I mercati seguono la logica di Buffett. E comprano
In teoria il rischio di un possibile rialzo dei tassi dovrebbe essere un problema non indifferente anche per l'azionario dal momento che alti tassi di interesse influenzano i costi di indebitamento delle società e possono infine rendere le loro azioni meno allettanti per gli investitori. Questo il nocciolo della questione per gli analisti di Nomura, preoccupati per un “doloroso ritorno indietro” che potrebbe verificarsi intorno alla metà dell'anno in concomitanza con il rialzo generalizzato dei tassi.
Sparite le paure?
Intanto il calo avvertito nei giorni scorsi sui mercati, in particolare quelli Usa quasi “spaventati” da dati macro che confermano come l'economia stia andando effettivamente bene, appare sempre più come una scossa il cui contraccolpo viene man mano attutito. La dimostrazione più forte l'ha data Wall Street nella sua ultima seduta in cui i tre indici maggiori hanno registrato la quinta seduta consecutiva in vantaggio. Continua così il cammino per il recupero dei massimi storici con il Nasdaq (Francoforte: 813516 - notizie) a 7.256,43 punti (+1,58%), il Dow Jones a 25.200,37 punti grazie al suo +1,23% e l'S&P 500 a 2.731,20 punti con il +1,21%. Eppure gli analisti continuano ad essere perplessi.
Le perplessità
Da un lato c'è chi, come Peter Toogood, Chief Investment Officer di Embark Group, ritiene un segnale preoccupante il fatto che molti investitori stiano ancora acquistando azioni dopo il sell off della scorsa settimana. Dall'altro lato altri, come Michael Wilson, capo degli strateghi azionari statunitensi di Morgan Stanley, secondo cui l'S&P 500 potrebbe raggiungere il suo obiettivo bull di 3.000 punti entro la metà dell'anno sull'onda di un ultimo impeto di euforia prima di tornare indietro entro la fine dell'anno.
In altre parole sul maggiore listino Usa (e mondiale) ci sarebbe ancora un margine di rialzo del 14,5% rispetto alla chiusura di venerdì scorso a 2.619,55.
Il sondaggio di BofA
Un rafforzamento dell'economia che spinge anche a cambiare il portafoglio: l'attuale trend, infatti suggerisce che la Fed potrebbe scendere in campo con intenzioni più serie del previsto e anche prima di quanto ci si possa aspettare, in virtù di un cambio al timone della banca centrale. Ma ago della bilancia sarà soprattutto il resto dell'equipaggio, presto formato da qualche falco in più rispetto all'immediato passato: nei giorni scorsi si era fatto il nome di Loretta Mester, a capo della Fed di Cleveland per la poltrona di numero due della Fed). Risultato: la volatilità è tornata. Per questo da BofA hanno interpellato alcuni grandi gestori per capire l'aria che si respira. Dalle risposte si evince il ricorso, spesso in massa, alla liquidità come indicato dal 38% degli intervistati: la percentuale di cash nel portafoglio dei gestori è aumentata dal 4,4% al 4,7%. Inutile dire che, di fronte all'altalena del mercato, oltre alla preferenza per la liquidità, istintivamente tutti si sono diretti vero i settori proverbialmente difensivi come ad esempio la sanità.
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