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Adesso il mini-petrolio fa paura

Adesso il mini-petrolio fa paura

Sembra un paradosso: dopo oltre un anno passato a raccontare che il calo dei prezzi petroliferi avrebbe sostenuto la ripresa dei Paesi occidentali, molti analisti hanno cambiato diametralmente idea. La debolezza persistente delle commodity viene infatti indicata da numerosi esperti dei mercati finanziari come una delle principali minacce per i mesi a venire. Uno scenario che coinvolge anche l'Italia.

Terremoto Glencore
L'ondata di panico si è diffusa a inizio settimana con il crollo in Borsa di Glencore, che in una sola seduta ha perso oltre il 30% del proprio valore. Il gigante svizzero delle miniere ha pagato la frenata della crescita in Cina e la sensazione che il trend in atto non sia destinato a rientrare a breve. “Il  settore minerario sarà colpito senza alcun dubbio dal rallentamento della Cina, perché è il primo Paese utilizzatore di metalli e di energia al mondo”, ha spiegato alle agenzie, strategist di Ig Asia Pte a Singapore. Intanto, l’indice Bloomberg World Mining è ai minimi degli ultimi sette anni, con una contrazione del 15% solo a considerare l’ultimo trimestre.

Il neo degli emergenti
I mercati emergenti sono in parte causa e in parte effetto di queste performance. In primo luogo il rallentamento di alcuni Paesi energivori come la Cina e il Brasile ha fatto emergere le sopravvalutazioni di alcune materie prime. Al tempo stesso, il calo dei prezzi ha depresso le economie dei mercati produttori come la Russia, il Venezuela e il Medio Oriente. E non si tratta di un problema confinato a questi Paesi, considerato che ormai gli emergenti contano per quasi il 50% sul Pil mondiale.
La fragilità diqueste aree è resa ancora più evidente dalla crisi valutaria, evidente soprattutto in Indonesia, Malesia e Sudafrica, dove il cambio con il dollaro  è precipitato a livelli mai raggiunti  dalla fine degli anni Novanta.

Le ricadute sull'Occidente
In un mondo fortemente interconnesso dai processi di globalizzazione, i problemi di alcuni si riversano immediatamente su tutti gli altri. Così, il petrolio a basso prezzo che inizialmente aveva favorito la ripresa dei consumi in Europa (e in Italia, in particolare, data la nostra forte dipendenza dall'estero sul fronte energetico), a lungo andare si sta rivelando un fattore di preoccupazione. Perché, se gli emergenti frenano, il made in Italy vede restringersi i suoi spazi di penetrazione. Di conseguenza le aziende sono costrette a ridurre la produzione, e quindi l'occupazione.

Quali sviluppi?
Detto dei problemi attuali, resta da capire quali potranno essere gli sviluppi nei prossimi mesi. Secondo un sondaggio tra i gestori di fondi, condotto da Bank of America Merrill Lynch, la fase negativa sulle materie prime è destinata a esaurirsi a breve. Questo non vuol dire che i prezzi riprenderanno immediatamente quota, ma potrebbe esservi una fase laterale. Non la pensa allo stesso modo il Fondo Monetario Internazionale, che ha da poco pubblicato un report in cui invita i Paesi emergenti
a prepararsi a un'impennata di fallimenti, cercando soluzioni in grado di limitare l'impatto sull'economia in generale.