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Pausa pranzo e trasporti: i rincari che colpiscono gli stipendi dei lavoratori

Quando si parla degli stipendi dei lavoratori italiani, raramente si prende in considerazione un aspetto che invece incide parecchio sulla spesa quotidiana e cioè quello del pranzo. Secondo la rilevazione annuale dell'Osservatorio Nazionale Federcosumatori, infatti, a causa dei rincari dei prodotti alimentari (in parte dovuti all'aumento del prezzo dei carburanti), una pausa pranzo "tipo", presso un bar o un ristorante self-service, composta da un piatto di pasta, macedonia, mezzo litro d'acqua e caffè è diventata più cara del 137% dal 2001 (quando costava in media 5,53 euro) ad oggi (stimata al prezzo di 13,10 euro). Un lavoratore può quindi spendere in media 288,20 euro al mese per un pranzo consumato in un locale. A guidare la classifica dei maggiori rincari nel corso degli ultimi 12 anni troviamo l'acqua (+227% rispetto al 2001), la pizzetta rossa (+225%), i tramezzini (+199%), il classico piatto di pasta (+172% ma fino a +175% se condita con pesce) e forse l'ancor più classica, almeno per chi non vuole appesantirsi a metà giornata, insalatona (+168%). L'aumento maggiore colpisce però chi vuole concedersi anche lo sfizio di un gelato, il cui aumento di prezzo è stato del 290%. Rispetto al 2012 è però il caffé a subire l'aumento maggiore: il 10%. Ecco perché sono sempre di più i lavoratori che si portano il pranzo da casa: lo stesso pasto "tipo" preso in esame precedentemente, costa in questo modo circa 3 euro, quindi il 77% in meno rispetto a quello acquistato al bar.
Certo, molte sono ancora le aziende che offrono ai propri dipendenti i buoni pasto, soluzione che fa risparmiare ai datori di lavoro sugli oneri contributivi, ma anche qui molte società stanno riducendo l'importo dei buoni offerti ai propri dipendenti (e in quelle pubbliche la riduzione è arrivata con la spending review, che ne fissa il limite massimo a 7 euro) e gli esercizi di ristorazione appaiono sempre più scontenti del servizio a giudicare dalle diverse proteste, negli ultimi anni, contro il ritardo nel ritiro dei buoni stessi e dei pagamenti da parte delle società che li emettono.
Altre spese che spesso decurtano il già ridotto stipendio degli italiani sono poi quelle per i mezzi di trasporto. Anche qui uno dei principali responsabili sembra essere il pressoché costante aumento del costo della benzina (che negli ultimi 20 anni, secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato del 169,9%). Ma non è il solo. Per quanto riguarda l'utilizzo dei veicoli privati, infatti, sempre Federconsumatori, ha stimato per il 2012 una spesa media di 588,00 euro in più per gli automobilisti, a causa degli aumenti, oltre che della benzina, di RC auto, autostrade e manutenzione. Per quanto riguarda invece i mezzi pubblici, quelli locali hanno subito un rincaro, sempre secondo Federconsumatori, del 28-30% rispetto al 2011.