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IPC negli USA; mercati in attesa indicazioni BCE per il 2017

Mercati in attesa di indicazioni per il 2017 dalla BCE (Toronto: BCE-PA.TO - notizie)

di Yann Quelenn

Oggi pomeriggio la BCE pubblicherà i verbali della riunione di politica monetaria di ottobre. I mercati attendono ancora qualche accenno su ciò che succederà alla politica monetaria dopo il marzo del 2017. I mercati, però, hanno già messo in conto una proroga del programma attuale. Il presidente della BCE Mario Draghi finora si è rifiutato di annunciare variazioni, perché sicuramente è convinto che il rialzo del tasso della Fed darà ulteriore sollievo alla moneta unica, esercitando pressioni al rialzo aggiuntive sull’inflazione. Draghi vuole rimanere il più flessibile possibile fino alla prossima riunione della BCE, che si terrà a dicembre e che quindi rivestirà una particolare importanza.

Per il momento, l’inflazione dell’Eurozona si avvicina allo 0% e la dotazione del programma di acquisto di asset dovrebbe rimanere invariata a circa 80 miliardi di euro al mese. C’è, però, una questione fondamentale: i mercati sono piuttosto preoccupati circa la percorribilità di questa decisione, perché la scarsità di bond diventa sempre più problematica. Il tasso sui depositi si attesta attualmente al -0,4% e l’istituzione europea è costretta ad acquistare obbligazioni che rendono ancora meno. Ecco perché la rimozione di questa regola sarebbe sicuramente di aiuto per la BCE. Il programma di QE non permette inoltre alla BCE di acquistare più del 33% del debito di un paese. Crediamo che la BCE sia ormai troppo coinvolta per mettere fine al programma di QE e, a nostro avviso, questa soluzione alternativa sta diventando più probabile, nell’ottica di ovviare alla scarsità di titoli.

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Mercati in attesa dei dati IPC (Francoforte: IPEN.F - notizie)

di Arnaud Masset

Oggi l’USD vivrà una giornata cruciale, perché nel pomeriggio sarà pubblicato l’ultimo indice sui prezzi al consumo e nel frattempo Janet Yellen testimonierà di fronte al Comitato Economico del Congresso. Ora che, secondo la Fed, l’economia USA si sta avvicinando alla “piena occupazione”, il mercato si concentra sempre di più sulle cifre relative all’inflazione, l’apparente pedina mancante per un altro rialzo del tasso. Alle 13:30 GMT sarà reso noto l’indice dei prezzi al consumo di ottobre, che dovrebbe essere salito all’1,6% a/a dall’1,5% del mese precedente. L’indice core, che esclude i prezzi dei generi alimentari e dell’energia, dovrebbe essere rimasto stabile al 2,2% a/a.

Stando ai future sui Fed Funds, ieri la probabilità di un rialzo del tasso alla riunione di dicembre ha raggiunto il 94%. Quindi un restringimento delle condizioni monetarie negli USA è cosa fatta e viene interamente scontato sui mercati finanziari. Ecco perché il rischio è essenzialmente al ribasso per l’USD, perché una Fed sorprendentemente colomba il 14 dicembre potrebbe innescare un’ondata di vendite di USD. Non credo che la banca deciderà di non intervenire, ma se le proiezioni sui tassi futuri (“dot plots”) mostrassero che i membri della Fed hanno rivisto in forte ribasso le aspettative sui tassi, ciò invierebbe un segnale negativo agli investitori perché indicherebbe che la Fed sta diventando meno ottimista sulle prospettive degli USA. Stamattina il dollaro americano ha ampliato le perdite contro le valute principali in vista dell’intervento di Yellen e dei dati sull’inflazione. L’EUR/USD è salito a 1,0735.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online