A2A, in piano investimenti 2,1 mld e raddoppio cedola, prudente su M&A
di Giancarlo Navach
MILANO (Reuters) - Forte ridimensionamento della capacità installata nei settori tradizionali di produzione di energia elettrica, in crisi profonda come le centrali termoelettriche che confluiranno in un'unica genco, e focus su ambiente, green economy e distribuzione del gas sul mercato libero.
E' questa la A2A che il presidente Giovanni Valotti e l'AD Luca Valerio Camerano si immaginano al 2020, termine ultimo del piano strategico quinquennale annunciato oggi che prevede investimenti per 2,1 miliardi di euro (+40% rispetto al quinquennio precedente).
Il dividendo, salito del 10% nel 2014 a 3,63 centesimi per azione sarà identico anche nel 2015 e 2016 per raddoppiarsi a 7,5 centesimi a fine piano. Soddisfatti i sindaci dei due comuni principali azionisti Milano e Brescia che, di fatto, vedono invariato il gettito anche a seguito della recente vendita del 5% del capitale per scendere al 50% più due azioni.
L'ebitda è atteso intorno a 1 miliardo quest'anno e a 1,35 miliardi al 2019 (+32%). Il debito a 2,5 miliardi a fine piano.
Il piano, molto atteso dal mercato (l'ultimo risale a novembre 2012), ridisegna una nuova utility che taglia del 40% la capacità termoelettrica in un comparto che stenta a riprendersi a seguito del calo della domanda e del boom delle rinnovabili e si apre a nuove aggregazioni sul territorio della Lombardia e, forse, oltre regione. Anche se è rimasto deluso chi puntava a un annuncio di qualcosa di più concreto da parte dei vertici, molto prudenti.
Nessun nome, ma chiaro il messaggio inviato soprattutto ad Acsm-Agam, la piccola utility di Como e Monza e a Linea Group (Pavia, Lodi, Cremona e Rovato): "A oggi non c'è nessun tavolo ufficiale aperto con nessuna azienda, quindi nessun dossier; esiste una proposta di modello di aggregazione al quale crediamo molto e che auspichiamo sia condiviso da diverse aziende. Il timing è per il 2015 perché quest'anno si possono utilizzare gli incentivi", ha spiegato il presidente Valotti. L'obiettivo è creare la multiutility dei territori dove non necessariamente il pesce grande, A2A, rilevi i pesci più piccoli. Una proposta che sembra piacere, "ma di lì a concludere qualcosa ce ne vuole", ha aggiunto Valotti.
L'AD Camerano ha spiegato che una eventuale aggregazione potrebbe realizzarsi in contanti e azioni perché il piano attuale è tutto autofinanziato. E qui si inserisce l'ipotesi che il Fondo strategico italiano della Cdp possa entrare nel capitale di A2A liberando risorse utili. Valotti ritiene che "non ci sia una contrarietà da parte dei soci a valutare queste operazioni. Eventuali aumenti di capitale saranno giustificati solo al sostegno di operazioni industriali".