Quando il riconoscimento facciale fa bene agli animali
Il riconoscimento facciale serve anche agli animali. Non certo per sbloccare lo smartphone, ovviamente. Le tecnologie di identificazione facciale stanno fornendo molti vantaggi su altri fronti.
Il reportage
Le possibilità sono enormi. Un recente reportage di Bloomberg ha raccontato come la scansione delle “facce” dei salmoni atlantici inventata da un colosso norvegese del settore dell’allevamento ittitco, Cermaq Group As, possa venire usata per monitorare lo stato di salute e intervenire in caso di attacco di parassiti, come il pidocchio di mare.
I database
Ci sono decine di database nei quali si tenta di catalogare le specie esistenti. Si tratta di piattaforme utilizzate per favorire i programmi di conservazione e per combattere il bracconaggio. Il New York Magazine ha raccolto lo spunto di Bloomberg per mettere insieme tutte le specie che stiamo monitorando con il riconoscimento facciale.
Gli animali
Facce, o meglio musi. Si parte dalle mucche, con alcune società come l’irlandese Cainthus che, grazie agli accordi con gli allevatori, raccoglie scatti delle teste di ciascuna vacca e ne monitora a distanza lo stato di salute, compresi i pattern comportamentali. Per i polli, invece, esiste un sistema basato su una blockchain per tracciare tutto il ciclo vitale dei prodotti che finiscono in tavola.
L’umore
Grazie al riconoscimento facciale vengono monitorate anche le pecore. I ricercatori dell’Università di Cambridge riescono addirittura a indagarne l’umore. Hanno effettuato uno studio, infatti, per capire se sono in grado o meno di provare il sentimento della paura. In Cina, con il colosso JD.com, l’Amazon locale, il riconoscimento facciale è usato per determinare in modo più rapido età, peso e dieta dei maiali.
Leggi anche:
Canone Rai, quanto si paga e chi deve pagarlo
Attrice rischia il carcere per aver mostrato le gambe al festival del cinema del Cairo
Cos’è Fortnite, il videogioco del momento che causa divorzi e problemi di dipendenza