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Interpump, AD conferma guidance 2016, accelerazione M&A in 2017

di Massimo Gaia

REGGIO EMILIA (Reuters) - Interpump si prepara ad affrontare un 2017 gravido di operazioni di M&A.

Fulvio Montipò, fondatore, presidente e amministratore delegato del produttore di pompe, parla con Reuters dal suo ufficio di Reggio Emilia. Immancabile sigaro in mano, traccia le linee di sviluppo di una società che diventa sempre più grande. E che non vuole smettere di crescere, dopo circa trenta acquisizioni dalla fondazione (1977).

Il 2017 "spero sarà un anno generoso sul fronte delle acquisizioni". Del resto, Montipò ha promesso di raggiungere 1 miliardo di fatturato (pari a 693 milioni al termine del terzo trimestre) entro il 2017.

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Intanto, per il 2016 conferma la guidance. "Credo che sul fronte della marginalità faremo un po' meglio rispetto al 2015 (Ebitda margin del 20,3%)". Con un dividendo che non si discosterà molto dal 2015 (0,19 euro), perché il mantra è "investire nella crescita".

M&A IN ACQUA, OLIO, TUBI, FOOD

Interpump è un acquisitore seriale e non vuole fermarsi. Muovendosi nelle aree tradizionali, ovvero acqua (dove è leader mondiale, ma "c'è ancora qualcosa da fare") e oleodinamica, industria gigantesca e frammentata. Crescendo nei business in cui è entrata da poco. Innanzitutto, tubi e raccordi, "un mercato enorme (10-12 miliardi), in cui stiamo investendo a testa bassa per crescere". Qui, dice Montipò, il focus è soprattutto sugli Usa.

E poi c'è il settore delle pompe utilizzate nel food, approcciato attraverso l'acquisizione di Bertoli e che promette bene: "Ci sono due-tre gruppi mondiali e una pletora di minori, che si possono aggregare".

Dal punto di vista geografico, Interpump ha piantato una bandierina ovunque. L'ultima è stata messa in Oceania, con l'acquisizione del distributore Mega Pacific.

Montipò vede in rampa di lancio il mercato indiano ("Penso che nel 2017 registreremo una crescita a due cifre"). E pone l'accento sulle prospettive in Iran, "un mercato che ha sete di prodotti di qualità e che può compensare la Russia".

Tornando alle acquisizioni, l'AD annuncia che, "raggiunto il traguardo di 1 miliardo nel 2017", stilerà un piano per il 2020/2021, caratterizzato "dal mantenimento di un passo di crescita in linea con quello degli ultimi anni, con qualche ottano in più". Interpump nel 2020 sarà "un'azienda che non avrà perso la snellezza attuale, ma con un corpo molto più grande".

L'imprenditore reggiano racconta con passione, inserendo nel discorso qualche espressione dialettale, come individua e seleziona i target potenziali, le visite nelle aziende per vedere di persona gli impianti, i colloqui con gli imprenditori.

Ma un acquisitore seriale, quando raggiunge dimensioni importanti, diventa a sua volta un target potenziale. "Siamo oggetto di simpatie diffuse, stante la bellezza dei nostri numeri, ma non abbiamo, al momento, nessuna intenzione di vendere; la priorità è crescere". Alla famiglia Montipò fanno capo circa due terzi di Ipg Holding (21,498% del capitale), mentre il resto è nel portafoglio di Tip. Altri azionisti di peso sono Fidelity (7,809%), Isabella Seragnoli (6,61%), Claudio Bulgarelli (4,133%) e Caisse des Depots et Consignations (3,163%). Interpump, insomma, è teoricamente contendibile. "Se c'è un matto o un coraggioso dovrebbe tuffarsi in un'operazione ostile...", chiosa.

Se come azionista vuole accompagnare la prossima fase di crescita della sua 'creatura', come capo azienda Montipò sta preparando per tempo la successione. Intanto, si è messo al fianco un vice presidente e amministratore delegato (Paolo Marinsek). Poi, mutuando la terminologia calcistica, dice di avere "una bellissima Primavera", ovvero una mezza dozzina di manager, tra i 38 e i 45 anni, "di grande speranze", con i quali ogni quindici giorni tiene il comitato di gestione.

Non si sente il dominus dell'azienda e intende cedere le leve quando sarà il momento giusto. Non ora, però: "Mi sento un privilegiato, non avverto la fatica del lavoro. E' ovvio che (Interpump) non è mia. E' un fenomeno straordinario; è parte della società e del territorio in cui si sviluppa, crea ricchezza diffusa per tutti".

Territorio, la provincia di Reggio Emilia, con cui l'imprenditore mantiene un legame fortissimo. "Sono attaccato alla mia terra", racconta, "le voglio bene. I miei genitori emigranti, mi hanno fatto respirare le nostalgie per questa terra, che amavano, e io ho finito per amarla come loro".

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