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Home restaurant: la cena a casa diventa un lavoro

La cena a casa diventa una professione e l’home restaurant si sta rivelando un’opportunità di lavoro e di arrotondamento per molte persone occupate part time. Il concetto della condivisione social di un atto della nostra quotidianità ha già dato ottimi risultati con i passaggi automobilistici di BlaBlaCar, ora tocca ai pasti, pranzi e cene cucinati per persone della propria città o turisti che vogliano sperimentare una nuova forma di aggregazione.

È l’evoluzione dei guerrilla restaurant, dei “cuochi volanti” a domicilio. Il web è il luogo di contatto, molte le piattaforme che permettono ai “cuochi” l’incontro con i potenziali commensali. Chi ha già consolidato la propria fama lo fa attraverso i propri canali social. Già perché il bello dell’home restaurant è che, in molti casi, il ristoratore condivide la cena con i propri “clienti”.

Negli home restaurant i tavoli vanno dai 10 ai 12 posti e vige la regola Byo, bring your own ovverosia “da bere lo portate voi”. Il fenomeno si sta espandendo viralmente tanto che Airbnb, la piattaforma globale nella quale si affitta la propria casa o parti di essa per brevi periodi, sarà presto attivo un servizio di home restaurant.

Fra le piattaforme italiane quella che funziona meglio a livello locale è Ceneromane che conta circa quaranta affiliati: il costo medio della cena è di 40 euro e il portale trattiene il 15% e le spese di transazione.

La più grande community italiana è Gnammo.com, diffusa in 124 città nelle quali ha arruolato 1055 cuochi, realizzando 500 eventi social, con brunch a 10 euro o serate con menù indiani, messicani o eventi tematici per i quali si spende fino a 40 euro.

Per chi cerca un pasto low cost o per chi non dispone della cucina e vuole contenere la spesa c’è PeopleCooks: il pasto non supera i 6 euro e prevede un primo, un secondo, un frutto e acqua.

Molti cuochi hanno iniziato ad aprire le porte delle proprie case dopo essere venuti a conoscenza del fenomeno durante un viaggio all’estero dove il fenomeno ha assunto proporzioni importanti con piattaforme nazionali come l’americana Hush, l’olandese The Dutch e la francese Hidden Kitchen.

Per quanto riguarda gli aspetti fiscali è possibile far rientrare questo tipo di attività nell’attività lavorativa occasionale, senza partita Iva fino a un tetto massimo lordo di 5000 euro annui, soglia di esenzione dell’obbligo contributivo.

E per quanto riguarda le norme igienico-sanitarie, il portale della piattaforma PeopleCooks specifica che “il Cooker non dovrà adempiere ad alcuna modifica della sua cucina, poiché, la stessa, risulta strettamente privata e nella sua abitazione e, inoltre, è il luogo dove lo stesso cucina e mangia con il suo nucleo familiare quotidianamente. Non deve adempiere alla normativa sull’HACCP che costituisce, invece, obbligo per qualunque altro tipo di ristorazione”.

Insomma con lo spazio disponibile per accogliere gli ospiti, l’attrezzatura adeguata e, soprattutto, la fantasia ai fornelli, si può iniziare da subito a trasformare l’hobby per la cucina in una gratificante occupazione.