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Lusso, gruppi indipendenti sotto pressione dopo la vendita di Versace

di Sarah White

PARIGI (Reuters) - L'acquisizione di Versace da parte di Michael Kors mette nuova pressione sui marchi indipendenti che lottano per la sopravvivenza in un settore dominato da grandi conglomerati.

Gruppi dotati di grandi risorse come Lvmh, che conta ormai 70 brand dallo champagne agli orologi, e il connazionale Kering, o come l'americano Michael Kors e il cinese Shandong Ruyi potrebbero approfittare della difficoltà in cui navigano alcuni marchi, osservano gli esperti.

"Rispetto ai gruppi più grandi, i marchi indipendenti rischiano di non disporre dell'ossigeno necessario. Un consolidamento è inevitabile", dice Giuliano Noci, professore di strategia e marketing della School of management del Politecnico di Milano.

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Certo, alcune maison indipendenti continuano a brillare, come Hermès o Chanel, che a giugno ha rivelato per la prima volta nella sua storia i risultati finanziari posizionandosi tra i primi marchi del lusso al mondo in termini di ricavi.

Anche l'italiana Moncler sta vivendo un momento di forte crescita dei ricavi grazie a continui cambiamenti nello stile e alla spinta sul digitale.

Ma in un settore volatile come la moda, in cui le tendenze vanno e vengono, i grandi conglomerati hanno registrato le performance migliori, con marchi leader come Gucci per Kering e Vuitton per Lvmh che hanno permesso di compensare il rallentamento di Bottega Veneta e Marc Jacobs.

Per contro, il britannico Burberry, il fiorentino Salvatore Ferragamo o il gioielliere Usa Tiffany appaiono più esposti alle voci di M&A nonostante stiano lavorando ai loro piani di turnaround.

"Per i gruppi familiari è più difficile prendere certe decisioni. Ma se sottoperformi per un lungo periodo, devi prima o poi fare qualcosa", dice Flavio Cereda, analista di Jefferies, che si aspetta diverse operazioni nei prossimi anni.

I due colossi francesi sono però poco disponibili a portarsi in casa brand troppo fragili, dicono vari banchieri d'affari. Kering è tra quelli che hanno valutato Versace ma poi hanno rinunciato, secondo alcune fonti.

Si sono comunque più volte detti aperti a cogliere opportunità, così come il concorrente svizzero Richemont, proprietario tra gli altri del marchio Cartier.

Altri predatori stanno intanto emergendo. Il cinese Shandong ha rilevato quest'anno le calzature svizzere Bally e il connazionale Fosun si è portato via il marchio d'alta moda Lanvin.

Negli Usa ci sono Michael Kors, che si chiamerà CapriHoldings dopo l'operazione Versace e già possiede Jimmy Choo, e il concorrente Tapestry, proprietario di Coach e Kate Spade.

I conglomerati, spiega il consulente Ludovic Grandchamp di Savigny Partners, sfruttano certamente i vantaggi delle sinergie e "più grandi sono, più hanno potere negoziale".