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Mivar, il fondatore “regala” la fabbrica a chi continuerà a costruire televisori

Mivar, il fondatore “regala” la fabbrica a chi continuerà a costruire televisori

Carlo Vichi, 91 anni, è un imprenditore vecchia maniera nei valori, giovane nelle idee e negli slanci. Nel 1958, in pieno boom economico ha fondato dal nulla la Milano Vichi Apparecchi Radio, che a Milano dava lavoro a 400 persone. Alla fine degli anni Sessanta i dipendenti di Mivar raddoppiarono a 800 nella nuova sede di Abbiategrasso e la televisione made in Italy – l’unica grande azienda del ramo mai sorta nel nostro Paese - riusciva a tenere testa a colossi stranieri come Sony, Philips, Grundig, Saba e Telefunken.

Dopo quattro decenni ad altissimo livello, la Mivar ha fatto costruire alcuni capannoni a ridosso del Naviglio grande, non lontano dalla sede storica dell’azienda abbiatense. Quando è stato completato lo stabilimento, l’azienda è entrata in crisi. Ma il patron Vichi non ha voglia di ritirarsi in pensione e di lasciare che la sua fabbrica avveniristica resti inutilizzata.

E così ha lanciato un appello: concedere in affitto gratuito la sua fabbrica a chi si impegnerà a produrre televisori ad Abbiategrasso. È l’unico vincolo posto dal fondatore di Mivar ai potenziali locatari della fabbrica che ha un valore di 200 milioni di euro: “Non voglio un solo centesimo. L’unica condizione è che gli affittuari si impegnino formalmente ad assumere 1.200 lavoratori, abbiatensi o milanesi. Voglio restituire un lavoro a chi è stato costretto a lasciare Mivar”.

L’entusiasmo e la “visione” di Vichi sono quelle di un imprenditore alle prime armi. Basti dire che lo stabilimento costruito una quindicina d’anni fa è stato concepito in un’area verde con tanto di collegamento protetto per tutti gli abbiatensi intenzionati a raggiungere il luogo di lavoro in bicicletta. Vichi racconta di avere difeso la propria azienda e i propri lavoratori fin che ha potuto e di avere speso un centinaio di milioni di euro per tenerla in vita. Per il momento la sua proposta non è stata ancora accolta, la politica latita, ma in Italia molte aziende si si stanno “rilocalizzando” e l’usufrutto gratuito di un’azienda del genere, non lontana dal capoluogo lombardo, potrebbe fare gola a qualche coraggioso imprenditore che voglia continuare nel solco del made in Italy.