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Renzi ora pensa a restare anche con vittoria no a referendum

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi. REUTERS/Tony Gentile/File Photo (Reuters)

di Massimiliano Di Giorgio ROMA (Reuters) - L'annuncio di ieri sera di Matteo Renzi che resterà premier fino a che avrà la fiducia del Parlamento sembra il punto di arrivo di un cambio di marcia cominciato quest'estate. Mesi fa Renzi aveva detto che in caso di vittoria del no al referendum sulle riforme costituzionali avrebbe lasciato la politica. Complici sondaggi sempre più negativi, mercati sempre più nervosi e alleati internazionali sempre più allarmati, da settimane aveva però iniziato a togliere dal tavolo quella "personalizzazione", che per sua stessa ammissione è stato un errore. "Finché ho la fiducia del Parlamento resto", ha detto ieri sera Renzi a un contestatore durante un dibattito sul referendum alla Festa dell'Unità di Bologna, aprendo apparentemente per la prima volta alla possibilità di restare a capo del governo anche se perdesse la sfida del referendum. Il portavoce di palazzo Chigi non ha voluto commentare le parole di Renzi. Un membro della segreteria del Pd invita a "non gonfiare il peso delle parole del premier" ma aggiunge che "è ovvio che c'è stato un cambiamento di posizione". La minoranza Pd, che non ha mai chiesto le dimissioni di Renzi in caso di sconfitta al referendum, non si scompone sulla ultima dichiarazione del premier. "Il referendum è sull'architettura istituzionale. Il governo non c'entra", ha detto a Reuters Roberto Speranza, leader di Sinistra riformista. "RENZI E' INCOERENTE, MA NON CI SARANNO EFFETTI NEGATIVI" Per alcuni osservatori, tuttavia, Renzi si sarebbe ormai troppo esposto per poter fare marcia indietro. "Se decide di non dare le dimissione perché (il presidente della Repubblica Sergio) Mattarella gli dice devi restare, sarebbe comunque un premier dimezzato", ha detto nei giorni scorsi a Reuters il professor Roberto D'Alimonte, politologo ed esperto di leggi elettorali, vicino all'ex sindaco di Firenze. Ma il membro della segreteria del PD non teme che il ripensamento del capo del governo possa aiutare i sostenitori del no alla riforma costituzionale: "L'accusa di incoerenza a Renzi ci sta, ma non è detto che la sua incoerenza produca effetti negativi". E' evidente, comunque, che il primo obiettivo del premier resta quello di vincere il referendum, che si dovrebbe tenere il 27 novembre o il 4 dicembre. I sondaggi dicono che quasi la metà degli italiani restano indecisi o non rispondono, mentre sì e no sono più o meno alla pari. "Spersonalizzare" definitivamente il referendum può anche aiutare a smontare parte degli argomenti delle opposizioni, che finora nella campagna referendaria hanno puntato molto sulle dimissioni di Renzi. L'uscita di Renzi gela inoltre il dibattito che si è sviluppato nei giorni scorsi, rilanciato anche da esponenti della minoranza Pd, sulla possibilità di dare vita a un governo di scopo (con a capo Pier Carlo Padoan o Carlo Calenda, secondo fonti sentite da Reuters) per fare una nuova legge elettorale e andare a nuove elezioni, se al referendum vincesse il no. Intanto, i partner europei dell'Italia (e anche gli Usa) tifano apertamente per il sì, come agenzie di rating e imprese, che temono un nuovo colpo all'Unione Europea dopo la Brexit, se la riforma costituzionale non passasse. - ha collaborato Crispian Balmer Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia