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Tornano in primo piano le incertezze negli USA, rimbalzo del WTI

Non fatevi prendere dal rimbalzo del gatto morto del petrolio

By Arnaud Masset

Dopo aver ceduto fino al 20% nella seconda metà di aprile, il greggio si sta riprendendo; questa settimana il West Texas Intermediate è risalito intorno ai $48 al barile, con un rialzo settimanale pari circa al 3%. Dopo la decisione dell’OPEC e dei suoi alleati, risalente allo scorso novembre, di tagliare la produzione, gli investitori hanno assunto un atteggiamento attendista e si sono presi del tempo per valutare l’efficacia di tale decisione. L’entusiasmo del mercato è durato poco, ma il WTI si è stabilizzato fra i 48 e i 55 dollari al barile, per lo meno nel primo trimestre.

Sembra evidente che l’OPEC arriva sempre a scoppio ritardato. Qualche anno fa, il cartello, dopo aver capito che l’industria degli scisti bituminosi USA avrebbe potuto mettere in pericolo la sua posizione dominante nel mercato petrolifero, ha tentato di stroncarla sul nascere inondando il mercato con petrolio a buon mercato. Questa mossa ha fermato tutti i nuovi investimenti nell’esplorazione a monte, bloccando il momentum dell’industria statunitense degli scisti bituminosi. Ma la mossa è arrivata in ritardo, quando il settore nordamericano del fracking, che è riuscito a portare il prezzo di pareggio ben sotto i 50 dollari al barile, era già troppo efficiente.

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Ora il problema è che i paesi OPEC sono in difficoltà per colpa dei prezzi bassi del petrolio: anche se i loro prezzi per rimanere in pareggio sono molto più bassi (ad esempio, circa $20 dollari per l’Arabia Saudita), hanno bisogno di prezzi più alti per far quadrare i conti dei bilanci statali. Per far salire i prezzi, l’anno scorso l’OPEC ha ridotto la produzione e ora i membri stanno discutendo su una possibile proroga del taglio. Purtroppo per l’OPEC e per i suoi alleati, l’industria degli scisti bituminosi USA, che non partecipa alla riduzione, è il beneficiario principale di questi tagli alla produzione. Infatti, più aumenta il prezzo, più cresce il numero di pozzi redditizi negli USA.

Alla luce di questo scenario caratterizzato da una sovreccedenza dell’offerta e da una domanda debole, crediamo che la ripresa dei prezzi del petrolio sarà piuttosto limitata, considerando soprattutto l’attuale conformazione. Se vuole far aumentare sensibilmente i prezzi, il cartello dovrà tagliare la produzione in modo più aggressivo e per un periodo più lungo. Solo in questo caso, il WTI potrebbe superare i $55 dollari al barile, ma, ancora una volta, il beneficiario principale sarebbe l’industria degli scisti bituminosi USA.

Attenzione di nuovo puntata sulle incertezze negli USA

By Peter Rosenstreich

Proprio mentre l’operatività sul presidente Trump si stava vivacizzando sulla scia del passaggio al Congresso del decreto sulla riforma sanitaria, un’ondata di nuove incertezze rischia di far deragliare il catalizzatore. Il licenziamento del capo dell’FBI da parte di Trump, arrivato in un momento poco propizio, ha provocato nuovi malesseri verso l’amministrazione e renderà più complicata l’attuazione della riforma fiscale pro-crescita. È interessante notare che l’accordo commerciale raggiunto stanotte fra USA e Cina non ha attirato una netta reazione positiva sui mercati. A questo punto, i mercati non sono preoccupati perché la volatilità continua a scendere. Tuttavia, vista la valutazione eccessiva, basterebbe poco a far capovolgere il sentiment ribassista degli investitori.

Questo elemento - e vista la pausa negli eventi a rischio in programma (per le elezioni parlamentari nel Regno Unito si prevede una vittoria schiacciante dei Conservatori e il rialzo del tasso di 25 punti base della Fed è già completamente scontato) - e la bassa volatilità spingeranno gli investitori ad andare a caccia di rendimenti, rafforzando ancora di più il già robusto carry trade. Prevediamo una crescita dei mercati emergenti superiore al 4,5%, quindi un po’ di supporto dai prezzi delle materie prime darà un’altra spinta alle valute emergenti. Oggi i dati economici USA sosterranno ancora l’acquisto di USD. Di (KSE: 003160.KS - notizie) recente, i dati USA sono stati inaspettatamente solidi, seguiti dai commenti da falco delle Fed, che hanno spinto al rialzo i rendimenti USA. I mercati prevedono che ad aprile l’IPC primario aumenterà dello 0,2% m/m, quindi l’inflazione annua dovrebbe attestarsi al 2,3%. Crediamo che, al netto dei prezzi di energia e generi alimentari, l’IPC di fondo scenderà allo 0,2% m/m e quello annuale al 2,0% (dopo il calo del -0,1% di marzo).

Sospettiamo che l’inversione del calo dell’inflazione spingerà la Fed ad alzare i tassi due o forse tre volte nel 2017. Crediamo che il mercato sottovaluti uno scenario di questo tipo e ciò dovrebbe dare una spinta ai tassi dei titoli a scadenza breve. Inoltre, secondo noi, i rendimenti più alti dei titoli a scadenza breve rispecchiano le discussioni precedenti sulle strategie per ridurre gli attivi di bilancio della Fed (stretta indiretta).

Sarà diffuso anche il dato sulle vendite al dettaglio, dopo il rallentamento di febbraio e dopo che a marzo il dato complessivo è sceso dello 0,2% m/m per la debolezza delle vendite nel settore delle automobili. Tuttavia, il recupero dell’indice ISM non manifatturiero suggerisce che dovremmo assistere a un rimbalzo. Prevediamo che il dato complessivo delle vendite al dettaglio di aprile salga dello 0,6%. I mercati avranno anche le cifre sulle scorte delle aziende e l’indice sul sentiment dei consumatori dell’Università del Michigan.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online