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Come sta davvero l’economia italiana?

Commissione europea, Istat e Consob. Tre fonti autorevoli hanno rilasciato nelle ultime ora le loro stime sull’andamento dell’economia italiana, disegnando un quadro per i mesi a venire che si presta a molteplici interpretazioni.

La crescita è appena iniziata, ma già perde colpi

Tanto l’istituto di statistica italiano, quanto quello europeo concordano sulle stime relative al Pil per l’anno in corso, visto in crescita dello 0,6%. Dunque, se è confermata la fine della recessione, è pur vero che la ripresa si sta dimostrando più debole delle attese. Fino a qualche mese fa si ipotizzava per il 2014 una ripresa almeno dell’1,0%, mentre il Governo a fine primavera ha indicato una stima del +0,8%. L’esecutivo contava in una spinta maggiore da parte dell’export, che tuttavia sta perdendo forza alla luce delle difficoltà che stanno caratterizzando diversi Paesi emergenti e quasi tutta l’Unione europea (a cominciare dalla Germania).

Il grande problema italiano resta il debito pubblico, che secondo Bruxelles quest’anno crescerà di altri tre punti percentuali rispetto al Pil toccando quota 135,2%, a causa soprattutto degli aiuti altri Paesi comunitari in maggiore difficoltà e dei pagamenti arretrati della Pa. L’enorme massa debitoria costringerà lo Stato a pagare interessi per circa 80 miliardi di euro, che inevitabilmente arriveranno da tasse e tagli ai servizi.

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Segnali di speranza dalle famiglie

Non mancano comunque le note positive, a cominciare dal fatto che quest’anno – sostiene l’Istat – tornerà a crescere il potere d’acquisto delle famiglie (+0,2%), che risultava in calo dal 2008. L’indicatore dovrebbe proseguire nel trend in progresso anche nel biennio 2015-2016, spingendo di conseguenza i consumi. L’istituto nazionale di statistica è moderatamente ottimista anche sul fronte investimenti, con stime del +1,9% nel 2014, del +3,5% nel 2015 e del +3,8% nel 2016.

Mentre è destinato a soffrire ancora il mercato del lavoro, con la disoccupazione che quest’anno si attesterà in media al 12,7%, mezzo punto in più del 2013 e nel 2015 risulterà invariata.  La quota di disoccupati di lunga durata pesa sulla dinamica del mercato del lavoro ed è la più rilevante tra i principali paesi europei.

Sul filo del rasoio

Che impatto avranno gli 80 euro in busta paga? Una risposta certa alla domanda non è possibile, a meno da non voler dar retta alle analisi mosse da (differenti) intenti politici. Così come non si può sapere oggi se le altre promesse del Governo, dalla riforma della Pubblica amministrazione in direzione di una maggiore efficienza al taglio delle bollette energetiche per le Pmi a novità per rendere più veloce la giustizia, andranno in porto nei tempi previsti e produrranno effetti importanti.

Di certo c’è che le riforme di questo tipo non possono avere ricadute significative sul versante economico sin da subito, ma necessitano di tempo per essere assorbite da cittadini e imprese. Ma è pur vero che, senza lotta alle inefficienze, non vi potrà essere una ripresa reale, nemmeno nel lungo termine.

Il calo degli spread e la crescita moderata dei prezzi (con la Bce pronta a intervenire in caso di deflazione) offrono all’Italia qualche mese per respirare. E’ fondamentale che questo periodo non trascorra inutilmente.