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Vi hanno mai chiesto il CAP alla cassa? Ecco perché lo fanno

Geolocalizzare i clienti è prassi ma negli Usa il dibattito arriva anche in tribunale

Cassa (Fotolia)

La richiesta del codice di avviamento postale alla cassa è insolita, ma esiste. Spesso si cede, ma di fondo sarebbe meglio non farlo. Un articolo su Forbes rilancia questo problema, molto sentito in America, dove ha prodotto anche pronunciamenti in campo giuridico. Lo scopo della richiesta non è difficile da intuire, è per fini di marketing, ma, come spiega il grande magazine americano, ci sono dei limiti entro i quali il cliente deve porsi delle domande.

Spesso infatti il cap, o zip code in America, è solo l’ultimo processo di ricostruzione dell’identità del consumatore, e permette di risalire all’indirizzo, al numero di telefono, se l’impiegato di vendita ricorda il nome sulla carta di credito quando si “striscia” per pagare. Compagnie di marketing come Harte-Hanks offrono servizie di GeoCapture, in grado di abbinare le informazioni complessive, zip code compreso, per restituire il profilo individuale dell’utente. I clienti spesso accettano passivamente, pensando che sia parte di prassi poco nocive, eppure, nel caso americano, la legge parla in loro favore.

Una donna, che ha fatto causa a una catena californiana sostenendo di aver dato il codice pensando che fosse necessario ma solo ai fini della transazione, ha avuto ragione dalla Suprema corte dello Stato della California, che ha stabilito che i negozi non possono chiedere ai clienti di fornire, per obbligo, lo zip code. Al verdetto ha fatto seguito la norma secondo cui è vietato raccogliere informazioni che mirano alla identificazione personale durante i processi di transazione per pagamenti.

Ovviamente non è pensabile che tutte le aziende si comportino allo stesso modo anche perché i servizi che associano informazioni sono costosi e inutili se è poi difficile commercializzare i dati. Fatti i dovuti scrupoli, a che serve allora chiedere lo zip code o il cap? A comprendere il comportamento dei clienti, per capire i dati demografici di mercato, per stabilire al meglio l’allocazione delle risorse di advertising.

Lo stesso vale in Italia, dove il fenomeno sarà meno pervasivo, ma sempre mirato a capire il bacino d’utenza, soprattutto nell’ambito della gdo. Se si spende lontano dalla zona di residenza, vorrà pur dire che la proposta funziona oltre il bacino fisiologico di riferimento. Il fenomeno viene quindi indagato attraverso l’analisi dei bacini di utenza, di fatto aree territoriali definite sulla base della distanza temporale da una localizzazione specifica, superando quindi i normali confini amministrativi.


Quindi, individuata la localizzazione geografica, il geomarketing mostra dove risiedono i potenziali clienti, dove e chi sono i concorrenti principali, quali altri clienti potenzialmente potrebbero afferire da quel bacino di utenza, il confronto delle diverse quote di mercato date dal parallelo tra bacini di collo