Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • Dow Jones

    39.108,76
    -60,76 (-0,16%)
     
  • Nasdaq

    17.928,37
    +49,07 (+0,27%)
     
  • Nikkei 225

    40.074,69
    +443,63 (+1,12%)
     
  • EUR/USD

    1,0734
    -0,0008 (-0,08%)
     
  • Bitcoin EUR

    57.642,84
    -1.114,28 (-1,90%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.306,89
    -37,62 (-2,80%)
     
  • HANG SENG

    17.769,14
    +50,53 (+0,29%)
     
  • S&P 500

    5.479,98
    +4,89 (+0,09%)
     

Gara per poltrone Ue parte incerta prima di elezioni

La bandiera dell'Unione europea all'esterno della sede della Commissione Ue a Bruxelle, lo scorso 13 febbraio. REUTERS/Francois Lenoir (Reuters)

di Paul Taylor PARIGI (Reuters) - La gara per i posti chiave delle istituzioni europee parte un po' alla rinfusa con la decisione della Francia di proporre il ministro uscente delle Finanze Pierre Moscovici come proprio candidato per un posto nella futura Commissione europea. Questa mossa mina le chance di due possibili candidati di compromesso - entrambi francesi - per la guida dell'esecutivo comunitario, in quella che si preannuncia una dura lotta tra i governi nazionali e il Parlamento europeo in giugno, con l'aggiunta di una Gran Bretagna euroscettica determinata a seguire la propria agenda. Il Parlamento europeo, che verrà rinnovato con le elezioni del 25 maggio, vuole che il prossimo presidente della Commissione Ue - il posto più importante - sia ricoperto dal candidato del gruppo politico che otterrà più voti e non da manovre dietro le quinte. Ma se nessun partito ottiene una netta vittoria, e se la Gran Bretagna si oppone ai candidati leader considerandoli troppo integralisti, il posto più alto della Commissione potrebbe andare a un outsider, come successo nel 2004, quando il portoghese Jose Manuel Barroso emerse come presidente di compromesso. Due delle figure di compromesso che vengono più spesso citate sono francesi: si tratta del direttore generale del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde e l'ex capo dell'Organizzazione mondiale del commercio Pascal Lamy. Entrambi sono considerati competenti tecnocrati aperti al mercato con grande esperienza alla guida di istituzioni internazionali. Ma è il paese di origine ad avanzare le candidature e Parigi può nominare solo un membro della Commissione. Quindi, se il candidato francese è Moscovici, come detto da lui e da fonti del governo al momento del ricambio nell'esecutivo parigino questa settimana, gli altri due sono fuori. Anche nel caso in cui Moscovici finisse per ottenere il ruolo di presidente permanente dell'Eurogruppo invece che della Commissione, è molto improbabile che la Francia possa ottenere entrambi i posti di comando. Tuttavia, un diplomatico di lungo corso ha detto che sarebbe comprensibile che altri leader Ue facciano appello al presidente Francois Hollande per cambiare il proprio candidato per il bene dell'Europa. SPARTIZIONE Fonti diplomatiche riferiscono che il primo ministro britannico David Cameron ha detto privatamente ad altri leader europei che nessuno dei leader che si presenteranno alle elezioni del mese prossimo - il social democratico tedesco Martin Schulz e il lussemburghese di centro destra Jean-Claude Juncker - va bene a Londra. Entrambi sono considerati federalisti della vecchia guardia e quindi quanto di più lontano da un paese che sta cercando di modificare l'obiettivo del trattato Ue di una Unione "ancora più forte" e un ostacolo al progetto di Cameron di rinegoziare i termini dell'adesione all'Unione e sottoporlo a referendum nel 2017. I precedenti primi ministri britannici posero il proprio veto sui candidati belgi per la presidenza della Commissione nel 1994 e nel 2004. Sebbene non esista più il diritto di veto su questa materia ma si voti a maggioranza qualificata, Londra potrebbe trovare un numero sufficiente di alleati per bloccare qualunque candidatura. Normalmente, poi, si cerca sempre a livello europeo di coinvolgere un membro importante come la Gran Bretagna. Anche il primo ministro olandese Mark Rutte ha espresso scetticismo sul sistema degli "Spitzenkandidat". La presidenza della Commissione è solo uno dei quattro o cinque posti apicali che saranno spartiti tra gli Stati membri nel rispetto degli equilibri tra Nord e Sud, Est e Ovest, piccoli e grandi paesi, destra, sinistra, centro, uomo, donna. Juncker, 59 anni, dice di essere in corsa per guidare la commissione ma ha anche detto che sarebbe onorato dal ruolo di presidente del Consiglio europeo al posto del belga Herman Van Rompuy. Gli altri posti in palio includono quello di capo della politica estera, oggi detenuto dalla britannica Catherine Ashton, il presidente dell'Eurogruppo e il presidente del Parlamento europeo. Altri potenziali contendenti includono il primo ministro danese Helle Thorning-Schmidt e l'ex presidente del Consiglio italiano Enrico Letta nel centro sinistra, il presidente lituano Dalia Grybauskaite e i primi ministri finlandese e irlandese, Jyrki Katainen e Enda Kenny nel centro destra. Ciascuno ha punti di forza e punti di debolezza e nessuno rappresenta una scelta naturale ma all'epoca non lo era neanche Barroso. Il paese di Thorning-Schmidt non fa parte dell'euro e un paese scandinavo, la Norvegia, ha già occupato il posto di segretario generale della Nato con l'ex primo ministro Jens Stoltenberg. L'Italia ha già una posizione di rilievo con Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea. Questo sembra escludere dai giochi Letta, e il suo predecessore a palazzo Chigi Mario Monti che a Bruxelles gode ancora di grande rispetto. Grybauskaite, 58 anni, ex commissario europeo al bilancio che condivide con l'ultima Margaret Thatcher il soprannome di "Lady di ferro", potrebbe coprire la casella donna, paese est europeo e di piccole dimensioni. Alcuni, tuttavia, potrebbero rinfacciarle di essere stata membro del partito comunista sovietico. Annunciando la propria partecipazione alle elezioni presidenziali di maggio sembra però essersi tolta dalla gara. Katainen, 42, è ritenuto un ex ministro delle finanze riformatore che ha tenuto insieme una coalizione destra-sinistra. La linea dura del suo paese sui bailout durante la crisi della zona euro lo rendono poco accetto dagli Stati del sud. Kenny, 62 anni, è ammirato per come ha guidato l'Irlanda negli anni neri del programma di salvataggio europeo ma non ha esperienza internazionale o conoscenza delle lingue straniere. Thorning-Schmidt, 47 anni, è diventata popolare con il "selfie" scattato con il presidente Usa Barack Obama e il premier britannico Cameron alla cerimonia in memoria di Nelson Mandela in Sud Africa. Ma ha avuto difficoltà a tenere insieme la sua coalizione e non gode di grande popolarità tra gli elettori. Un insider di Bruxelles dice che lei e Kenny scontano il fatto di essere considerati i candidati britannici". - hanno contribuito Luke Baker da Bruxelles e Andrius Sytas a Vilnius ((Tradotto da Redazione Roma, reutersitaly@thomsonreuters.com, +39 06 85224210, Reuters Messaging: giselda.vagnoni.reuters.com@reuters.net))Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italianoLe top news anche su www.twitter.com/reuters_italia