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Trattativa su legge elettorale, Renzi vuole primo sì a febbraio

Il segretario del Pd Matteo Renzi. REUTERS/Remo Casilli (Reuters)

di Roberto Landucci ROMA (Reuters) - La legge elettorale rischia di finire nella palude parlamentare dei veti incrociati, dove si sono affossati i precedenti tentativi, ma il segretario del Pd Matteo Renzi dice che l'accordo con Forza Italia tiene, mentre filtra la notizia di sue telefonate con Silvio Berlusconi. L'obiettivo di Renzi resta quello di incassare il primo sì della Camera al disegno di legge entro febbraio. Il Pd, minoranza interna compresa, ha dato una mano al suo segretario a Montecitorio, ritirando tutti i suoi emendamenti tranne tre, e ai piccoli partiti recalcitranti ha concesso che il testo vada in aula il 30 gennaio anziché domani. Il partito del premier Enrico Letta mantiene comunque la richiesta di modificare il ddl in tre punti: alzare la soglia di voti per il premio di maggioranza al 38% dal 35%, istituire le primarie, sia pure facoltative, e delegare al governo il compito di ridisegnare i collegi, come ha detto oggi Emanuele Fiano, capogruppo del partito in commissione. Forza Italia, l'altro pilastro dell'accordo sulla riforma, ribadisce le sue "buone intenzioni", come ha spiegato il suo capogruppo Renato Brunetta, ma avverte che "alzare la barra del premio di maggioranza al primo turno al 38%, renderebbe ancor più necessario per i grandi partiti coalizzarsi con i piccoli a discapito del bipolarismo". Su questo e altri punti proseguono le trattative tra i due partiti leader degli opposti schieramenti, tanto che fonti parlamentari di entrambi hanno fatto filtrare nel pomeriggio la notizia che Renzi e Berlusconi sono tornari a parlarsi al telefono. In serata fonti del Pd hanno detto che ci sono buone probabilità di stringere un compromesso per la soglia al 37%, mentre tornerebbe in scena la norma cosiddetta Salva-Lega, che garantirebbe comunque una rappresentanza ai partiti a radicamento regionale. Al di fuori di Pd e Fi tutti gli altri vogliono prendere tempo, di fatto impedendo il voto alla Camera a febbraio. Renzi, che è l'artefice del compromesso che ha portato alla stesura del ddl, dopo avere spronato i suoi parlamentari a ritirare gli emendamenti, prova oggi a smarcarsi dalle sabbie mobili parlamentari: "Personalmente non mi farò ingabbiare nelle stanche liturgie della politica tradizionale: le carte sono in tavola, nessuno può bluffare. Se qualcuno vuole far saltare tutto, lo faccia a viso aperto e lo spieghi al Paese", ha scritto stamattina su Facebook. I suoi fedelissimi a Montecitorio, a cominciare da Maria Elena Boschi, assicurano che da parte di Forza Italia non c'è alcuna volontà di ostruzionismo. Semmai sono i partiti minori, come Nuovo centrodestra, partner di governo, a rallentare. Per Renzi la nuova legge dovrebbe essere pronta prima di maggio, per essere spesa come buon argomento di campagna elettorale alle Europee di primavera. Ma questo obiettivo presuppone che la legge passi in prima lettura a Montecitorio il prossimo mese, altrimenti si innescherebbe una catena di slittamenti. "DENTRO IL PD GIA' COMINCIATO GIOCO DEL CERINO" Di fronte alle resistenze dei "piccoli" ad approvarla in prima lettura entro febbraio, Renzi potrebbe anche giocare la minaccia di andare ad elezioni anticipate in contemporanea alle Europee con la legge emersa dalla sentenza della Consulta - che contiene soglie di sbarramento molto alte per loro -, anche se, in questo caso, con un sistema proporzionale senza premio di maggioranza, il risultato paradossale potrebbe essere quello di un nuovo governo di grande coalizione, come in Germania. Ma le insidie sul percorso della legge elettorale provengono anche dallo stesso Pd, la cui rappresentanza parlamentare non è in maggioranza di provata fede renziana. "Abbiamo ritirato i nostri emendamenti in commissione, ma non c'è stato alcun divieto a ripresentarli tra qualche giorno in aula", ha detto un'importante voce della minoranza del partito, che si mostra pessimista sulle chance di successo della riforma. "La mia impressione è che dentro il partito sia già cominciato il gioco del cerino (sulle responsabilità di un eventuale fallimento), ma questa volta per Renzi non sarà tanto facile smarcarsi, lui è il segretario", ha aggiunto. Restano da valutare infine quali ripercussioni potrebbe avere un fallimento della nuova legge elettorale sulla compagine di governo, nel momento in cui, con le dimissioni del ministro dell'Agricoltura Nunzia di Girolamo si è aperta la fase del "rimpasto". Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia