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Mercati peggiorano: scatta la corsa ai beni rifugio

L'America pagherà l'affronto alla Corea del Nord con una furia mille volte superiore. La Corea vedrà fuoco e fiamme come mai prima d'ora. Questi i toni della sfida, finora ferma solo alle dichiarazioni, che Pyongyang e Washington stanno affrontando.

Le tensioni sui mercati

Ma si tratta di una sfida pericolosa perchè le due nazioni sono governate da capi di stato di certo non dediti all'arte diplomatica. Ecco perchè i mercati, da tempo anestetizzati di fronte alle tensioni geopolitiche, questa volta preferiscono prestare un'attenzione maggiore rispetto alle altre volte. Alle 13.30 Piazza Affari registrava un passivo del'1,3% (21.777 punti), il Dax -1,25%, il Cac40 a -1,7% e il Ftse Mib a -0,7%.

Gli osservatori fanno notare come a Trump, attualmente al minimo della popolarità e in difficoltà sia con le riforme promesse e difficilmente attuabili, sia con i diversi filoni d'inchiesta derivanti dal Russiagate, potrebbe trovare molto comodo il distrarre l'attenzione dalla situazione interna. Le prime conferme si sono avute proprio dall'Asia con Tokyo che ha chiuso in calo dell'1,3%, il dollaro in calo sulle maggiori valute, dall'euro allo yen passando per la sterlina. In particolare è proprio la moneta nipponica (a 109,85 sul dollaro) che torna a gonfiarsi a causa del suo ruolo storico di bene rifugio, per quanto sia paradossale visto che nella crisi coreana, Tokyo è direttamente minacciata dai missili di Kim Song Un. Il trend chiama in causa anche l'oro, i titoli di Stato come il Bund tedesco (il cui rendimento arriva a 0,465), quello olandese e i Treasury americani (che sui decennali scendono a 2,25%), in pratica tutti i beni cosidetti rifugio.

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A peggiorare la situazione è stata la notizia secondo la quale la Corea del Nord sarebbe intenzionata a lanciare dei missili a medio raggio sull'isola di Guam che ospita le basi statunitensi nel Pacifico. A differenza di quanto si possa pensare, in molti iniziano a temere la nazione asiatica soprattutto dopo le indiscrezioni del Washington Post che vorrebbero la Corea del Nord in possesso di testate nucleari miniaturizzate che verrebbero poi caricate direttamente sui missili. In altre parole Kim Jong Un avrebbe continuato quel percorso per far diventare la Corea una potenza nucleare nonostante le nuove sanzioni decretate non più tardi di 5 giorni fa dall'Onu.

Dollaro debole e beni firugio

In tutto questo, come anticipato, il dollaro denota una sistematica debolezza, debolezza che, secondo Wells Fargo (Swiss: WFC-USD.SW - notizie) , potrebbe trovare nelle elezioni italiane del 2018 un elemento destabilizzatore per la forza della moneta unica ma che, guardando a tempistiche più ravvicinate, potrebbe trovare un trampolino di lancio per il biglietto verde secondo quanto previsto da Avi Gilburt che parla di un salutare pullback per la fine dell'anno. Diverso invece il parere di Credit Suisse (IOB: 0QP5.IL - notizie) che parla di un mercato orso di lungo termine per la moneta statunitense. Proprio per questo motivo dalla Banca elvetica hanno consigliato di prediligere titoli particolarmente esposti verso il Vecchio Continente; tra i titoli preferiti sono da citare Alexion Pharma che vede il 51% dei suoi ricavi arrivare proprio dall'Europa, Priceline Group (Amburgo: 1625045.HM - notizie) (45%), Gilead Sciences (NasdaqGS: GILD - notizie) (40%), Activision Blizzard (Francoforte: A0Q4K4 - notizie) . (39%), Electronic Arts (NasdaqGS: EA - notizie) (39%), Carnival (39%), Celgene (35%) e McDonald's (40%). In quest'ultimo caso c'è da citare anche l'ultima novità, quella della nuova strategia di espansione che vede la Cina come protagonista. Il re del fast food, infatti, ha già fatto sapere di voler raddoppiare la sua presenza su territorio cinese da qui al 2022 all'interno di una più vasta collaborazione strategica con il conglomerato statale Citic (Dusseldorf: CPF.DU - notizie) e Carlyle Group.

Tornando al cambio euro dollaro, numeri alla mano attualmente il cambio viaggia poco sopra 1,17, ancora lontano dalla soglia psicologica di 1,20, da molti vista come spartiacque. Oltre quella soglia, infatti, l'export europeo potrebbe essere messo facilmente sotto pressione

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