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INTERVISTA - Michel, l'uomo di Orsi: "Falsi gli scritti che Haschke mi attribuisce"

di Emilio Parodi MILANO (Reuters) - Haschke? Un bugiardo. I documenti sequestrati e mostrati in aula? Dei falsi. La ipotizzata "cresta" sul riacquisto di vecchi elicotteri? La procura ha calcolato male costi e ricavi dell'operazione. Praticamente un processo che non si sarebbe nemmeno dovuto fare, per Michel. Se non fosse per le parole che riserva al contratto milionario dell'altro consulente, che in soldoni definisce inutile. Christian Michel, cittadino inglese di 53 anni, è il personaggio più misterioso del processo sugli elicotteri AgustaWestland all'India, almeno per la stampa, anche internazionale, e per gli inquirenti italiani, che non sono mai riusciti a interrogarlo. E' figlio d'arte - suo padre Wolfgang per tutta la vita è stato consulente di Westland per l'India e il Medio Oriente - ed è un consulente storico di AgustaWestland ltd (la società britannica di AgustaWestland) per il mercato indiano. Vive a Dubai, da dove si è mosso poco fino al 31 ottobre scorso, quando il gip di Busto Arsizio Luca Labianca - accogliendo la richiesta del suo avvocato Rosemary Patrizi dopo l'assoluzione di Orsi e Spagnolini - ha revocato l'ordine di arresto internazionale per concorso in corruzione, che era pendente sul suo capo dal 13 febbraio. Michel, descritto a dibattimento come uomo di fiducia dell'ex AD di AgustaWestland e di Finmeccanica Giuseppe Orsi ed entrato nella vicenda degli elicotteri AW 101 indiani solo nel 2010, circa cinque anni dopo Haschke, ha risposto per iscritto alle domande poste da Reuters, attraverso l'avvocato Patrizi che lo ha raggiunto a Dubai. "UN FALSO I 30 MILIONI, A MIA SOCIETA' SOLO 6,5 MILIONI" Che lavoro ha svolto nella sua consulenza con AgustaWestland in relazione alla gara d'appalto per gli elicotteri in India? Qual'è la cifra che ha ricevuto complessivamente? "Prima della firma del contratto VVIP (quello per i 12 elicotteri destinati alle alte cariche indiane, ndr) l'8 febbraio 2010, non avevo alcun accordo di consulenza col gruppo AgustaWestland in relazione a quella gara specifica". Per i famigerati elicotteri, Michel scrive che la sua azienda "ha avuto nel maggio 2010 un contratto Post Services per il programma di sostegno". E che "la cifra di 30 milioni di euro è falsa, inventata da Guido Haschke per ingannare le autorità italiane. La mia società è stata retribuita 6,5 milioni di euro complessivi, in base al contratto che è durato 22 mesi". Al processo l'oggetto effettivo della sua consulenza è stata fra i capitoli al centro della battaglia fra accusa e difesa. "L'accordo di Post Services ha comportato per noi un'enorme mole di lavoro: tutto il supporto logistico; consulenza e assistenza nel lancio dei voli di prova in India; relazioni esterne e con i media; il lavoro di offset (si tratta di una sorta di contratto di compensazione industriale da garantire alla nazione importatrice, ndr), che è stato cruciale, la consulenza sulle pratiche burocratiche di acquisizione nel settore Difesa indiano". Alla domanda sul perché, secondo quanto emerso a dibattimento, l'ammontare di denaro per lui sia cresciuto progressivamente negli anni, il consulente britannico risponde che i contratti prima del 2010 "non hanno assolutamente nulla a che fare con la vendita VVIP". "IL RIACQUISTO DEI VECCHI WG30 FU CONGRUO" La procura, al processo, ha puntato il dito sull'operazione del riacquisto dall'India da parte di AgustaWestland di 14 vecchi elicotteri WG30(Westland) risalenti agli anni 80. In particolare l'accusa aveva sottolineato come nel 2011 Michel avesse riacquistato queste macchine definite "rottami" (ma la difesa ha spiegato che si trattò di un'operazione giustificata per tutelare il marchio e togliere dal mercato mezzi che avrebbero potuto creare problemi all'azienda) pagandoli 7 milioni a broker indiani per rivenderle poi ad AgustaWestland a 18 milioni, affermando che parte della presunta tangente si celasse proprio in quegli 11 milioni di differenza. "L'audit ha dimostrato che non ci fu nessun pagamento illegale - ha risposto Michel a Reuters - E poi dalla cifra lorda va dedotta una parte dei nostri costi di gestione per i tre anni che ci sono voluti per concludere il deal, il costo del trasporto, il costo dello stoccaggio. Dedotto tutto questo, la mia società ha avuto un profitto compreso fra uno e due milioni per anno. Non c'è mai stato un profitto di 11 milioni". "NON AVEVO FIDUCIA IN HASCHKE E NON VOLEVO LAVORARE CON LUI" Dopo l'ingresso di Michel nell'affare degli AW 101, Orsi prima chiede ad Haschke di chiudere anzitempo il suo contratto e poi chiede ai due consulenti di mettersi d'accordo per dimezzare l'esborso da parte della società italiana. Alla domanda su quale fosse stato il suo rapporto professionale con Haschke, Michel risponde a Reuters che "mi fu chiesto di collaborare col signor Haschke che più tardi scoprii essere un consulente di Finmeccanica nella regione. Non avevo fiducia in lui e non volevo lavorare con lui. Il signor Haschke provava le stesse cose per me". "Alla fine del 2010 il signor Haschke scoprì che avevo consigliato al signor Orsi di non rinnovare il suo contratto di software ingegneristico perché il modo in cui era strutturato lo rendeva non qualificato per essere usato come offset per il contratto VVIP". "MAI DISCUSSO CON HASCHKE PER DIVIDERCI COMMISSIONI SU VVIP" Haschke, al processo, ha rievocato un incontro a Dubai in cui Michel gli avrebbe proposto un accordo al ribasso per spartire il denaro fra i due consulenti, riassunto in un documento sequestrato ad Haschke stesso dagli inquirenti, che è stato attribuito a Michel. "Il signor Haschke è venuto a trovarmi in vacanza a Dubai nel maggio 2011. Non c'è mai stato un incontro per dividerci le commissioni sulla vendita dei VVIP - ha riposto Michel a Reuters - Il documento che si presume mostri una divisione di denaro è un falso e non ci sono cose scritte da me, come invece sostiene Haschke". MICHEL, "LIBRO DEI SOGNI" E'UN FALSO Per concludere, fra i documenti sequestrati ad Haschke e mostrati in aula dall'accusa c'era anche un foglio con alcune sigle (AF per air force, Pol per politics, burocracy, AP) e una cifra accanto a ogni sigla. Secondo Haschke si trattava di una dettatura di Michel, durante un loro incontro a Londra, sulle spese che il consulente inglese avrebbe dovuto sostenere per il buon esito della gara. Le difese a processo hanno definito quel foglietto un "libro dei sogni". "Il signor Haschke ha creato questo documento unicamente per usarlo se fosse stato arrestato - ha scritto Michel a Reuters - o per aumentare potenzialmente il suo valore come testimone dell'accusa (in realtà Haschke è sempre stato un coindagato e non un testimone, ndr). Questo documento non è stato realizzato in mia presenza, né ci sono liste di nomi o acronimi che io abbia creato". "E poi - ha insistito - su una base puramente logica non ha assolutamente senso: se fosse stata una lista vera perché avrei dovuto dettarla al signor Haschke con il quale c'era una sfiducia reciproca?". -- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia