Annuncio pubblicitario
Italia markets closed
  • FTSE MIB

    34.657,35
    +318,03 (+0,93%)
     
  • Dow Jones

    39.512,84
    +125,08 (+0,32%)
     
  • Nasdaq

    16.340,87
    -5,40 (-0,03%)
     
  • Nikkei 225

    38.229,11
    +155,13 (+0,41%)
     
  • Petrolio

    78,20
    -1,06 (-1,34%)
     
  • Bitcoin EUR

    56.381,01
    -1.924,18 (-3,30%)
     
  • CMC Crypto 200

    1.261,13
    -96,88 (-7,13%)
     
  • Oro

    2.366,90
    +26,60 (+1,14%)
     
  • EUR/USD

    1,0772
    -0,0012 (-0,11%)
     
  • S&P 500

    5.222,68
    +8,60 (+0,16%)
     
  • HANG SENG

    18.963,68
    +425,87 (+2,30%)
     
  • Euro Stoxx 50

    5.085,08
    +30,67 (+0,61%)
     
  • EUR/GBP

    0,8601
    -0,0007 (-0,08%)
     
  • EUR/CHF

    0,9760
    -0,0005 (-0,05%)
     
  • EUR/CAD

    1,4718
    -0,0026 (-0,17%)
     

Bond oggi: quelli che salgono e quelli che scendono

Le confuse politiche monetarie delle Banche centrali avrebbero potuto anestetizzare i mercati, che invece ritrovano propellente in proprie dinamiche, talvolta veementi nelle ultime sedute. Ciò giustifica un’analisi di cosa si è mosso al rialzo e di cosa ha sofferto nella scorsa settimana.

Recuperano con maggiore o minore forza

Potrà sembrare incomprensibile: al primo posto collochiamo un titolo che è sì salito ma in maniera lenta e progressiva. Si tratta del Cdp tasso variabile scadenza marzo 2022 (Isin IT0005090995), cui va il merito degli onori essendo tornato a quota 100 euro, che non vedeva dall’ottobre del 2016. E’ un segnale chiaro da parte dei mercati: non si crede più di tanto che la politica espansiva della Bce (Toronto: BCE-PRA.TO - notizie) possa durare a lungo. Dai 96,9 di febbraio il Cdp ha fatto una lunga marcia, considerando il suo rendimento lordo marginale (Euribor 3 mesi + 0,50%), equivalente nella fase attuale allo 0,17% su base annua. Un’inezia, che non ha impedito al bond di ottenere una buona prestazione come rapporto performance/yield.

La conferma a favore dei “t.v.” viene da un altro fronte: la pressione ribassista sull’azione Banco Bpm non ha coinvolto il bond Banco Bpm Tv Eur3m+4,375 Lg22 Sub Tier2 (Isin IT0005120313), che pur essendo un subordinato continua a recuperare, avendo toccato nei giorni scorsi i 107 euro per poi assestarsi venerdì sui 105,85. I tempi dei minimi con “spikes” a 96 euro (dicembre 2015) sono ormai lontani. Anche in questo caso il mercato punta su un variabile ma, all’opposto del Cdp, con “spread” molto elevato.

ANNUNCIO PUBBLICITARIO

Venerdì di fuoco per i Venezuela e i correlati Pdvsa, rimbalzati – questi sì – dal 15 al 20% in poche ore, dopo i tonfi delle sedute precedenti. Il motivo è presto spiegato: il versamento di 1,2 miliardi di dollari di cedole di un’obbligazione della società petrolifera statale ha ridato una momentanea confidenza sul futuro dell’emittente. Le prossime ore potrebbero essere decisive per ottenere informazioni sulla ristrutturazione del debito, tanto più che proprio oggi si avvia un incontro fra le parti direttamente coinvolte. I corrispettivi trattati venerdì non sono stati elevatissimi e si ha l’impressione di un effetto rimbalzo dovuto all’eccessivo “downside” dei giorni precedenti.

Un po’ di movimento sul peso messicano ha portato flussi in acquisto sul Bei 7% in Mxn scadenza 27/7/2020 (Isin XS1555155388), sebbene si sia registrato un disallineamento di movimenti fra Tlx e Borsa Italiana. Sul primo il titolo ha superato quota 100 e toccato quasi 101, per poi chiudere più in basso, mentre al Mot è rimasto ancorato a 99,45.

Ci si poteva attendere sedute difficili per i Btp Italia presenti sul secondario, in previsione dell’avvio di sottoscrizione da oggi dell’esordiente novembre 2023, indicizzato all'inflazione italiana con godimento 20 novembre 2017 (Isin nella prima fase IT0005312134). Così non è stato e nelle ultime sedute sono addirittura tornati sui massimi dell’ultimo anno, pur con una certa volatilità. L’effetto “switch” probabilmente non avverrà, data la delusione di una cedola base della nuova emissione attestata allo 0,25%, livello decisamente basso e che porterà verosimilmente a cadute sotto la pari sul secondario già nel breve/medio termine. Meglio quindi attendere l’evoluzione dei mercati.

I ribassisti hanno tutti storie particolari alle spalle

Malissimo l’Astaldi (Londra: 0DMQ.L - notizie) 7,125% scadenza 2020 e male i bond ex Finmeccanica e ora Leonardo, ma cali anche per le emissioni lunghe di corporate in dollari. L’effetto delle notizie che hanno trascinato al crollo le azioni Astaldi e Finmeccanica si è fatto sentire sul credito delle due società, con l’aggravante che si tratta di emissioni da 100.000 euro abbastanza diffuse anche nei portafogli medi.

L’Astaldi (EUREX: 566053.EX - notizie) (Isin XS1000393899) è crollato dai 101,8 del 7 novembre agli 82,8 di venerdì, per due cause: l’annunciato aumento di capitale per 200 milioni di euro alimenta inevitabilmente la ricerca di capitali e in parte ciò avviene con la vendita dell’obbligazione; i timori sull’ingente debito della società (2,1 miliardi di euro alla fine del primo trimestre 2017) portano a temere sulla sua sostenibilità di medio/lungo periodo. Unico aspetto positivo del tutto è che la liquidità del bond non è stata messa in discussione, con scambi sempre molto attivi su Borsa Italiana: 48 mercoledì, 65 giovedì e 44 venerdì. Da notare però che il mini rimbalzo tecnico dell’azione non ha minimamente impattato sul bond, in ribasso di un 13% anche nell’ultima seduta della settimana.

Le difficoltà dell’azione Leonardo hanno coinvolto l’obbligazionario, sebbene in maniera meno devastante rispetto ad Astaldi. Il 4,5% scadenza 2021 (Isin XS0999654873) ha per esempio lasciato sul terreno quasi 2 punti in percentuale nell’arco di poche sedute, scendendo a 112,7 euro, ma a preoccupare è soprattutto la forza del movimento, che reitera quello precedente avvenuto a marzo.

Pressioni ribassiste si sono registrate pure sui Portugal Telecom e i Telefonica (Londra: 826858.L - notizie) relativamente a Tlx, mentre si sta registrando debolezza sulle scadenze lunghe di corporate in dollari, su allarmi che la Fed aumenti davvero i tassi a dicembre, ultimo passo della gestione Yellen.

Confermato il segno meno per alcune emissioni di sovranazionali espresse in lire turche: per tutte segnaliamo la Bei 9,25% scadenza ottobre 2024 (Isin XS1115184753), che nella settimana scorsa ha registrato ben tre candeloni rossi successivi, con un tentativo venerdì di rompere quota 90, riuscito in realtà solo nell’intraday.

E i Btp? Domanda inevitabile dopo il rush di ottobre. Da mercoledì per il relativo Future è iniziata una fase negativa, con tre sedute a segno meno: non succedeva da tempo, ma i livelli testati negano un’inversione definitiva di trend. E’ sceso venerdì a 139,28, ancora sopra un primo supporto a 138,06 e molto lontano dall’area decisiva dei 134. Sarà questo il tema portante dell’ottava in avvio oggi, soprattutto se la raccolta del nuovo Btp Italia risulterà – come possibile – insoddisfacente.

Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online