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Pace fatta sul petrolio. Saipem festeggia a Piazza Affari

Sui mercati asiatici si registrano prese di profitto sul petrolio in seguito al rally di queste ultime ore che ha portato le quotazioni del Brent e del WTI a superare abbondantemente i 50 dollari al barile arrivando al traguardo dei 51 per il secondo e di 53 per il primo. Prese di profitto che in realtà suggeriscono come l’entusiasmo per i motivi che hanno dato il via al rialzo siano in effetti ancora piuttosto deboli.

Saipem (Londra: 0NWY.L - notizie) festeggia

Chi invece festeggia a Piazza Affari è Saipem e per più di un motivo. Di (KSE: 003160.KS - notizie) ieri le dichiarazioni del Presidente russo Vladimir Putin al World Ebergy Council a Istanbul che si è detto pronto a tagliare la produzione di Mosca dimostrando così una forte volontà di collaborare con i rappresentanti dell’Opec a loro volta intenzionati a limare il proprio output con quote diverse da nazione a nazione e che saranno decise durante il prossimo incontro Opec del 30 novembre. In parallelo alle parole del leader russo, è arrivata anche la firma per sempre ieri il greggio ha sfiorato i 54 dollari (53,73 per il Brent) con un +3%. Un rialzo che ha portato il ministro del petrolio saudita Khalid Al-Falih, a guardare alla prossima soglia dei 60 dollari come target di fine anno raccomandando, però, allo stesso tempo, di non creare un’inversione di rotta troppo repentina.

La strategia di Mosca

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La mossa di Mosca rientra in una strategia molto più ampia: come confermato dallo stesso Putin, la nazione è intenzionata a portare avanti tra le altre cose, anche il progetto del Turkish Stream il gasdotto che dovrebbe passare dalla nazione turca, il che spiegherebbe anche l’intesa ritrovata con Ankara. Ed è a questo punto che entra in scena Saipem. Infatti l’ex controllata di Eni (Londra: 0N9S.L - notizie) era già stata coinvolta nel precedente progetto, poi abolito, il South Stream e in virtù di una sorta di “diritto di prelazione” con contratti che nel 2014 erano già stati assegnati per 2,4 miliardi di euro sul South Stream, potrebbe rientrare nel gioco di Turkish (un gioco da quasi 11,5 miliardi che dovrà essere terminato nel 2019) con una commessa da 2 miliardi di euro. Non solo, ma all’orizzonte si preannuncia la nascita di un circolo virtuoso che favorirebbe anche la presenza di Saipem sia per una collaborazione con Saudi Aramco con la creazione di strutture di supporto e ponti piattaforma nei campi Marjan e Zuluf sia la sua presenza in Iran per la creazione di un’altra piattaforma sul giacimento di gas South Pars. Saipem. Tutto questo ha portato gli esperti di Citigroup (NYSE: C - notizie) a guardare con fiducia al titolo anche sul lungo periodo e a consigliarne l’acquisto con target a 0,52 euro. E a confermare il buon momento c’è anche l’andamento a Piazza Affari che vede il titolo salire, intorno alle 12, al +2,9%.

I nuovi mercati

Intanto la Russia continua a guardare ad est verso Cina e India, mercati in espansione e che dovrebbero continuare a implementare la loro richiesta di materia prima, in particolare l’India la quale, a differenza della Cina, è vista dagli esperti come posizionata meglio sul fronte della crescita. Di fronte a questo mercato in espansione, un petrolio ai minimi, sarebbe un disastro non solo per i conti russi ma anche per la stabilità internazionale visti i tagli drastici che l’industria energetica ha dovuto apportare in quest’ambito.

L’ottimismo di ieri, alimentato anche da altre voci che vogliono una collaborazione tra paesi Opec e Non Opec, ancora più ampia di quanto previsto e che includa anche Brasile, Messico e Kazakistan, potrebbe però essere raffreddato dal fatto che, per quanto Mosca abbia dimostrato (a parole) la buona volontà di applicarsi per un rialzo dei prezzi, sembra essere orientata più che altro verso un congelamento della produzione piuttosto che un taglio, il che non cambierebbe molto la situazione visto che le cifre di cui la Russia si può vantare sul fronte dell’output sono da record storico superando gli 11 milioni di barili al giorno il tutto mentre l'Iran in questi gionri ha confermato di aver raggiunto i 4 milioni e di essere intenzionata a superare quanto prima i 5,5 milioni.

Nuovi record sull'Opec

Intanto, secondo le ultime cifre dell'International Energy Agency (Iea) la produzione dei Paesi membri dell'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) ha raggiunto a settembre nuiovi record con il ritonro della Libia sul fronte del commercio internazionale. Numeri alla mano si registra un aumento pari a 160mila barili al giorno il che ha portato la produzione di settembre a 33,64 milioni di barili (97 milioni se si guarda alla produzione mondiale includendo perciò anche gli esterni all'Opec) che, stando agli accordi di massima raggiunti il mese scorso ad Algeri, provocherebbe un taglio che andrebbe dai 640mila barili a oltre un milione, non potendo essere violato il limite dei 32,5-33 milioni di barili.

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