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Spagna, non vendi tutto il pane? Ti decurto lo stipendio

C’è un’offerta di lavoro ai confini della realtà che sta facendo discutere la Spagna: a proporre questa posizione è una panetteria di Jerez de la Frontera che offre ai candidati un contratto da 500 euro al mese per lavorare senza sosta e senza diritto alle vacanze. Ma a questa proposta “schiavistica” si aggiunge un’altra clausola, quella che prevede una decurtazione dello stipendio qualora non si venda tutto il pane prodotto in giornata.

A denunciare il fatto è stata una potenziale candidata che ha utilizzato i social media per divulgare l’irricevibile offerta. Jerez de la Frontera si trova in Andalusia, quella che, stando ai dati Eurostat riferiti al 2013, è di gran lunga la regione europea con il più alto tasso di disoccupazione: 36,3%.

Anche se la panetteria ha annunciato azioni legali contro la donna che ha denunciato il fatto, va detto che la legge proibisce lavori al di sotto del Salario Minimo Interprofessionale (SMI) fissato per quest’anno a 648,60 euro. È questa la quantità minima che i lavoratori devono ricevere, uno 0,5% in più rispetto al 2014.

Leggi anche - Salario minimo: che cos'è, chi lo adotta

Il lavoro proposto inizia alle 6.30 della mattina e si conclude alle 15.30, dal lunedì alla domenica, senza vacanze, né giorni liberi. A confermare la veridicità dell’offerta vi è il fatto che altri due candidati hanno assicurato di avere ricevuto quest’offerta. La denuncia ha scatenato il dibattito e sui social media sono emerse altre storie analoghe: in molti casi le parti più “delicate” e irricevibili degli annunci venivano spiegate solamente a voce: 5 ore di lavoro al posto delle 2 pattuite, giornate di 10 o addirittura 12 ore. Molti giovani pur di sottrarsi alla disoccupazione dilagante accettano condizioni di abusivismo e illegalità.

In Spagna esiste un fronte liberale che vorrebbe eliminare l’obbligatorietà del salario minimo per permettere che gli impresari contrattino chi vogliono (e a qualunque prezzo) per ridurre la disoccupazione. Dati alla mano, però, la Spagna necessita di creare impiego di qualità per salvare lo stato sociale: dal 2008 le pensioni sono cresciute di 40mila milioni di euro l’anno, mentre i gettiti contributivi sono diminuiti di 10mila milioni l’anno. Insomma, mentre l’economia spagnola sembra dare i primi timidi segnali di ripresa, annunci come questo sono il segnale di un fenomeno sommerso da contrastare. Il lavoro è una delle priorità di Madrid e non è un caso che, in questi mesi, il malessere accumulato in anni di crisi – condito da scandali che hanno coinvolto tanto i vertici del Governo che la famiglia reale - stia portando il partito Podemos a diventare il primo soggetto politico nei sondaggi in vista delle prossime elezioni politiche.