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Trump minaccia lo shutdown. E il dollaro cede

Jackson Hole nel mirino degli operatori con le attese per eventuali, possibili indizi che Mario Draghi, governatore della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) , e Janet Yellen, numero uno della Fed, potrebbero dare agli operatori. Sullo sfondo, però, non mancano le ultime bordate del presidente Usa, Donald Trump che hanno portato il dollaro nuovamente ad una fase di debolezza.

Ma procediamo con ordine

A Phoenix, in Arizona, durante un discorso in cui ha rivendicato tutte le promesse elettorali fatte durante la campagna che lo ha portato alla trionfale quanto inattesa vittoria, il repubblicano ha anche confermato l'intenzione di costruire quel muro con il Messico che già dall'inizio della sua presidenza aveva creato non pochi problemi soprattutto di natura diplomatica. Ma non solo. I repubblicani più moderati, infatti, non hanno gradito la veemenza della decisione mentre quelli più estremisti sono spaventati dalla cifra colossale che sarà necessaria per erigerlo, cifra che, per quanto il tycoon voglia addebitare al governo messicano (assolutamente intenzionato a non pagare) sarà comunque anticipato, per forza di cose, dall'amministrazione a stelle e strisce. Inoltre il progetto di Tump arriverebbe a coprire non più di 1.600 chilometri di confine contro un totale che supera i 3.140, quindi nemmeno la metà. Ad ogni modo la divisione tra i due stati sembra essere un argomento particolarmente caro al capo della nazione, talmente caro da arrivare a minacciare la sospensione del governo qualora la sua mozione non dovesse essere approvata.

Cosa significa?

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Ovviamente non si tratta di una possibile caduta del governo come i suoi detrattori potrebbero pensare, bensì di una minaccia più tecnica che politica: secondo la Costituzione statunitense, tra settembre ed ottobre è necessario pianificare il budget a disposizione del governo e stabilire i nuovi tetti di spesa, in caso di mancato accordo tra le parti (Democratici e Repubblicani) è prevedibile il blocco delle attività governative. E' bastato questo al dollaro per cedere ancora un poco contro lo yen mentre l'euro ha trovato nei dati Pmi un nuovo elemento di forza, forza che, però, non piace alla Bce, preoccupata da tempo per l'export in pericolo. Diverso, invece, il panorama per gli Usa dove, paradossalmente, il dollaro debole si è rivelato una manna per i lavoratori a stelle e strisce: con un biglietto verde in calo, l'export è stato notevolmente favorito, mentre il ritorno degli investimenti, in particolar modo negli stati del Midwest (gli stessi che hanno votato in massa per Trump) arrivati sulla scia di un ottimismo dettato dalle promesse del presidente, ha portato con sè anche un aumento dell'occupazione.

Risultato finale della partita tra il biglietto verde e la moneta unica vede un cross euro dollaro pari a 1,17955.

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