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Ritorna il risk appetite

La coda della risk adversion di ieri (sebbene Wall Street alla fine abbia lasciato sul terreno appena lo 0.14%) ha contribuito ad una seduta asiatica mista.

Un colpo di reni finale ha permesso a Tokyo di contenere quella che si configura come la prima perdita da 6 sedute a questa parte. Il consolidamento ha coinciso con la prima correzione (-12%) del suo recente campione, Nintendo, causata da news di un rinvio del lancio in Giappone di Pokemon Go, l’app che ne ha causato il raddoppio delle quotazioni in appena 2 settimane.

Al di la delle single stories, la recente euforia sull’azionario giapponese ha parecchio a che vedere con robuste e montanti attese circa un azione coordinata delle autorità monetarie e fiscali nello spazio delle prossime 2 settimane. Infatti la BOJ si riunisce il 28-29 luglio, mentre si aspetta a giorni (possibilmente entro fine mese) l’annuncio del budget fiscale supplementare, sul cui importo le attese sono progressivamente cresciute fino a superare i 10 trilioni di Yen.

Vista l’entità delle aspettative, e l’imprevedibilità dei soggetti (il mercato porta ancora le ferite delle recenti gaffe e inazioni) le prospettive di breve di un lungo Nikkei non sembrano, a prima vista, cosi attraenti.

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Detto questo, sul fronte monetario lo spazio per rinviare ulteriormente un azione è assai ridotto. Kuroda deve agire, per non dare l’impressione di aver gettato la spugna sul fronte inflazione. Parimenti, sul fronte fiscale è il momento di osare, vista la robusta maggioranza ottenuta da Abe alle ultime elezioni, e la necessità di ridare impulso agli Abenomics e puntellare una politica monetaria che ormai ha un utilità marginale ridotta.

Infine, il risalto dato alla visita di Bernanke lascia intendere che potrebbe emergere qualcosa di innovativo sui 2 fronti (monetario e fiscale). Ragion per cui le prospettive mi paiono buone, nonostante l’ottimismo di breve dei mercati.

Modesto ritracciamento anche per i mercati locali cinesi, che permangono peraltro ai margini superiori del recente range, nonostante i segnali misti sul fronte macro e la recente debolezza della divisa, che aveva causato scangeo nelle 2 precedenti occasioni in cui si era svalutata.

In realtà la recente dinamica delle riserve valutarie sembra indicare che i deflussi di capitale sono assai diminuiti negli ultimi mesi. I numeri ufficiali indicano una crescita testardamente a target, anche se questo viene ottenuto bilanciando il crescente deficit di investimenti privati con un impennata di quelli pubblici.

L’apertura europea ha rapidamente fattorizzato il recupero di Wall Street ieri sera, e alcune single stories (i risultati di Sap (Amsterdam: AP6.AS - notizie) e l’aumento della guidance di VW). Anche l’impatto della sentenza della Corte di Giustizia Europea sul caso sloveno (“il bail in non è contrario alle norme EU” sai che scoperta) si è attenuato, col settore che ha recuperato moderatamente. Ovviamente, con gli stress test in uscita a giorni e il mercato che attende una soluzione per il problema italiano a breve, il nervosismo resta alto.

Infine, l’azionario continentale ha trovato indubbiamente un alleato nella debolezza dell’€, a doppia matrice: i) una leggera ripresa delle attese di rialzo dei FED funds, sancita ieri da un pezzo di Hilsenrath in cui sottolinea che una mossa a settembre non è da escludere alla luce del miglioramento macro e ii) l’incombere del meeting ECB domani.

L’appuntamento con Draghi domani si annuncia senza squilli di tromba:

  • E’ presto per valutare gli impatti della Brexit, e comunque il mood ha abbandonato i toni allarmistici del giorno dopo, rassegnadosi ad un processo lunghissimo (la May ha rinviato l’attivazione dell’articolo 50 all’anno prossimo a quanto pare)

  • Le parti più rilevanti delle misure varate a marzo sono entrate in vigore da poco più di un mese, e ulteriori misure sarebbero premature.

Ovviamente, il tono sarà assai cauto e accomodante, e la conference potrebbe contenere indizi sulle opzioni da percorrere nel caso servisse erogare altro easing. In particolare il mercato terrà le orecchie dritte sulla possibilità di modifiche alle proporzioni del programma di acquisti, in linea con le indiscrezioni emerse settimane fa sulla Capital Key.

Volesse essere particolarmente proattivo, Draghi potrebbe indicare delle soglie o condizioni alle quali legare un azione a settembre. La pubblicazione, in quell’occasione, delle staff projections gli offre la possibilità di replicare uno schema già usato più di una volta.

I nuovi massimi (come le bugie, e i baci) sono come le ciliege, uno tira l’altro. E cosi, senza catalyst degni di nota, Wall Street veleggia verso un nuovo record. Come osservato ieri, l’earning season è iniziata bene (i primi conti li faremo lunedi prossimo), ed oggi Morgan Stanley (Xetra: 885836 - notizie) ha seguito le altre global banks nel battere egregiamente le stime. Il trovarsi in territorio inesplorato, avendo avuto ragione di una resistenza tanto coriacea, offre parecchio impulso all’indice, e il ritmo blando della salita (in tutto luglio, solo una seduta ha avuto un escursione superiore all’1%) evitano di caricare troppo gli oscillatori. Detto ciò, vi sono indicatori di breve che cominciano a segnalare il rischio di una correzione. Il Vix ha messo il naso sotto 12 per la prima volta da agosto 2015, un fenomeno normale a fronte di una volatilità realizzata cosi bassa, ma comunque un segnale che il mercato ma messo davvero da parte i timori, almeno oltre oceano.

Su questo fronte il margine di miglioramento nel breve è davvero ridotto, anche se non necessariamente un moderato rimbalzo o una stabilizzazione coincidono con una correzione.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online