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L’anno che verrà (sui mercati)

Il referendum italiano non ha prodotto nessun impatto di rilievo, nonostante l’esito fortemente avversato dalle banche d’investimento e dalle cancellerie europee. Adesso (IOB: 0N5I.IL - notizie) , l’evento più significativo che ci attende è capire come Mario Draghi intende governare la volatilità nell’immediato e ancor più nel prossimo anno. L’estensione del QE pone una seria garanzia per gli investitori nel medio periodo, almeno fino alle elezioni francesi.

Ovviamente bisognerà tenere conto della campagna elettorale che presto o tardi si riaprirà in Italia dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Il timore che possano prevalere forze euroscettiche in Francia o in Italia impone un controllo serrato sul funzionamento del mercato dei bond governativi nell’Eurozona. Ciò risulterà ancor più importante nella misura in cui, a metà mese, la Fed deciderà di dar vita ad una linea di politica monetaria più restrittiva.

Da più parti si fa notare che gli investitori sono impreparati a un reversal strutturale dei rendimenti sui Government Bond. I membri del Board del Fomc da diverse settimane stanno chiamando sempre con più insistenza il rialzo dei tassi USA, ponendo una linea di demarcazione piuttosto profonda tra la politica monetaria della Fed rispetto a quella di BoJ e BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) .

Il 10 anni US è salito oltre la soglia 2,20%, convalidando un segnale cui seguirà nelle prossime sessioni una fase di consolidamento. Il 10 anni tedesco intanto ha replicato di pari passo, pur con minore intensità, il movimento dei rendimenti americani fissando anche in questo caso un presumibile segnale di inversione di tendenza. Per tale ragione è lecito chiedersi quale forza possa ancora avere la proroga del QE. Il problema che nasce da queste valutazioni ci riporta al BTP e allo spread in un contesto di presumibile rialzo dei rendimenti.

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Grafico spread BTP-BUND

Non sappiamo quanto sia prematuro ritenere che ciò possa intaccare l’intero comparto dei Govennment Bond europei, ma alla luce della crisi di governo, unita alla consapevolezza che presto inizierà una nuova campagna elettorale in Italia, ci si chiede quanto questo scenario possa logorare i mercati. Finora gli investitori hanno penalizzato solamente i titoli del comparto bancario e le compagnie maggiormente indebitate. L’indice Ftse Mib dopo una partenza negativa post-referendum ha via via migliorato le sue performance e ora si aprono spazi di recupero inattesi in direzione di area 18300/500.

Grafico Ftse Mib

Lo spread con il contributo della Bce potrebbe sfiammare le tensioni accumulate nel breve e scivolare verso l’area dei 150/145 punti base.

Riguardo al contesto globale, il meeting Opec si è concluso con un accordo tra i vari paesi aderenti al cartello. Ciò è bastato per riportare i prezzi a quota 52 usd/bar per il Light Crude, 55 per il Brent. I massimi coincidono con la resistenza che indirizza le contrattazioni da ottobre dello scorso anno. La violazione del livello apre un nuovo range di mercato la cui ampiezza copre rialzi sino ad area 65 usd/bar.

Grafico Crude Oil

Confermano il mood i reversal rilevati sul rame nonché sul Baltic Dry Index, l’indice sui noli marittimi. Il break-up di area 52 usd, ancorché in arbitrio alla fragilità dell’accordo, apre opportunità di acquisto con controlli del rischio che purtroppo impongono inizialmente sacrifici di spessore. Il primo livello quota infatti poco sotto area 49 usd, mentre tutto il movimento di apprezzamento fa leva su area 40 usd/bar. L’eventuale violazione confermata consentirà di aggiornare i valori su cui gestire il rischio sotto area 52.

Nelle ultime ore abbiamo assistito a un recupero dell’euro dai minimi segnati in area 1,0530 susseguenti al voto in Italia. Sotto il profilo tecnico il quadro mette in evidenza due livelli di resistenza significativi posti in area 1,0785 e 1,0980 eur-usd. Non escludiamo una verifica del mercato su tali posizioni. Il pull back dei prezzi sulla linea che in precedenza costituiva sostegno per le contrattazioni si posiziona questa settimana come resistenza su cui collaudare la violazione appena maturata. Qualora vi fosse un nuovo break-up saremmo costretti a rivedere la nostra view di medio termine.

Anche i mercati azionari attendono la Fed. Per lo Standard & Poor 500, dopo il rally generato dall’elezione di D. Trump, ci attendiamo un temporaneo consolidamento che potrebbe spingere i corsi a verificare l’area 2120: la violazione di 2190 aprirà la finestra correttiva su cui andremo a processare le opportune verifiche per catturare eventuali segnali operativi.

Grafico S&P500

Sul mercato americano rileviamo un ritorno dell’offerta, seppure limitata, nelle componenti growth, nella tecnologia e nelle biotecnologie.

Il Nasdaq Composite potrebbe ritornare a ricollaudare area 5100, mentre l’indice Biotech sta ritracciando l’ampio gap aperto sino ad area 2750. Il rischio in questo caso rimane sempre rappresentato da quota 2600 dove da inizio anno abbiamo fissato la linea su cui monitorare ulteriori eventuali cedimenti del mercato.

In generale il ritorno del L’indice Vix (indice di volatilità implicita del prezzo delle opzioni relative all’S&P 500) in area 12,40, ovvero sui minimi di periodo, pone le basi per una reazione che confermerebbe l’ipotesi correttiva di cui abbiamo anticipato l’eventuale evoluzione. Tuttavia soltanto strappi oltre quota 15 legittimerebbe la chiamata per un estensione ulteriore dei ribassi.

In Europa, l’Eurostoxx ha contenuto la flessione post referendum rimanendo sempre inserito all’interno del range 3150-2950. Continueremo a monitorare tale fascia di oscillazione per catturare eventuali partenze direzionali qualora gli algoritmi proprietari le dovessero evidenziare.

Sull’area degli emergenti rimangono ancora dubbi sulla loro capacità di conservare i recuperi messi a segno sino a fine ottobre. Siamo in prossimità della media a 200 giorni (MSCI Emerging Market, MSCI BRIC) ed il rischio che venga violata appare concreto. La flessione potrebbe contribuire a formare una base su cui giocare agli inizi del prossimo anno una nuova ripartenza nel caso in cui l’iniziale segnale di inversione che stiamo osservando sulle commodity possa consolidare e sviluppare un trend espansivo. Su queste basi l’MSCI BRIC dovrebbe flettere sino a quota 495/85 dall’attuale 515, prima di incontrare nuova domanda confermando il nostro Outlook.

Di Wlademir Biasia

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Autore: ItForum Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online