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I vestiti? Comprali al chilo e risparmia

Tipo di business, rifornimenti e clientela: tutto quello che c’è da sapere sui Kilostore. Intervista a Federico Nistri di MrKilo Vintage Store

“Buongiorno, vorrei un chilo di t-shirt”, “Mi dia anche 300 grammi di gonne e 200 di calzini”. No, non stiamo simulando un mondo fantastico in cui si possono fare acquisti di abbigliamento come al supermercato, ma immaginando quello che succede in uno dei negozi di moda al chilo che esistono, sì, anche in Italia. I primi punti vendita sono spuntati già da qualche anno in molte città, ad esempio Milano, Roma, Torino, Bologna, Cervia, Udine, ma anche in centri più piccoli.
E noi ne avevamo già parlato nel 2012 in questa rubrica, con l'articolo "I negozi dove la moda si vende al chilo".

Ma cosa fa esattamente un negozio al chilo, perché aprire un business del genere?
La risposta, anzi le risposte, a queste domande ce le dà Federico Nistri, 36 anni, socio della Misterkilo S.r.l., proprietaria del MrKilo Vintage Store, insieme a Tiziana Lamonaca, 39 anni, rappresentante legale mentre una quota è affidata a una società esterna che si occupa di sviluppare nuove start up.

Come è nata l’idea di aprire un negozio di abiti venduti al chilo? E quanti punti vendita avete?
"Il progetto Mrkilo è nato nel 2013 parallelamente alla nostra attività principale che è quella di fornitori di abiti usati all’ingrosso. Per adesso siamo solo a Prato, ma è già pronto un piano di espansione con aziende interessate all’affiliazione su città come Firenze, Milano e Rimini".

In cosa consiste la vendita al chilo?
“Ci rifacciamo al sistema di vendita dei reparti ortofrutta dei supermercati: in negozio sono presenti molti articoli con un prezzo al kg ed un tasto/codice da premere sulla bilancia. Il cliente sceglie il capo, lo mette sulla bilancia elettronica che gli indica sul display i parametri (peso, prezzo al kg) ed il prezzo che andrà a pagare. Se ha intenzione di acquistare, basta che prema il tasto “stampa” e la macchina gli rilascerà uno scontrino non fiscale con il quale poi andrà alla cassa”.



Che tipo di negozio è? Tutto fa immaginare i bancali della frutta e della verdura, ma stiamo pur sempre parlando di abbigliamento…
“Il locale è arredato con oggetti di riciclo, bancali di legno , vecchi bauli, vecchie TV anni 50 ecc… tutto ispirato al magente che è Il colore aziendale.

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Chi è la vostra clientela?
È molto variegata e ciò dipende soprattutto da dove è situato il negozio. Il nostro è in centro quindi ci passano molte persone provenienti anche da nazionalità diverse. Da noi viene chi condivide il riutilizzo dei capi e quindi abitualmente compra usato, ma anche chi mira a: risparmio, qualità, brand. Molti, poi, sono i giovani che si avvinano ai capi usati per ricercatezza e per stile; in aumento costante anche i noleggi per le feste a tema che permette ai ragazzi di partecipare a degli eventi a tema senza ricorrere a spese elevate per dei capi che indosseranno solo per quell’evento. Da non sottovalutare anche la nicchia di collezionisti sempre alla ricerca di capi esclusivi ‘vecchi’.
Possiamo vantare una buona affluenza, che varia ovviamente a seconda della stagione, clima o festività.La nostra non è una città con elevata affluenza di turismo quindi noi dobbiamo scommettere sulla fidelizzazione del cliente locale”.



Cosa vendete e come lo vendete?
Noi vendiamo abbigliamento usato selezionato ed igienizzato proveniente direttamente dagli Stati Uniti e dal Nord Europa. Non vendiamo in conto vendita come in alcuni mercatini dell’usato.
I vestiti usati vengono tutti igienizzati per legge alla fonte, se necessario viene fatto anche un ciclo di lavaggio industriale ed infine vengono stirati. Molta della merce viene esposta su stand, abbiamo anche dei banconi in legno riciclato fatti su misura su cui mettiamo gli abiti alla rinfusa come si fa nei mercati rionali. Vendiamo: abbigliamento donna, uomo, bambino, sport, biancheria per la casa , caccia e pesca; in più vintage dagli anni 50 agli anni 90.


Che tipo di investimento iniziale c'è stato e quanto serve per mantenerlo?
“L’investimento iniziale è stato relativamente contenuto, il più è quello che si spende nel trovare ed eventualmente nel risistemare il fondo commerciale. La spesa maggiore ha riguardato dunque la ristrutturazione del locale, 380 metri quadri su due piani, mentre per attrezzature, burocrazia, tecnologia e merce sono bastati circa 25.000 euro”.

Chi può avviare una attività del genere?
“Il mondo dell’abbigliamento usato non è uno dei più semplici, o meglio, non ci si può improvvisare. Oltre a una cultura su moda e abbigliamento occorre sapere reperire la merce di qualità. A differenza dell’abbigliamento nuovo di produzione, nel nostro settore non ci sono i rappresentanti che ti offrono le partite di merce, ma occorre saper andare dai cernitori di abbigliamento usato e sapere cosa si compra… garantisco che le brutte sorprese sono sempre dietro l’angolo!! In questo ci ha aiutato la nostra esperienza decennale come fornitori”.


Ci fa un esempio dei prezzi?
I prezzi al kilo variano da 14.99 euro/kg , 29.99 euro/kg , 39.99, 49.99 fino ad un massimo di 99.99 per la maglieria di cachemire...Ci sono dunque camicie da donna che costano da 3 a 5 euro, i vestiti possono costare circa 8 euro, le magliette da 5 a 10. I prezzi aumentano con il vintage: i vestiti anni ‘50- ‘60 intorno ai 20-25, giubbini di pelle 35 e così via”.

Quella al chilo è l'unico tipo di vendita?
“Oltre alla vendita al kg abbiamo, a seconda delle forniture , la ‘vendita a colore’, con cartellini per cui ogni colore indica un prezzo unitario per il capo. Questo perché crediamo fortemente che un locale oggi deve sempre stimolare, più sei dinamico, più susciti interesse. Stiamo inoltre ottimizzando il negozio online dove per il momento stiamo vendendo solo capi vintage piuttosto esclusivi con prezzi unitari e non al chilo”.