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I commenti di Trump intaccano il momentum rialzista dell’USD

In primo piano i dati USA, che tuttavia potrebbero non stimolare il biglietto verde

di Arnaud Masset

Nelle prossime ore sarà diffusa una nuova serie di dati negli USA. Il mercato ora attende con ansia nuove indicazioni sull’accelerazione dell’economia USA, soprattutto dopo che, venerdì scorso, le vendite al dettaglio di dicembre sono risultate piuttosto deboli. A dicembre l’indice sull’inflazione primaria dovrebbe essere salito al 2,1% a/a, rispetto all’1,7% previsto, grazie al brusco aumento dei prezzi del greggio e dei generi alimentari (il WTI si è stabilizzato sopra la soglia dei 50 USD). L’indice core, invece, che esclude le componenti più volatili come l’energia e il cibo, dovrebbe rimanere invariato al 2,1% a/a. Anche la produzione industriale dovrebbe mostrare un recupero a dicembre, la previsione media è salita al +0,6% m/m, dopo la contrazione dello 0,4% registrata a novembre. Non basterà, però, una pia illusione a far invertire l’attuale momentum negativo, iniziato nel novembre 2014. È vero che recentemente ci sono stati dei miglioramenti, come la stabilizzazione delle retribuzioni nel manifatturiero. Tuttavia, la rinnovata forza del dollaro americano dovrebbe pesare inevitabilmente sul rilevamento finale.

Sul forex ieri l’USD ha subito una battuta d’arresto dopo che Donald Trump ha dichiarato che il dollaro è sopravvalutato. L’indice del dollaro è sceso dell’1,34%, in calo a 100,26, l’EUR ha guadagnato l’1%, la GBP è lievitata quasi del 3% - grazie ai commenti di Theresa May – e lo JPY è salito dell’1,30%. Stamattina, però, il biglietto verde ha recuperato in parte le perdite sulle prese di profitto degli operatori. Crediamo che il dollaro continuerà a perdere terreno, soprattutto contro le valute che rendono di più, come l’AUD e l’NZD, dato che i rendimenti USA continuano a calare.

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La Banca del Canada non interverrà

di Yann Quelenn

Probabilmente oggi pomeriggio la Banca del Canada manterrà i tassi invariati allo 0,5%. Secondo noi, non ci saranno modifiche significative della politica monetaria fino al secondo trimestre del 2017 e la BoC manterrà la sua impostazione votata alla pazienza iniziata nel 2015, quando la banca centrale tagliò due volte i tassi.

L’economia canadese rimane resiliente. L’inflazione continua a essere bloccata intorno all’1% a/a. L’aumento dei prezzi dell’energia esercita ulteriori pressioni al rialzo sui consumatori. Le esportazioni, però, potrebbero essere a rischio se passerà la tassa sulle frontiere di Trump. I dati fondamentali non sono particolarmente significativi e l’attività del mercato è piuttosto fiacca. La bolla immobiliare non è ancora scoppiata, anche se si registra un certo raffreddamento.

A nostro avviso, i dati non sono sufficienti per innescare una modifica della politica monetaria, ecco perché la BoC dovrebbe decider di non intervenire, soprattutto perché avrà bisogno di tempo per capire gli effetti reali della presidenza Trump.

Dal punto di vista tecnico, l’USD/CAD mostra una tendenza rialzista dal maggio 2016, anche se nell’ultima settimana il loonie (CAD) si è rafforzato per effetto del rimbalzo dei prezzi dell’oro.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online