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Continua il rally dell’azionario e si rafforza il dollaro

Rendimenti dell’USD a rilento

Dopo il fine-settimana lungo, i mercati azionari USA non hanno perso tempo e hanno compiuto un rally che li ha fatti toccare nuovi massimi. L’ottimismo diffuso è dovuto alle forti prospettive sull’economia. I membri della Fed sembrano sempre più falchi, lasciando presagire un corso dei tassi più ripido, ma anche un’accelerazione dell’economia USA, che sosterrà gli utili delle aziende. Il presidente della Fed Harker si è aggiunto ai membri che sostengono un rialzo a marzo e ciò ha fatto fare un balzo ai tassi dei Fed Funds. Poiché l’OIS sottovaluta un rialzo a marzo (il tasso sconta solo due rialzi e non tre), intravediamo la possibilità di un rally di breve termine dell’USD. È interessante notare che i rendimenti USA continuano a salire sulla scia dell’IPC superiore alle attese, e ciò fa aumentare lo spread fra USA e mercati sviluppati. L’USD, però, non è riuscito a seguire in modo significativo questi indicatori sostanzialmente solidi. Sospettiamo che il divario fra i differenziali sui tassi d’interesse USA e l’USD sia dovuto alle aspettative crescenti sull’accelerazione della crescita globale. Vista l’ampia possibilità di un aggiustamento al rialzo dei tassi USA a scadenza breve, abbiamo solo bisogno di un catalizzatore, che potrebbe essere la riforma fiscale “fenomenale” di Trump, che dovrebbe essere annunciata entro un mese. La semplice materializzazione degli stimoli probabilmente basterà a generare previsioni economiche rialziste e costringerà i mercati a rivalutare l’underpricing.

Regno Unito: il conto salato rafforza una Brexit morbida

A prima vista, i commenti del presidente della Commissione Europea Jean Claude Junker sul “conto molto salato” per la Brexit sembra un avvertimento disperato. In realtà, secondo noi le sue parole rafforzano l’ipotesi che una Brexit “morbida” sia l’unica via realistica. In un discorso di fronte al parlamento federale belga, Junker ha detto che il Regno Unito dovrà affrontare “negoziati duri” e che non “ci saranno sconti, né operazioni a costo zero”. A spanne, si parla di pagamenti ulteriori all’UE pari a 60 miliardi di euro. Soldi che saranno utilizzati per gli impegni di spesa britannici durante la sua permanenza. È improbabile che il regolamento del divorzio avverrà con un pagamento unico, ma che vi saranno invece pagamenti regolari che consentiranno al Regno Unito di essere profondamente coinvolto nelle questioni dell’UE. Prevediamo che la Notifica del Decreto di Ritiro diventerà legge e ciò permetterà alla premier Theresa May di attivare l’Articolo 50, iniziando così il lungo processo d’uscita (malgrado le voci contrarie nel panorama politico). Verso marzo la sterlina potrebbe essere soggetta a pressioni a vendere di breve termine, per effetto dell’incertezza legata all’Articolo 50, anche se il miglioramento dei fondamentali interni ed esterni continuerà a sostenere la ripresa economia e la forza della GBP.

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Svizzera: la BNS non può fermare la domanda

I depositi a vista della BNS suggeriscono che la scorsa settimana la banca è intervenuta di nuovo sul forex. Nell’ultimo mese, la BNS ha iniettato circa 12 miliardi di CHF per difendere la soglia minima non ufficiale dell’EUR/CHF a 1,06. I dati economici svizzeri rimangono forti, l’IPC è diventato positivo e il flusso di fusioni e acquisizioni transfrontaliere rimane forte. Inoltre, i crescenti rischi politici in Europa continueranno a tormentare la BNS. Il franco svizzero rimane il rifugio sicuro principale per gli investitori europei. In vista di una fase turbolenta in Europa, dovuta alle elezioni e al Regno Unito che si prepara ad attivare l’Articolo 50, andare corti sull’EUR/CHF rimane una delle nostre operazioni preferite.

Nessun dramma greco

I negoziati in corso sul debito greco potrebbero diventare il copione meno ricco di suspense dal film di N. Shymalan “E venne il giorno”. Dopo le discussioni pubbliche fra l’UE, l’FMI e i funzionari greci sulla sostenibilità del debito di Atene, le indicazioni filtrate dalla riunione dell’Eurogruppo sembrano dire che si sta per raggiungere un accordo sul terzo salvataggio della Grecia. I funzionari andranno ad Atene per definire i dettagli di un ampio pacchetto di riforme che riguarda i tagli alle pensioni e un ambito di applicazione più ampio per l’imposta sui redditi (convergenza fra UE e FMI). Ciò consentirà alla Grecia di ottenere i fondi del salvataggio per poter rimborsare i 7 miliardi di euro di luglio. Nonostante il leggero ampliamento dello spread fra i rendimenti del debito tedesco e greco, il mercato non sembra, a ragione, preoccupato per il programma di salvataggio greco. In effetti, anche con i venti contrari che soffiano nell’EU (Brexit, amministrazione Trump, elezioni), il prezzo del “tirarla lunga” rappresenta una soluzione a basso rischio. Arrivati a questo punto, i funzionari dell’UE devono contenere il crescente sentimento nazionalista che si sta diffondendo in Europa, insostenibile soprattutto nei Paesi Bassi e in Francia. Il clamore attorno ai negoziati è esemplare, secondo noi, di una tendenza chiave per il 2017, ovvero di un rumore di sottofondo che annebbia la realtà dei fondamentali. Secondo noi, l’attuale debolezza dell’euro è dovuta al crescente rischio politico nell’UE, che deriva dalle elezioni imminenti nei Paesi Bassi e in Francia. In prospettiva, la sostenibilità del debito greco dovrà provenire dalla cancellazione del debito, soprattutto considerando l’aumento dei tassi d’interesse.

Autore: Swissquote Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online