Risparmio, gli italiani ultimi in classifica
Inflazione, capitalizzazione composta, tasso di interesse e diversificazione del rischio, queste sconosciute. In Italia solo un italiano su tre conosce il significato di almeno tre di questi quattro conti base. Gli italiani, insomma, sono bocciati in educazione finanziaria. L’esito impietoso emerge dalla ricerca effettuata dalle Autorità di vigilanza (Banca d’Italia, Consob, Covip e Ivass), con il Museo del Risparmio, la Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio e la Fondazione Rosselli, insieme al ministero dell’Economia e dell’istruzione.
Se si parla di concetti base di economia gli italiani risultano i più ignorati in Europa. Il rapporto mette in luce molta “frammentazione” nei progetti di educazione finanziaria, molti dei quali “con un numero di partecipanti modesto” e “solo pochi” con “un significativo impegno economico”. E’ vero che sarebbe più facile imparare la diversificazione del rischio avendo a disposizione un capitale di risparmi da investire, ma tra le maggiori criticità resta “la carenza di valutazioni sulla capacità delle iniziative di incrementare e incidere sui comportamenti”. A farne maggiormente le spese sono la fasce più deboli delle popolazione come donne, anziani e piccole imprese che non sono raggiunti dai programmi di formazione.
Il triennio preso in esame dalla studio è quello del 2012-2014, nel quale sono state censite 206 iniziative di educazione finanziaria, promosse da 256 soggetti. Tra questi figurano 144 banche, 32 assicurazioni e 14 fondi pensione. Tra i progetti proposti, 66 sono stati classificati come interventi di “educazione” e 140 come interventi di “sensibilizzazione e informazione”. Si investe anche poco nella formazione: l’80% dei progetti è costato meno di 50mila euro, soltanto l’8% ha superato i 100mila euro. Secondo un sondaggio di Santard & Poor’s del 2014 gli italiani sono i meno preparati rispetto ai cittadini Ue. Urge correre ai ripari e iniziare a studiare.
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