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Italia non segue Francia e presenta conti in linea con Ue

Il presidente francese François Hollande e il premier Matteo Renzi all'Eliseo il 15 marzo. REUTERS/Michel Euler/Pool (Reuters)

di Giuseppe Fonte ROMA (Reuters) - A differenza della Francia, il governo di Matteo Renzi presenterà martedì un bilancio dello Stato in linea con le regole Ue rimandando a dopo le elezioni europee, quando l'Italia sarà presidente di turno dell'Unione europea, la battaglia per ottenere ritmi più lunghi di riduzione del debito. Lo riferiscono due fonti governative in vista dell'8 aprile, quando il governo pubblicherà il nuovo Documento di economia e finanza (Def). "Le ultime indicazioni macroeconomiche non stravolgono il quadro di finanza pubblica" delineato lo scorso anno, spiega una delle fonti. Nonostante una stima del Pil 2014 rivista al ribasso a circa +0,8% dal +1,1% dello scorso autunno, il Tesoro manterrà l'indebitamento tendenziale al 2,6%-2,7% dal 3% nel 2013. Il ministero dell'Economia ritiene poi che l'Italia sia ancora nelle condizioni di raggiungere un sostanziale pareggio strutturale di bilancio nel 2014, cioè un deficit non superiore al mezzo punto di Pil al netto del ciclo e delle una tantum. Slitta quantomeno all'autunno del 2014, se non al 2015, la possibilità di aumentare il deficit a ridosso del 3% per liberare risorse da destinare alla crescita, come accennato da Renzi il 12 marzo. Ieri il nuovo ministro francese delle Finanze, Michel Sapin, ha formalizzato l'intenzione di negoziare con la Commissione europea tempi più lunghi di riduzione del deficit. Renzi invece assicura che l'Italia vuole rispettare tutti gli impegni. "Quasi tutti i grandi paesi non stanno rispettando i limiti. Noi si e fino a quando ci sono queste regole le rispetteremo poi lavoreremo anche per cambiarle", ha detto ieri sera l'ex sindaco di Firenze in una intervista televisiva. "Ma attenzione, il punto su cui stiamo discutendo [a livello europeo] è se facciamo le riforme alle quali non crede nessuno". L'Italia vuole chiedere alla Commissione europea maggiore flessibilità sui saldi di bilancio ma solo dopo aver varato le prime misure strutturali di rilancio dell'economia, a cominciare dal taglio dell'Irpef sui redditi medi e bassi. "È evidente al governo che per puntare su un negoziato bisogna essere credibili. E per essere credibili bisogna fare le riforme", spiega la fonte. Quindi il governo per ora non intende seguire la strada della Francia. Il Tesoro rimarca da giorni che i due Paesi si trovano in condizioni diverse: Parigi ha un deficit al 4% ed è sotto procedura di infrazione; Roma è rientrata la scorsa primavera nel braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. NESSUN ASSE FRANCIA-ITALIA "Non ho visto un asse Italia-Francia... Noi non siamo in deficit eccessivo e difenderemo i risultati acquisiti in termini di stabilità di bilancio", ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan all'Ecofin di Atene, martedì. Appena il giorno prima, l'ex capoeconomista dell'Ocse aveva accennato alla possibilità di ottenere tempi più lunghi per ridurre il debito, visto dalla Commissione Ue sopra al 133% del Pil, il livello più alto della zona euro dopo la Grecia. "Ci sono margini che legano lo sforzo di riforme strutturali, le condizioni eccezionali del debito, alla possibilità di modulare i tempi dell'aggiustamento strutturale, non la direzione". Le fonti riferiscono che la partita sui margini di bilancio entrerà nel vivo dal prossimo luglio, con l'inizio del semestre italiano di presidenza dell'Unione europea. A quel punto gli interlocutori dell'Italia a Bruxelles saranno diversi. Dalle elezioni europee del 25 maggio potrebbero uscire un Parlamento e una Commissione più inclini a spostare il baricentro della politica economica dal rigore alla crescita. "Paradossalmente dobbiamo augurarci una affermazione dei partiti euroscettici per avere la scossa in grado di modificare la direzione della politica economica europea", ha detto nei giorni scorsi a Reuters un alto funzionario del governo italiano che non ha voluto essere citato. Per ora, però, il governo deve gestire il passaggio del Def. Bruxelles dice che l'indebitamento strutturale italiano sarà pari allo 0,6% del Pil nel 2014 e allo 0,9% nel 2015. Il saldo strutturale è calcolato in base all'output gap', la differenza tra tasso di crescita potenziale ed effettivo. Il divario tiene conto di quello che gli economisti chiamano il tasso di disoccupazione di equilibrio (Nawru secondo l'acronimo in inglese), quel livello della disoccupazione che non si traduce in un aumento di salari e prezzi. La Commissione dice che l'Italia non è "close to balance" perché assume un Nawru al 10,8% nel 2014 e all'11% nel 2015. Appena un anno fa, il Tesoro stimava un Nawru poco sopra il 9%, molto sotto le stime europee. Secondo uno studio del Centro Europa ricerche (Cer), pubblicato su Lavoce.info, a Padoan basta indicare un tasso del 10% nel 2014 per mantenere il disavanzo entro lo 0,5%. Più difficile da gestire la partita del Fiscal compact, che obbliga l'Italia a ridurre di un ventesimo l'anno la distanza del rapporto debito/Pil dalla soglia di riferimento del 60%. La Commissione ha già chiarito che Roma deve aumentare la correzione strutturale di mezzo punto se vuole ridurre il debito in linea con quanto prevedono i Trattati europei. A peggiorare il quadro contribuisce l'impegno del governo a liquidare 68 miliardi di debiti commerciali entro il 21 settembre, onomastico di Renzi. Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia