione al mercato interno negli Stati Uniti dovrebbero sovraperformare. In questa eventualità l'ombrello per ripararsi è rappresentato da nomi specifici come Target e Dollar Genaral nel settore dei consumi, Charles Schwab , Wells Fargo (Swiss: WFC-USD.SW - notizie) , SunTrust Banks (NYSE: STI - notizie) per i finanziari, Verizon (NYSE: VZ - notizie) e Dominion Energy per il ramo telecomunicazioni e utility. Una spinta che verrebbe rafforzata anche dalla recente forza registrata dal Pil Usa che venerdì scorso si è attestato al 4,1% su dato trimestrale.

Il 6 luglio sono entrate in vigore le prime tariffe da 64 miliardi volute da Washington e alle quali Pechino ha risposto imponendo lo stesso trattamento all'equivalente delle merci statunitensi, aumentando il sospetto che dalle parole si possa presto passare ai fatti

Ma in caso contrario?

E cioè qualora le parti dovessero decidere di tornare al tavolo delle trattative e riprendere la via del dialogo allentando le tensioni internazionali? In questo caso, allora, le società esposte verso la Cina avrebbero probabilmente un vantaggio.

La conferma arriva da David Kostin, capo stratega di Goldman Sachs secondo cui

"Se le tensioni commerciali continuano a salire e vengono proposte e approvate nuove tariffe, le azioni con la maggiore esposizione al mercato interno dovrebbero sovraperformare. Se invece le tensioni dovessero diminuire, allora gli investitori dovrebbero guardare ad azioni con oltre il 10 percento di entrate o di esposizione alla Cina."

Recentemente il settore hitech è risultato particolarmente sotto pressione a causa proprio della guerra commerciale, nata a suo tempo durante la campagna elettorale dell'allra candidato repubblicano Trump il quale aveva evidenziato le difficili condizioni che le aziende Usa dovevano rispettare per riuscire ad operare su territorio cinese, prima fra tutti quella di una collaborazione con un'azienda locale con obbligo di condivisione di capacità tecnologiche e segreti industriali.

I titoli IN e OUT

Tornando al report di Goldman, è bene ricordare che nel 2017, le società dell'indice S & P 500 hanno registrato in media il 30 percento dei loro ricavi da fonti internazionali, tra cui l'8 percento dall'area dell'Asia-Pacifico e il 10 percento dall'Europa.

Nello specifico il settore dell'IT visto la più alta esposizione al reddito internazionale (60%), seguito dal settore dei materiali al 49%. Ma guardando ai singoli nomi chi, tra le aziende, è quella con la massima esposizione alla Cina? In realtà il report di GS divide la risposta in settori: per l'IT il campione di questa non invidiabile classifica è Skyworks Solutions (84%) seguito da Qualcomm (65%), Micron Technology (64%), Texas Instruments (44%), Intel (40%). La sorpresa arriva con Apple che, a differenza di quanto si pensa, è “solo”al 20%, sebbene visti i numeri che macina il colosso di Cupertino si tratta comunque di un livello altissimo.

Nel settore dei consumi, invece, stando alle proiezioni di Goldman, il podio è occupato da Wynn Resorts (73%), MGM Resorts (19%)e Boeing (13%) mentre al quarto posto c'è Nike (12%).

Tutti titoli che,in caso di inasprimento delle tariffe, soprattutto quelle di ritorsione imposte da Pechino, potrebbero scaricare il prezzo del pericolo sui consumatori.

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