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In primo piano i dati sul mercato immobiliare USA

Le prospettive incerte fanno salire i prezzi del greggio

di Arnaud Masset

Mercoledì il greggio West Texas Intermediate (WTI) è salito a 53,60 USD al barile, perché si prevede che il rapporto settimanale API (Stoccarda: 565969.SG - notizie) mostri un calo delle scorte di 4,15 milioni di barili; il rapporto dell’AIE, in uscita nelle prossime ore, dovrebbe mostrare una contrazione pari a 2,5 milioni di barili nelle scorte di greggio USA. Secondo l’AIE, nelle ultime quattro settimane c’è stato un calo delle scorte USA pari a 7 milioni di barili. Alla luce del previsto accordo sulla produzione dell’OPEC e della volontà dei produttori di sostenere i prezzi, non escludiamo un ulteriore miglioramento dei prezzi del greggio.

Il rischio al ribasso è tuttavia molto marcato, perché i guadagni più recenti del greggio si basano su prospettive ottimistiche. A novembre, infatti, la produzione di greggio dai paesi OPEC ha toccato i massimi storici, e la Libia ha riaperto due dei giacimenti più grandi, che dovrebbero far aumentare la produzione del paese a 270 mila barili al giorno, dai 175 mila attuali, nei prossimi due mesi. Secondo Baker Hughes, la scorsa settimana il conteggio delle trivelle di petrolio e gas è aumentato di 12 unità, per un totale di 610, rispetto alle 316 registrate alla fine di maggio. Infine, secondo la CFTC, sul NYMEX le posizioni speculative nette hanno superato i 300 mila contratti, livello massimo dal luglio del 2014.

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In generale, se tutto andrà secondo i piani, il greggio potrebbe apprezzarsi ulteriormente. Ciò nonostante, il posizionamento del mercato e l’aumento dei livelli di produzione indicano che il rischio al ribasso per i prezzi del greggio è molto marcato. Gli investitori dovrebbero valutare tutte le possibilità, soprattutto quella di un calo dei prezzi.

Il mercato immobiliare USA darà un primo segnale

di Peter Rosenstreich

Oggi negli USA sarà diffuso il dato sulle vendite di case esistenti, che dovrebbe scendere leggermente, a 5,50 milioni, dopo essere salito ai massimi dal 2007. L’aumento dei tassi sui mutui (dal 30 ottobre i mutui trentennali a tasso fisso sono saliti di 85 punti base, al 4,18%), oltre al corso di normalizzazione più marcato della Fed, continueranno a far raffreddare il mercato immobiliare. Il dato di oggi dovrebbe mostrare l’ultimo gruppo di acquirenti entrati sul mercato nell’era dei tassi d’interesse storicamente bassi. Ci pare che i mercati al momento si stiano bevendo la stessa storia. La spesa pubblica e le riforme fiscali di Trump hanno avuto quasi un effetto magico nel convincere i mercati che la fine del supporto monetario sarà una fase di transizione agevole e che anzi farà aumentare la crescita globale e, di conseguenza, i profitti delle aziende. Con il Dow in rally a nuovi massimi storici, ai consumatori USA viene data l’illusione di una falsa ricchezza (e benessere). I dati economici USA riescono a convincerci solo che si tratti di un rialzo temporaneo all’interno di una più ampia flessione ciclica. Continuiamo a dubitare che Trump riesca ad attuare davvero le promesse miracolose di crescita di cui va parlando. L’indebolimento dei titoli azionari, i dati economici USA e la mancanza di azione politica faranno cadere i “dots” (proiezioni sui tassi) dal grafico della Fed. Alla luce delle forti condizioni di ipercomprato sull’USD (dati IMM), prevediamo una correzione in vista del 20 gennaio. Considerato lo stallo del rialzo dei rendimenti per i titoli USA a scadenza breve, ci aspettiamo un ritracciamento dell’USD/JPY al supporto di breve termine a 114,74.

Previsto un miglioramento della fiducia dei consumatori

di Yann Quelenn

Il dato in uscita oggi sulla fiducia dei consumatori nell’Eurozona dovrebbe mostrare un altro miglioramento, dopo la recente ascesa di novembre, da -7,8 a -6,1 punti. Quest’anno, nonostante i tanti eventi che si sono susseguiti, fra cui il referendum sulla Brexit e quello in Italia, l’indicatore è stato resiliente e dovrebbe mostrare un miglioramento della fiducia nella situazione economica generale e nelle prospettive sull’occupazione.

Noi rimaniamo prudenti, perché i dati fondamentali riferiti all’Eurozona continuano a essere disomogenei, in particolare quelli riferiti al lavoro. Il tasso di disoccupazione è ancora alto, intorno al 10%, e l’inflazione rimane debole. Finora il QE della BCE (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) non è riuscito a sostenere la crescita e l’inflazione.

Sul fronte valutario, l’andamento del cambio euro-dollaro è legato soprattutto al dollaro, perché il mercato prevede rialzi ripetuti del tasso per l’anno prossimo. Inoltre, il mercato non si aspetta granché dalla BCE, che sta espandendo la sua politica monetaria accomodante. I mercati ora attendono un eventuale nuovo recupero dell’inflazione.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online