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Bond day: il Btp 67 buca gli 80. Dieci ancora con yield negativo

Giornata ostile quella di ieri per i titoli di Stato italiani, complici vari fattori, con l’elemento propulsivo delle prossime elezioni presidenziali francesi, rese protagoniste dalle dichiarazioni anti euro di Marine Le Pen (Other OTC: PENC - notizie) . E la debolezza ha portato a novità (negative e positive) che rappresentano una svolta per i Btp.

Il Matusalemme “rompe”

Punto di riferimento ormai indiscusso degli umori dei mercati, il 2,8% scadenza marzo 2067 (Isin IT0005217390) per la prima volta ha forato quota 80, scendendo a 79,76 euro: ha così rotto il supporto collocato nell’area 81,7/81,9. Il quale sembrava voler reggere a tutti i costi. Che gli 80 fossero un inevitabile obiettivo era ormai dato per scontato, ma si pensava che ciò sarebbe avvenuto più in là nel tempo. Il rendimento lordo è pertanto salito al 3,69%, avvicinandosi a quel 4% considerato baluardo oltre il quale si aprirebbe un avvertimento molto negativo per il debito italiano. Di (KSE: 003160.KS - notizie) fatto dall’esordio sul secondario lo “yield” del ’67 è solo salito, salvo in un breve periodo compreso fra novembre e dicembre dello scorso anno. Ma il fatto più deludente è che il suo ruolo di Btp da trading è stato finora clamorosamente smentito, lasciando strada a titoli meno significativi almeno sulla carta, quali l’1,65% scadenza 2032 (Isin IT0005094088) e il 2% scadenza 2025 (Isin IT0005127086). Tuttavia il ’67 resta campione dal punto di vista degli scambi, con una media quotidiana costantemente superiore a 1.000 contratti e a controvalori sui 40 milioni.

Sempre meno a tasso negativo

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Non tutto è nero sul fronte Btp. La debolezza strutturale dei titoli di Stato italiani, emersa nelle ultime settimane, ha ridotto ormai a poche le emissioni con rendimenti negativi. Sono una decina e quasi tutte di imminente scadenza quelle ancora caratterizzate dal segno meno. Si può quindi asserire che un’epoca si è chiusa, mettendo alle spalle un’anomalia dovuta all’intervento della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) . Ciò torna a giustificare anche un lento riavvio di acquisti di lungo periodo, visto che i rendimenti risalgono verso livelli interessanti.

Sotto i 90 il quasi ventennale

E’ inevitabile chiedersi quale sia l’emissione oggi più appetibile per un riposizionamento. Si trova ancora una volta sulla parte lunga della curva. Il 2,25% scadenza 2036 (Isin IT0005177909) è sceso sotto quota 90, con rendimento lordo al 3,0%. Da agosto ha perso quasi 20 punti in percentuale e potrebbe costituire il Btp più reattivo – senza gli eccessi dei superlunghi – in presenza di un rimbalzo dei mercati. Non irrealistico se si pensa che le tensioni attuali appaiono esasperate e dovute a fattori prettamente politici, quelli che in realtà, proprio nel 2016, hanno dimostrato come le accelerazioni ribassiste manifestatesi prima di taluni eventi si siano poi sgonfiate, con recuperi altrettanto significativi. Le veloci prese di profitto sui nostri titoli di Stato scontano infatti situazioni traumatiche, che potrebbero anche sfumare in pochi mesi, sempre che la politica dei tassi in Europa resti conciliante, aspetto questo sì incerto per tutto il comparto obbligazionario.

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