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Intesa Sanpaolo, Ubi e offerta ‘irrinunciabile’ con paletti AGCM

L’offerta pubblica di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca si arricchisce di ulteriori elementi. Intesa ha rilanciato la sua offerta in contanti innalzandola a 652 milioni di euro, nel tentativo di convincere gli azionisti di Ubi ad accogliere l’offerta del primo gruppo bancario italiano.

Il consiglio di amministrazione di Ubi Banca resta contrario e in una brevissima nota, per giunta pubblicizzata nel web attraverso vari canali pubblicitari, ha fatto sapere che “dopo attenta valutazione della documentazione disponibile, ha ritenuto che l’Offerta Pubblica di Scambio lanciata da Intesa Sanpaolo non sia conveniente per gli azionisti di UBI Banca.”

E lo slogan di Ubi è molto chiaro: “La fiducia non si compra”. Quale fiducia? La fiducia di investitori e clienti, perché Ubi scrive nella nota che la fiducia “si conquista negli anni di continua vicinanza ai nostri territori, aiutando a realizzare i vostri progetti, a proteggere ciò che vi sta più a cuore.”

La decisione dell’AGCM

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) ha qualche giorno fa emesso il suo parere sull’offerta pubblica di scambio e il parere non è del tutto favorevole per il gruppo Intesa.

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Seppur l’AGCM “ha autorizzato” Intesa, lo fa “con condizioni” e questo perché “l’Autorità ha rilevato che l’operazione di concentrazione, consistente in un’Offerta Pubblica di Scambio volontaria totalitaria promossa da Intesa Sanpaolo S.p.A. (di seguito anche ‘ISP’) avente ad oggetto il capitale azionario di UBI Banca S.p.A., è idonea a produrre la costituzione e/o il rafforzamento della posizione dominante di ISP in alcuni mercati locali della raccolta bancaria, degli impieghi alle famiglie consumatrici e degli impieghi alle famiglie produttrici-piccole imprese.”

C’è per l’Autorità il rischio di assumere una posizione dominante da parte del gruppo diretto da Carlo Messina e questo è uno dei motivi che aveva spinto alcune banche ad aderire mesi fa alla procedura dell’Autorità: lo aveva fatto anche Unicerdit.

Intesa per evitare la posizione dominante dovrà quindi “cedere oltre 500 sportelli bancari, numero ben superiore a quanto offerto originariamente” e tali cessioni dovranno avvenire in quelle regioni geografiche dove “si registrano le maggiori criticità concorrenziali”. Ammesso che gli azionisti dicano sì all’offerta.

Gli azionisti Ubi banca e le ferie congelate dei dipendenti

Ubi Banca si attende ora che gli azionisti affluiscano in gran numero presso le filiali per chiedere informazioni e chiarimenti su quanto sta avvenendo “sopra le loro teste”.

Ubi teme un afflusso tale che ha, almeno in alcune zone d’Italia, congelato le ferie dei dipendenti che stavano per partire.

In provincia di Bergamo, ad esempio, risulta che le ferie già programmate dal 20 al 31 luglio 2020 sono state revocate.

Un fatto che non è piaciuto al sindacato Fisac Cgil che è intervenuto con una nota per manifestare tutto il disappunto per la scelta aziendale, dal momento che, dice il sindacato, i dipendenti delle filiali del territorio bergamasco hanno assicurato continuità di servizio anche durante i mesi più duri della pandemia.

Andamento dei titoli ISP e UBI

Ma cosa ne pensano i mercati di questa offerta pubblica di scambio tra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca?

Il titolo Intesa Sanpaolo (ISP) dopo la comunicazione di AGCM, pubblicata il 16 luglio, che ne dava un sostanziale parere positivo ma con condizionalità, ha guadagnato terreno momentaneo per poi perderlo nella giornata di venerdì 17. Al momento una azione ISP vale 1,83 euro.

Per quanto riguarda il titolo Ubi Banca (UBI), ha vissuto un crescendo significativo tra il 16 e il 17 luglio, attestandosi ad un valore pari a 3,27 euro ad azione.

This article was originally posted on FX Empire

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