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Prosegue la fase di repricing

Prosegue la fase di repricing, sui mercati, delle prospettive US in termini di politica monetaria e fiscale.

Dopo la Yellen ieri sera, a mio modo di vedere perfino più aggressiva di quanto apparso allo scorso FOMC (vedi Lampi di ieri), oggi il palcoscenico era per le linee guida del progetto di riforma fiscale US. L’attesa era febbrile, nonostante i media avessero offerto nelle ultime ore ampie anticipazioni sui contenuti.

La giornata è iniziata in Asia con il consueto tono contrastato, un mix di timore per l’apprezzamento del dollaro e la possibile salita dei tassi US (per la parte emergente), tensione per la questione nordcoerana, e sospetto per gli sviluppi politici giapponesi. Apparentemente l’ipotesi citata da Abe di abbandonare la responsabilità fiscale (si parla di usare i ricavi del rialzo IVA per finanziare pacchetti di stimolo anzichè contenere il deficit) ha causato l’allargamento del credit default swap giapponese ai massimi da 15 mesi. La discesa di Tokyo è in gran parte dovuta allo stacco dividendi, ma è vero che in realtà lo scioglimento della Camera da parte di Abe non è stato salutato dal consueto entusiasmo, nonostante il buon periodo per il $/Yen. Come accennavo ieri, alcuni temono che Abe stia facendo il passo più lungo della gamba, come la May prima di lui.

In Cina, gli industrial profits hanno accelerato clamorosamente (24% anno su anno da 16.5%), ma la scena gli è stata rubata dalla PBOC, che ha sorprendentemente drenato altra liquidità dal sistema (200 bln yuan questa settimana), nonostante il fine trimestre, e la settimana di chiusura per festività in arrivo (la prossima). Il tasso interbancario ha fatto un balzo di un punto percentuale per effetto della misura.

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Sembra che le autorità alla vigilia del Congresso, abbiano deciso, a sorpresa, di stringere un po’ i controlli su credito e immobiliare.

L’apertura europea si è trovata in dote un € ancora più basso di ieri e pressioni sui rendimenti, in parte da oltre oceano, in parte per l’effetto che il ritracciamento dell’€ fa sulle attese circa durata e size dell’estensione del QE ECB.

Naturale, in questo contesto, una partenza positiva, con robusto traino del settore bancario. Al sentiment hanno contribuito alcune single story come Siemens (BSE: SIEMENS.BO - notizie) -Alstom (Londra: 0J2R.L - notizie) .

Sul fronte macro merita la citazione la manufacturing confidence italiana di settembre, ai massimi da 10 anni. Forte anche la consumer confidence, mentre ordinativi e fatturato di luglio non impressionano.

L’ECB ha riportato un rallenamento nell’erogazione del credito ai privati a agosto, dopo i fasti di luglio ma in generale il trend di crescita permane. Accelera l ‘ aggregato monetario M3 (Other OTC: MTHRF - notizie) a 5% da 4.5%.

In attesa del piano di riforma fiscale, i rendimenti globali hanno continuato a salire, i differenziali di rendimento, in particolare sulla parte breve, hanno continuato a premiare gli USA, e quindi a supportare il $.

A deprimere l’€ hanno contribuito news di una nomina di Schaeuble a Presidente del Senato. La conclusione è che il ministero della difesa andrebbe a un membro del FDP, eventualmente meno supportivo di un integrazione fiscale europea ed altri aspetti pro €. Sorprendente come sia cambiata la dinamica in poco tempo. Fino alla scorsa settimana ogni scusa era buona per comprare la divisa unica.

Il movimento ha anche accelerato, quando, alle 14.30, i durable goods orders US hanno sorpreso in positivo.

Il buon sentiment della seduta europea ha contagiato anche Wall Street, autrice di un apertura un po’ meno letargica della price action degli ultimi giorni. Anche qui il settore bancario è stato determinante, insieme con un rimbalzo del tech. Poco dopo l’apertura sono però comparsi i dettagli della proposta di riforma fiscale, generalmente in linea con le anticipazioni. La proposta prevede un aliquota corporate al 20% e un taglio di quella per le persone fisiche (le aliquote passerebbero da 7 a 3), con possibilità di alzare le tasse per i ricchi. Si parla anche di incentivi al reimpatrio degli utili.

Inutile illudersi, l’execution risk resta elevato su questo piano, come mostra la storia dell’abolizione dell’Obamacare, ormai archiviata. Detto questo, sussistono alcuni motivi per ritenere che, se non proprio questa proposta, qualcosa di concreto sul fronte fiscale possa andare in porto:

  • i Repubblicani hanno un estrema necessità di segnare qualche punto prima delle Midterm elections, tra 13 mesi

  • Un taglio delle tasse è assai più popolare e potrebbe trovare meno opposizioni all’interno del partito di progetto che lasciava decine di migliaia di cittadini senza copertura sanitaria

  • i Democratici, sazi dopo la vittoria su Obamacare, e forti della recente collaborazione su Debt Ceiling e Budget, potrebbero fare un opposizione meno feroce a un piano che offrisse loro qualcosa (ad esempio un aumento delle tasse sui più abbienti)

L’assenza di novità e/o dettagli ha causato un po’ di sell the news, su equity come su divisa e tassi. L’azionario europeo ha chiuso comunque positivo, generalmente sui massimi di periodo (Milano sui massimi dell’anno), mentre le curve europee registrano marcati aumenti dei rendimenti, più su emittenti core che periferici, che vedono i loro spread contrarsi ad eccezione della Grecia.

Lieve rimbalzo dell’€, che comunque conserva larga parte del calo e conferma, insieme al dollar index, il quadro tecnico illustrato ieri.

Autore: Giuseppe Sersale Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online